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È noto che l’incidenza della malattia di Alzheimer è più elevata nelle donne che negli uomini. Fra le cause la marcata diminuzione degli estrogeni circolanti che avviene durante la menopausa; gli estrogeni svolgono infatti un ruolo protettivo contro l’apoptosi e l’infiammazione.

Una review di recente pubblicazione (Torromino G, Maggi A, De Leonibus E. Estrogen-dependent hippocampal wiring as a risk factor for age-related dementia in women.. Prog Neurobiol. 2020 Aug 8:101895. doi: 10.1016/j.pneurobio.2020.101895), si propone di cambiare questa prospettiva e considerare la vulnerabilità delle donne allo sviluppo della malattia di Alzheimer come una conseguenza delle differenze di sesso nella neurobiologia della memoria, concentrandosi sull’ippocampo: gli stessi ormoni, che svolgono un ruolo protettivo, potrebbero favorirne l’insorgenza nei primi stadi dello sviluppo.

L’elaborazione di questa nuova ipotesi viene dalla raccolta di evidenze scientifiche, basate soprattutto su modelli animali, che dimostrano l’esistenza di differenze evolutive sull’ippocampo regolate dagli steroidi sessuali. Maschi e femmine utilizzano strategie cognitive diverse che si basano sull’attivazione di circuiti cerebrali diversi: le femmine si affidano meno alle strategie dipendenti dall’ippocampo, con la conseguenza che un suo minore utilizzo le rende perciò più vulnerabili agli effetti dell’invecchiamento.

Per spiegare perché le donne si affidano meno alle strategie dipendenti dall’ippocampo, gli autori propongono una ipotesi basata su prove sperimentali che suggeriscono che la presenza di ormone maschile, il testosterone, durante la formazione cerebrale, rispetto all’ormone femminile, estrogeno, favorisce un maggiore sviluppo dell’ippocampo e che inoltre le fluttuazioni cicliche dei livelli di estrogeni nelle femmine adulte conferiscono instabilità alla rete ippocampale dipendente dalla memoria.

Visto che l’ippocampo rappresenta la struttura cerebrale deputata alla formazione della memoria a lungo termine e dell’orientamento spaziale, per prevenire l’insorgenza dell’Alzheimer nelle donne gli autori propongono di ricorrere a trattamenti particolari legati all’allenamento cognitivo che, in particolare, favoriscono l’uso dell’ippocampo stesso.

Fernanda Annesi – Biologa Cnr

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