Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Vi siete mai chiesti, cortesi amici amanti del bel parlare e del bello scrivere, perché con il termine “folla” si intende “quella moltitudine di persone raccolte in un luogo”?
Che cosa è, insomma, questa “folla”? Vogliamo scoprirlo assieme? Vogliamo vedere la “nascita” di questo vocabolo?
Il termine, dunque, è un deverbale, vale a dire un sostantivo generato da un verbo, nella fattispecie il verbo “follare”. Questo follare è, a sua volta, il latino “fullare”, derivato di “fullo”, ’lavandaio’. A questo punto vediamo i vari passaggi semantici.
Con follare si intende “sottoporre a pressione i panni bagnati perché si stringano e diventino feltrati”. In origine, quindi, la “folla” indicava un ammasso di cose pressate, calcate, particolarmente l’insieme di cibi ingeriti che gravano (“calcano”) nello stomaco. Successivamente il vocabolo viene adoperato come sinonimo di “grande quantità”; le cose pressate, infatti, possono essere numerosissime.
Di qui, per estensione, la folla assume il significato di “grande moltitudine di persone ’calcate’, ’pressate’ in un luogo”. E da folla, nell’accezione di “gente accalcata” sono derivati i composti “affollare”, “sfollare”, “sovraffollare” e il sostantivo “sfollagente”.
Il folle, invece, cioè il pazzo non ha nulla che vedere con la… folla, pur provenendo dal latino “follis” (pallone) che alla lettera significa “sacco di cuoio pieno d’aria”. Il pazzo, il folle – in senso figurato – ha la testa come un pallone pieno d’aria, quindi… vuota.
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.