“Com’è, sei così triste,
quando tutto appare così lieto?
Dagli occhi ti si vede, hai pianto di sicuro…
E qual sia ciò che hai perduto,
confidaci cos’è…
Oh no, non ho perduto nulla,
eppure tanto mi manca…“
(Goethe, Il conforto nelle lacrime)
Non posso dire di aver perso nulla, ma avverto un doloroso senso d’incompletezza, e sento profondamente la mancanza di qualcosa che posso solo immaginare, ma che vorrei aver provato, e che invece conosco solo attraverso le parole di chi mi racconta la sua esperienza…è proprio vero che un proverbio non sarà tale fino a quando la vita non te lo avrà illustrato… Come si potrebbe conoscere e comprendere l’amore non avendolo mai vissuto, e non avendo mai provato le sensazioni che potrebbero scaturire da un incontro? Personalmente, conosco bene soltanto l’insicurezza di chi in solitudine sospira, chiude gli occhi inumiditi dalle lacrime, e si chiede come potrebbe essere.. con la paura di non poterlo mai sapere…
” …è un fuori dal tempo nel tempo…Quand’è stata la prima volta che ho provato questo incantevole abbandono, possibile solo in due? La quiete che avvertiamo quando siamo da soli, la sicurezza di noi stessi nella serenità della solitudine non sono niente in confronto al saper abbandonarsi, al saper aspettare e al saper ascoltare che si vivono con l’altro, in una complice compagnia…Quand’è stata la prima volta che ho provato questa felice rilassatezza in presenza di un uomo? Oggi è la prima volta.” (Muriel Barbery)
Nella mia vita non esiste nessuna prima volta, ma quanto vorrei poter pronunciare queste parole, e gridarle a gran voce… ogni volta che le rileggo, mi commuovo, divisa tra la malinconia di non aver mai vissuto queste sensazioni, ed il desiderio di provarle… Ma più passa il tempo, più fatico a trovare sintonia e complicità. Mi chiedo se l’unico modo di alleviare le sofferenze non sia la rassegnazione, ma sono ancora viva… e non so arrendermi alla solitudine rinunciando alla possibilità di provare il piacere di quella condivisione profonda, psichica e fisica che può esistere tra due persone che si scoprono piacevolmente complici, perfettamente in sintonia, come non potrebbe accadere con nessun altro al mondo…
“E poi mi metto a piangere… Allora, trasportata dai singhiozzi, lascio sfilare in cuor mio tutta la vita passata nella clandestinità di un’anima solitaria, tutte le lunghe letture recluse, tutti gli inverni di malattia, tutta quella pioggia di novembre…e anche le piogge d’estate che sopraggiungono nella sorpresa con piacere, fiocchi che danzano la melopea del cuore… E piango, piango irrefrenabilmente di felicità, lacrime calde e copiose e belle, mentre intorno a noi il mondo svanisce e non lascia altra sensazione se non quella dello sguardo di un uomo in compagnia del quale mi sento qualcuno, che mi prende teneramente la mano e mi sorride con tutto il calore del mondo.” (Muriel Barbery)
Vorrei poter liberare in un solo istante tutte le emozioni fino ad ora trattenute e custodite dentro di me. Immagino di lasciarle scorrere liberamente come un fiume in piena, senza sentire alcun bisogno di frenarle o di nasconderle, e senza rimanere intrappolata in complessi e a volte contorti ragionamenti che servono solo ad allontanarmi dalla mia vera natura, quella più emozionale, quella più sensoriale… potermi esprimere con spontaneità e naturalezza, condividere senza alcun riserbo, senza sentirmi più condizionata dal modo in cui ho vissuto… respirare, senza trattenere più il fiato… essere pronta ad accogliere, avendo la serenità di sentirmi accettata, di essere compresa, pensando che è ancora possibile amare… che è ancora possibile provare quella “scossa tellurica che sconvolge da cima a fondo un’esistenza improvvisamente scongelata…”
Si, perché mi sento come congelata… ma quanto è difficile sciogliere il ghiaccio attorno ad un’anima avvezza alla solitudine, ed incline alla malinconia… Forse però, la difficoltà più grande consiste nell’accettare e rispettare se stessi abbastanza da concedersi la possibilità di trasmettere e ricevere questo calore… ritenendosi degni di aprirsi al mondo…
” è sempre confortante venire smentiti sulle proprie paranoie. Ci avevo visto giusto. Sono stata smascherata… Mi alzo come un automa, mi risiedo…Qualcosa in me sta traslocando- Si, non so spiegarlo in altro modo, ho la strampalata sensazione che un modulo interno vada a prendere il posto di un altro… Si tratta di avvertire riorganizzazioni interiori di cui non riuscireste affatto a descrivere la natura, è una cosa mentale e spaziale allo stesso tempo, come un trasloco.” (Muriel Barbery)
Essere visti per quello che si è nel profondo dell’anima, provare il piacevole effetto che deriva dalla sensazione di essere considerati per la prima volta nella vita per ciò che siamo nella nostra più intima essenza, liberi da ogni maschera, da ogni paura… sentirsi pronti ad una trasformazione interna, anzi ad una vera e propria liberazione… iniziare a percepire un movimento interiore che ci avverte che le idee che per una vita ci hanno condizionato, tenendo imbrigliati i nostri desideri, i nostri sentimenti e la nostra personalità nella sua interezza, possono lasciare spazio a nuove esperienze, ad una nuova vita. Io invece, sono ancora “prigioniera della mia dimora”, piena di cassetti da risistemare, di armadi da ripulire… e di qualche stanza ancora vuota e mai abitata…
“Ovunque scorgessi sulla terra qualcosa che si potesse chiamare felicità, consisteva di sensazioni… La bellezza non era niente, si vedevano uomini belli e donne belle che erano infelici nonostante la loro bellezza. Anche la salute non aveva un gran peso; ognuno aveva la salute che si sentiva, c’erano malati che fiorivano fino a poco prima della fine, e c’erano sani che avvizzivano angosciati per la paura della sofferenza. Ma la felicità era ovunque una persona avesse dei forti sentimenti e vivesse per loro, non li scacciasse, non facesse loro violenza, ma li coltivasse e ne traesse godimento…. La felicità è amore, nient’altro. Felice è chi sa amare… Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita…” (Hermann Hesse)
Spesso stento a sentirmi viva, e ancora di più a godere delle mie emozioni, delle mie sensazioni…
ma forse è questo il senso della vita…ciò che può dare significato ad un esistenza, ciò che può proteggerci dal vuoto e dall’oblio… Ma come preservare quell’interesse, quell’attaccamento verso le cose e le persone che si amano quando in certi momenti si sente di averlo perso anche nei confronti di se stessi? Questa forse è l’impresa più ardua….