Pubblicato ne Lo SciacquaLingua
… vale a dire il bersaglio di tutti, la persona cui vengono imputate tutte le mancanze, anche se commesse da altri. Essere, insomma, una vittima predestinata, indipendentemente dal proprio comportamento. Il modo di dire – che ha sempre una valenza negativa – è particolarmente adoperato nel gergo della malavita con il significato di “sorvegliato”, “schedato” dalle forze dell’ordine. L’origine dell’espressione è quanto mai chiarissima: un tempo le pecore venivano “marchiate” (segnate) per identificarne l’appartenenza a un gregge e, quindi, a un proprietario. Oggi si preferisce tingerne un ciuffo di lana con un colore indelebile. Di qui, per l’appunto, l’uso figurato.
A cura di fausto Raso (22 ottobre 2016)
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.