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Ci sono accadimenti così incomprensibili, talmente devastanti nella loro drammaticità, che diventa davvero difficile non soffermarsi a riflettere su come la follia più lucida scomponga la dignità umana.

Fatti che rendono la bellezza straordinaria della vita un percorso improvvisamente impervio, scosceso, traballante, a causa della tanta e troppa violenza che pervade l’esistenza degli individui, anche di quelli meno avvezzi all’illegalità e alla prevaricazione.

Non passa giorno che una notizia sconvolgente ci venga addosso con la potenza dell’uragano.

Bambini appena nati gettati tra  i rottami,  acido lanciato sui corpi di questo e di quello, sparatorie per una parola di troppo, donne ammazzate in strada e nella propria casa.

Un crescendo di gesti e atteggiamenti che nulla hanno a che fare con la condivisione di un rispetto fondamentale per se stessi e per gli altri, soprattutto per gli innocenti, quelli che non c’entrano niente, quelli che spesso rimangono senza giustizia.

In questi casi c’è l’urlo perentorio alla punizione, al castigo, alla messa al bando di ogni possibile attenuante.

Ma forse c’è bisogno anche di qualcosa d’altro per porre un argine a tanta innaturale supponenza e follia.

Ci vuole qualcosa d’altro per mettere a mezzo una riflessione sensata.

C’è bisogno d’altro per mettersi di traverso per tentare di fermare questo mondo sottosopra per un solo istante. Per tanti anni ho sentito parlare di sfida educativa per i più giovani, per aiutarli a farsi aiutare quando l’attracco al pontile della vita si fa disperato.

In questo caso e in questo universo adulto ammalato e lacerato, forse è il caso di costruire in ogni angolo e vicolo la necessità di educare alla legalità, ma non con le sequele di dichiarazioni di ieri che oggi cambiano colore e domani ritornano a sopirsi.

Il rispetto delle regole, vere e proprie salvavita, altro non rappresenta che le fondamenta stesse di una vita da vivere insieme, educare al richiamo doveroso del diritto di cittadinanza, di appartenenza  tra coloro che sanno faticare se occorre per fare manutenzione della propria dignità.

Nella consapevolezza che la dignità come la libertà sono responsabilità di ognuno e di ciascuno per far si che la solidarietà dell’aiuto non venga meno nei riguardi di chi è allo sbando.

Sono convinto che ci sia necessità di un intervento ripetuto e instancabile, perché ogni volta ricordiamo solo una piccola parte della storia che ci inorridisce, quella talmente sbagliata che non è possibile difendere né giustificare.

Credo che occorra veramente osservare tra le anse della storia per comprendere cosa nella nostra umanità sia andato a perdere. Occorre farlo per evitare discese alla cieca peggiori delle precedenti.

Come ha scritto qualcuno, Orwell ci aveva visto giusto ma sbagliava in una cosa: i cittadini del futuro immaginato da lui erano consapevoli dell’oppressione e della mancanza di libertà. Noi, al contrario sembriamo passarci sopra con indifferenza, e questo è il peggiore degli incubi.

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