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Il signore di cui parlo

è un filosofo moderno;

ho imparato anche ad amarlo.

(L’ho anche scritto su un quaderno).

Voglio proprio dedicare

poche righe a lui in persona,

per potervi dimostrare

che anche oggi egli non stona.

Il suo nome è Benedetto

e Spinoza è il suo cognome;

alle opere che ho letto

appartien l’ “Emendazione”.

Essa allude all’intelletto,

che dovrà purificarsi;

per esprimere il verdetto,

dovrà un po’ sacrificarsi.

Se parliamo di un  “Trattato”

detto “Breve” dall’autore,

al suo interno vien spiegato

qual è stato il suo motore.

Come in quella precedente,

anche qui la conoscenza

vien trattata intensamente;

qui, però, con insistenza.

Or dell’  “Etica” vi parlo:

essa è un gran capolavoro,

però lui dovrebbe farlo…

parlerebbe qui di un “coro”.

Questa è l’opera, in cui penso

che si giunga al “Sommo Bene”,

quella in cui il “Comune senso”

è davver ciò che conviene.

D’Ateismo fu accusato,

però solo ingiustamente:

egli non ha mai negato

il suo Dio, che è immanente.

La natura non ha fatto,

ma lui stesso la impersona,

non perché si sia distratto

(il Signor non lo abbandona!)

Di Cartesio, poi, contesta

che separa corpo e mente:

Dio è Sostanza, solo questa;

ce n’è una solamente!

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