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UNA VITA CONTROVENTO – 6

Alla lunga, il tempo mi presentò il conto, con interessi compresi, oserei dire! Qualsiasi cosa di cui avessero bisogno, non potevo non pensare agli altri, fosse un’amica, una sorella o chiunque, sentivo dentro di me, di dovermi prendere carico dei loro problemi e mentre da un lato, questo mi gratificava tanto, perché in fondo, donare un po’ di sé agli altri gratuitamente, è la cosa più bella che si possa fare, dall’altro, se non si hanno “protezioni”, questo rischia di peggiorare la propria situazione emotiva e così fu, più passava il tempo e più accumulavo ansie!

Il tempo, si…

Turn! Turn! Turn! è il titolo di una canzone composta dal cantante Pete Seeger, poi riproposto e portato al successo nel 1965 dalla band californiana The Byrds. Le parole musicate, non sono altro che i versi biblici presenti in Ecclesiaste 3,1-8, uno dei libri sapienziali più noti. Si sottolinea nel testo, come vi siano un tempo ed un luogo per tutte le cose sulla Terra: un tempo per essere felici ed uno che lasci luogo alla tristezza, uno per guarire ed uno per morire, un tempo per raccogliere ed uno per gettare via, un tempo per la guerra e un tempo per la pace…

La Vita non regala solo dolori, come tutti quelli capitati a me, a volte ti regala persone bellissime con cui condividere il cammino ed anche io ho avuto dei momenti meravigliosi, trascorsi in compagnia di mia cugina Sandra; lei per me è stata ed è tutt’ora come una sorella.

Come dice Pirandello Le anime hanno un loro particolar modo d’intendersi, d’entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni”. Succedeva proprio così fra di noi, non avevamo bisogno di parole per intenderci, le nostre anime comunicavano fra di loro. Ne abbiamo combinate tante insieme, abbiamo condiviso tanti momenti che porterò sempre nel cuore, nonostante lei fosse più piccola di me di sei anni, non sembrava esserci nessuna differenza d’età per come eravamo complici. I giri in motorino, le prime sigarette, le assenze a scuola, avevo sempre il mio angelo con me. Ricordo con affetto, un periodo in particolare, quando le cose le senti dentro, rivivi anche i profumi, i luoghi, i vestiti, tutto. Era il 1990, Saddam Hussein invase il Kuwait, aprendo le danze a quella che conosciamo come la Guerra del Golfo, in quello stesso anno, un lungometraggio nostrano vinse l’Oscar per il miglior film straniero, Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore e mentre tutti gli italiani impazzivano per un ragazzo siciliano che faceva sognare a suon di gol, sullo sottofondo sonoro di “Notti Magiche” di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, il cuore della giovane Sandra, iniziava a battere , per un ragazzo dall’aspetto tenebroso, occhi profondi, sorriso contagioso, con un dolce animo, Carlo e nonostante fosse molto più grande di lei, non se ne approfittò mai.Era estate, eravamo al mare, quei pomeriggi interminabili, e la sua felicità era anche la mia..Mi spaventavo, quando pensavo che lui potesse ferirla, in fondo era come se facesse del male a me.Rimasero insieme per tantissimi anni. Dopo una breve crisi, con il mio aiuto, rimasero sempre più uniti, fino a quando convolarono a nozze.

Legami…

Ci sono persone che entrano nella nostra Vita come un uragano e se ne allontanano dopo averla attraversata, altri che sfiorano la tua esistenza, ma non lasciano tracce dentro di te..e poi ci sono quelle poche Anime elette, tanto intensa è l’energia che trasmettono, che una volta entrate nel tuo cuore, restano lì per sempre. Uno di questi è Lovet, figlio di un americano di colore e di mia cugina Aurora, sbarcata oltreoceano in tenera età, insieme ai suoi genitori, Melania ed Italo, fratello di quel padre che è stato sempre assente per me. Mia figlia Kimberly deve il nome “americano” proprio a zio Italo, che espresse questo desiderio quando tornò in Italia solo dopo moltissimi anni, volle salutare sua madre, quasi avesse la percezione di una sua imminente dipartita. Infatti, fu colpito da una leucemia fulminante, proprio quando era nella sua terra natìa e da lì a pochi giorni si spense. Conobbi Lovet in occasione del ritorno in Italia di sua madre, dolce, bello, mulatto e calabrese nel sangue, colpì subito i miei occhi ed il mio cuore. Entrammo in sintonia da subito, e come se ci conoscessimo da sempre, finimmo per raccontarci storie, momenti di vita vissuta, lo portai in giro a visitare gli immensi alberi secolari della nostra amata regione e le stupende coste bagnate da quel mar Mediterraneo, che raccolse le lacrime del povero Glauco, innamorato di Scilla. Rimase qualche settimana e quel tempo sembrava non scorrere mai!!! Ci salutammo, senza troppe lacrime, perché gli promisi che l’anno successivo saremmo andati a visitare il suo paese questa volta!

Pecché nun ce ne jammo in America?

E’ ce stanno ’e Cowboys…Comme so’ bell’ Comme so’ bell’ Comme so’ bell’ E’ ce stanno ’e cavalle…Comme so’ bell’ Comme so’ bell’ Comme so’ bell’ E’ ce stanno ’ll’hot dogs. Comme so’ Buon’. Comme so’ buon’. comme so’ buon’… pecche? E’ ce stanno ’e blue jeans… Comme so’ bell’ Comme so’ bell’ Comme so’ bell’” , recitava così una canzone di Renzo Arbore e noi in America ci andammo davvero. Lovet fu così generoso da pagare i biglietti aerei per tutti, ero molto grata a lui per tutto ciò. Quello, lo ricordo bene, fu uno dei momenti più belli della mia vita, il mio primo viaggio. Anche perché, ad onor del vero, a causa delle nostre ristrettezze, io e Francesco non abbiamo avuto la possibilità di fare il viaggio di nozze. Ricordo ancora i giorni prima della partenza, dalla preparazione dei bagagli, alla curiosità di conoscere familiari mai visti prima d’allora e posti nuovi, quel che provavo nel cuore, era una grande gioia mista a felicità e pensai che la vita, nonostante alcuni colpi difficili che ci sferra, ci regala a volte, delle persone stupende ed emozioni che mai niente e nessuno potrà toglierci. “Lingua mortal non dice quel ch’io sentiva in seno”. (Cit. G. Leopardi)

Arrivammo dopo tante ore di volo…

Ad aspettarci all’aeroporto c’era Lovet, la sua accoglienza fu regale, una grande limousine, all’interno c’era anche lo champagne per brindare il nostro arrivo in Canada. In quel momento Francesco mi disse: “ Dammi un pizzicotto, ho paura che stiamo sognando”. E si, capivo bene il perché di quella frase, rimasto orfano da bambino, ha sempre dovuto lottare nel suo cammino, facendo molti sacrifici economici e desiderando molte cose che i suoi coetanei avevano e lui non poteva permettersi, pensava forse di non meritare cose belle e doveva accontentarsi vivendo alla giornata. Non sempre le cose vanno per il verso sbagliato, se si crede fermamente nei sogni, anche se il “destino” ci ha dato delle pessime carte da gioco iniziali, se non ci arrendiamo e lottiamo possiamo anche vincere la partita. Sembrava di essere a Dinasty!!! Appena arrivammo a casa sua, trovammo gli altri cugini sposati con figli e la zia Melania (vedova del compianto zio Italo). Nei giorni seguenti, ci portarono a visitare dei posti meravigliosi, dalle cascate del Niagara alle bellezze di Toronto. Mi sembrava di sognare ad occhi aperti, per la prima volta in vita mia, avevo la fortuna di vedere quei paesaggi con sfumature di colori che mi era capitato di ammirare solo nei film: odori, sensazioni, tutto mi sembrava magico e nonostante durò poco, è rimasto un bellissimo ricordo nel mio cuore, non solo per gli stupendi luoghi visitati, ma soprattutto per i bei momenti passati insieme ai cugini, perché le cose più importanti sono gli affetti e le persone, non gli oggetti. Grazie Lovet per questo stupenda pagina dei miei ricordi…

CONTINUA…

Francesca Posteraro (& Amedeo Occhiuto)

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