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Qualcuno sostiene che la propria personalità cresca parallelamente alle paure da affrontare. È corretto affermare, di conseguenza che, più paure si risolveranno, più si diventerà forti?

In molti precedenti articoli, si è dato un incasellamento idoneo al concetto di paura: praticamente un allarme ogni qual volta riteniamo di trovarci di fronte a qualcosa che possa diventare o che possa costituire un pericolo. A queste condizioni, quando ci rendiamo conto di cosa effettivamente sia l’elemento problematico, allora stabiliamo cosa fare… a condizione di rimanere sufficientemente lucidi da riuscire a gestire le nostre capacità nella maggiore tranquillità possibile.

Di fronte alla paura (cioè, praticamente, di fronte all’allarme che si genera quando incontriamo un pericolo reale o presunto) ci si può comportare in maniera differente a seconda di chi siamo, del momento, dell’ambiente e, ovviamente del tipo di pericolo. Come appare evidente, alla base c’è sempre una serie di valutazioni da portare avanti: si può reagire aggredendo l’elemento che può costituire il pericolo, fuggendo, riflettendoci meglio, aspettando che il pericolo passi.

È chiaro che ogni qualvolta noi ci troviamo di fronte delle situazioni da affrontare e che non conosciamo, perché sono esperienze nuove, ci mettiamo in condizione di accelerare il funzionamento di tutto il metabolismo compreso quello psiconeurologico, per individuare una strategia azzeccata.

In questo modo ci mettiamo nella situazione di imparare velocemente come comportarci adeguatamente, quindi più allenamento facciamo in tal senso, più diventiamo persone pronte. L’importante è che tutto venga vissuto con il dovuto equilibrio altrimenti corriamo il rischio di diventare dei reduci post bellum, cioè, praticamente, come tutti i soldati che tornano dalle guerre che poi vivono una sindrome da stress cronico post traumatico, in conseguenza della quale, avranno difficoltà di adattamento nel mondo reale. 

Equilibrio, è questa la parolina magica che ci aiuta ad uscire da circostanze difficili.

Se abbiamo una personalità sufficientemente equilibrata, perché dovremmo farci accompagnare dalla paura?

Perché la paura, proprio come definizione etimologica, ha a che fare con l’incremento dell’attenzione nei confronti di quello che abbiamo intorno e di quello che riflettiamo nel mondo interiore. Ridurre questo tipo di attivazione emozionale significherebbe tendenzialmente spegnerci all’interno di grigie abitudini… ed è così che comincia l’invecchiamento.

Che differenza c’è se ci cade addosso il casotto delle sentinelle o un monte? Nessuna. Eppure c’è chi teme di più quest’ultima evenienza, sebbene entrambe siano ugualmente mortali: abbiamo più paura delle cause che degli effetti. (Lucio Anneo Seneca)

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