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Pubblicato su Lo SciacquaLingua

Con l’avvicinarsi delle festività natalizie la gente è in preda all’ «incubo regalo». Tutti si affannano alla ricerca di un dono per i familiari e per gli amici. Ma che cosa è questo regalo sotto il profilo esclusivamente linguistico? Vediamolo assieme. Anche in questo caso (come quasi sempre, del resto) dobbiamo chiamare in causa il padre della nostra lingua: il nobile latino. Per spiegarci, però, è necessario prendere il discorso un po’ alla lontana. I Latini, nostri progenitori, avevano un verbo, regere, passato in italiano tale e quale se si eccettua l’aggiunta di una “g”. Questo verbo aveva un’infinità di significati: governareguidarereggerecondurredirigere. Il sostantivo re, infatti non è altro che un deverbale, vale a dire un nome derivato dal verbo in questione, precisamente è l’accusativo “re(gem)”, tratto, per l’appunto, da regere. Il re, quindi, è colui che regge le sorti di una Nazione, di uno Stato. Da re sono stati formati gli aggettivi regio regale. Da quest’ultimo, attraverso la lingua dei nostri cugini spagnoli, ci sono giunti i termini regalo e regalare. Il regalo, propriamente, è un dono al re, mentre lo spagnolo regalar – sempre propriamente – significa rendere omaggio al re. Attraverso i secoli il regalo ha perso il significato originario di dono al re assumendo l’accezione generica di dono, omaggio, regalo e simili; mentre il verbo regalare il significato, sempre generico, di offerta che si ritiene utile e gradita. Qui altre “informazioni” sul regalo.

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