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Oggi è il giorno che ricorda il padre di Gesù che, anche per chi non crede, rappresenta un simbolo di trasformazione e rinascita. E’ logico, quindi, che in questo giorno si ricordi la figura del padre che, dicono, sia l’unico in grado di continuare a guardarci negli occhi a prescindere da quanto siamo diventati grandi.

Quello col proprio padre è un rapporto veramente controverso perché, se ci pensiamo bene, sin dall’inizio della nostra vita, rappresenta una specie di intruso in quel rapporto che avevamo costruito con nostra madre. Eppure, nel tempo, impariamo a riconoscere in lui quel fulcro in grado di averci donato una solidità che non immaginavamo nemmeno. Per me le cose non sono andate diversamente.

E posso e debbo dire di aver avuto, con mio padre, un rapporto non facile, amandolo ma voltandogli, spesso, le spalle. Eppure, nonostante tutto, lottando contro di lui ma, a volte, anche con lui, sono riuscito ad acquisire quei modelli che mi hanno consentito di imparare da tutti coloro i quali hanno fornito un valido esempio.

Tra tutti, i miei professori. Ma non solo.

Io ringrazio mio padre per aver consentito a me e a mio fratello di poterci prendere cura di lui nell’ultima frazione del suo tempo vitale, trasformando il rapporto e regalandoci quel difficile ma fantastico ruolo genitoriale. Sono certo che affrontare momenti duri, come quello che stiamo vivendo, ci sia meno difficile se immaginiamo come nostro padre avrebbe lottato per difenderci e non avrebbe consentito a nessuno di farci del male.  La scienza, come un buon padre, sta lavorando per noi e noi, quindi, dobbiamo restare in piedi e combattere la paura. E lo dobbiamo fare per i nostri figli e per chi ci sta accanto, dimostrando di essere all’altezza di chi ci ha preceduto.

Ciao Pa’. E grazie di tutto.

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