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Partendo dal principio che non è mai troppo tentare di capire cos’è la paura in maniera tale da riuscire a prendere le misure così da ridurre la preoccupazione di non saper gestire situazioni difficili quando ci troviamo di fronte ostacoli, imprevisti, complicazioni: in sostanza ogni qual volta decidiamo di “vivere sul serio”, innato significa “a prescindere da ciò che abbiamo acquisito dalla nostra esperienza”. Allora, si può correttamente affermare che esistono paure connatali cioè, che si determinano nel momento in cui noi veniamo al mondo.

Esempio calzante è proprio la circostanza del parto: immaginiamo (e sono condizioni che abbiamo vissuto un po’ tutti, tranne chi è nato con il parto cesareo per cui, in fondo, è stato addormentato dall’anestetico) la vita relativamente tranquilla di un bambino all’interno dell’utero materno; egli “sente” il calore, il movimento, il dondolio che si determina da tutte le azioni che la mamma porta avanti durante la giornata e non si deve preoccupare nemmeno di azionare i polmoni per respirare.

Dal momento dell’inizio del travaglio di parto si determina una condizione nuova che il nascituro vive in maniera frustrante perché non è a conoscenza di ciò che sta accadendo: l’essere costretto a passare attraverso il canale del parto, un cunicolo stretto e buio. Quindi le paure nascono con l’essere umano ed a maggior ragione avremo bisogno di trovarci in un ambiente che sarà in grado di rassicurarci, non tanto mettendoci al riparo dalle paure quanto consentendoci di imparare quello che serve per poterle affrontare nel modo più adeguato.

Nessuno può essere condotto fuori dal proprio inferno, se non sente già in sè il sentiero verso la libertà e le ali. Allora la mano che lo conduce non gli indicherà la via, ma lo accompagnerà semplicemente rendendo più solido ogni suo passo. (Fabio Privitera)

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