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Come può, un essere così piccolo e invisibile, provocare la morte di tante persone? Com’è possibile tutto questo? Pensavo fosse stato sconfitto per sempre…e, invece…! Comincio a spaventarmi di nuovo! Non si può stare mai tranquilli!

Queste sono soltanto alcune delle tante perplessità manifestate da più persone quando, in un panorama apparentemente tranquillo, siamo stati costretti, invece, a fare i conti con una nuova emergenza sanitaria, dovuta all’aumento dei contagi da Covid 19.

Ed ecco che la paura si reimpadronisce di chi, già nel mese di marzo aveva vissuto l’esperienza della pandemia. A febbraio sembrava che il problema investisse soltanto la Cina, ma poi, pian piano, si è avvicinato sempre di più, arrivando dappertutto. E allora ci si è ritrovati rinchiusi in casa, nell’unico porto sicuro, senza neanche più poter scambiare qualche parola o condividere un caffè con i vicini, con cui, più volte e precedentemente, si condivideva parte della quotidianità.

Si usciva di casa solo per commissioni necessarie, quali fare la spesa o recarsi in farmacia per rifornirsi di farmaci, per alcuni considerati salvavita, costretti ad attendere in fila il proprio turno. Questo, però, riguardava le persone più giovani o di mezza età, non di certo coloro che, anagraficamente, si definiscono anziani e che, essendo da sempre considerati  i più fragili e ancor di più nel periodo della pandemia, ognuno di noi ha cercato di proteggere.

I più ottimisti pensavano: “Passerà!”, continuando, coraggiosamente, a condurre, nei limiti del consentito,  una quotidianità accettabile.

Per chi, invece, per tanto tempo, non ha potuto incontrare persone care, come figli o nipoti, ovviamente la gestione, anche a livello emotivo, è stata più difficile; qualcuno ha dovuto aspettare il 4 maggio, data della ripartenza,  per poter dare ai familiari un abbraccio, a cui era stato costretto a rinunciare.

Pian piano tutto ciò che era stato messo da parte ha ripreso vita.

tuttavia, qualcosa era cambiato in ognuno di noi: quasi senza rendercene conto, avevamo cominciato ad uscire sempre di meno, addirittura qualcuno veniva colto dalla “sindrome della capanna”, come se lasciare la propria casa, anche solo per poco tempo, costituisse una vera e propria minaccia.

“E se mi succedesse qualcosa?”

/“Siamo proprio certi che sia prudente uscire?”

“Forse è meglio restare ancora in casa, al sicuro!”

…tutti pensieri dettati dalla paura vissuta durante la quarantena. Anche le persone solitamente più forti e, quindi, pronte ad affrontare le difficoltà, vacillavano, perdendo sempre di più la fiducia in se stesse, in preda ad un’insicurezza che mai le aveva caratterizzate. Compagni inseparabili erano divenuti il divano, i libri, la TV, che spesso tutti guardavamo passivamente, senza essere presenti, ormai stanchi di ascoltare sempre notizie deprimenti che monitoravano l’andamento della curva epidemiologica.

Man mano che il tempo passava, la paura, mai  accantonata completamente, ha lasciato spazio alla speranza…sì, alla speranza di ritrovare quell’entusiasmo che, ormai, sembrava svanito nel nulla.

L’estate aveva rincuorato un po’ tutti, portando un barlume di luce, seppur accompagnato dalla consapevolezza della necessità di non “abbassare la guardia”.

Ed ecco, infatti che, poco a poco, i dati sui contagi diventano sempre più allarmanti, fino al punto che sarà necessario un nuovo provvedimento, datato 4 novembre 2020, che, dichiarando “zone rosse” alcune regioni d’Italia, inclusa la Calabria, decreterà un secondo lockdown, che partirà dal 6 novembre.

La notizia ha suscitato, in tutti noi, grande sgomento, nonché  la paura di dover ripercorrere, anche se questa volta in condizioni meno restrittive, un sentiero difficile e tortuoso, lungo il quale avevamo già camminato faticosamente nei mesi scorsi.

Il primo lockdown ci aveva colti, sì, di sorpresa e quasi, almeno nella prima fase, non eravamo pronti, né conoscevamo le strategie per affrontarlo; tuttavia i dati di alcune regioni, tra cui anche quelli della Calabria, non erano molto allarmanti. Il secondo lockdown, invece, nonostante non sia stato un fenomeno nuovo e, dunque, non ci ha trovati impreparati come era accaduto nel primo, è stato necessario a causa dell’incessante aumento del numero dei contagi, dappertutto.

Dunque, un tuffo nel passato, seppur recente, ci ha fatto rivivere emozioni negative, come la paura,  la rabbia, o la nostalgia dei tempi in cui si viveva una vita più o meno tranquilla, sebbene con qualche momento di difficoltà, o qualche disagio, che fanno, comunque, parte della nostra routine.

Accettare la sola idea di dover di nuovo rinunciare anche ad una semplice passeggiata, o ad abbracciare un familiare, o essere costretti a “chiudere bottega”, con conseguenze di vario tipo, ma soprattutto economiche, non è stato per niente facile.

D’altronde, poiché l’attuale situazione risulta ancora altamente preoccupante, nonostante l’ultimo decreto del Premier, in vigore dal 4 dicembre 2020, abbia dichiarato che molte  regioni non sono più etichettate come “zone rosse”, è  necessario continuare a rispettare le misure precauzionali che lo stato di allerta impone. 

A tal  proposito e alla luce della consapevolezza della fragilità, soprattutto emotiva, delle persone di una certa età, ci siamo chiesti: “Quali effetti avrà prodotto questo nuovo lockdown negli anziani?”

Proprio questo interrogativo ha sortito l’interesse di approfondire  tale dato, attraverso la somministrazione di un questionario a coloro che sono un po’ “avanti negli anni”. Sì è deciso, pertanto, di procedere, scegliendo un campione di 80 persone con età maggiore o uguale a 75 anni.

Il questionario è stato finalizzato a sondare come esse stiano vivendo l’esperienza della seconda quarantena e di tutto ciò che ne consegue.

Dall’analisi, è emerso che molti degli intervistati, pur se  preoccupati del nuovo lockdown, lo abbiano ritenenuto necessario.

Qualcuno ha risentito maggiormente della necessità di cambiare di nuovo le abitudini quotidiane, che, anche se solo in parte, erano state ripristinate, tra le quali vedere i nipoti; altri ancora hanno dichiarato di temere che il virus possa contagiare tutti, non solo i familiari, e,  pur continuando a sperare di poter riunirsi con i familiari in occasione delle festività natalizie, sarebbero disposti anche a rinunciarvi, purché non corrano il rischio di essere contagiati.

Come dato positivo, è emerso che, nonostante il periodo difficile anche da un punto di vista lavorativo ed economico, si  cerca di non trascurare le persone più care e  più fragili, garantendo loro le cure e la presenza di sempre e cercando di rassicurarli filtrando, a volte, anche le notizie fornite dai  TG , a cui, comunque, gli anziani non intendono rinunciare, in quanto desiderosi di essere continuamente aggiornati sui dati.

Molti intervistati hanno espresso grande rammarico ritenendo che probabilmente, durante il periodo di apparente ripresa, non sia stato dato il giusto peso a quanto stava accadendo.

Ciononostante,  molti sono fiduciosi in merito al futuro dei giovani e, per fortuna, tantissimi si appellano alla potenza del Buon Dio, che, misericordioso e generoso,  aiuterà tutti a superare anche questo difficile momento.

Maria felicita Blasi

4 Replies to “Il lockdown visto dai “nonni”…”

  1. Un lavoro emozionante, al contempo completo di dati e grafici. Si evince professionalità, dedizione al lavoro e desiderio di voler cogliere gli obiettivi prefissati. Complimenti Maria Felicita… curiosa, instancabile, ..empatica.
    Un abbraccio e ad maiora✨

  2. L’articolo della dottoressa Maria Felicita Blasi mi è piaciuto moltissimo. Ha spiegato bene come ci si sente psicologicamente in questo periodo difficile del lockdown. Quando alla fine la dottoressa Blasi parla della speranza che solo Dio può darci per superare questo momento particolare della nostra vita, io mi sono subito immedesimata e ne ho sentito un beneficio catartico. Complimenti alla dottoressa Blasi.

    1. Grazie a lei per aver letto con attenzione un articolo che, oltre a descrivere le sensazioni che provano gli anziani in questo difficile momento, ha colto il messaggio di speranza…quella che non deve mancare mai, neanche in coloro che già, per l’età avanzata, sono stati più volte messi a dura prova dalla vita…e, ancora una volta, dovranno dimostrare, anche con il supporto della fede, di saper tenere duro!

  3. TI ringrazio. Colgo autenticità nelle tue parole. Spero che tu possa ancora leggere tanti lavori interessanti, con l’augurio che lo siano anche per te! Grazie ancora per il tuo preziosissimo contributo! Un abbraccio!!!

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