Posted on

“Il tuo primo dovere è quello di far felice te stesso. Se sei felice fai felici anche gli altri. La persona felice, infatti, vuole vedersi dei felici intorno” (Ovidio)

 Felicità è un termine di derivazione latina (Felicitas), che si riporta al verbo greco Feo (PHYO) con il significato di produttore di Fecondità: in sostanza ricchezza interiore. Potremmo definire la felicità come quello stato d’animo “stabile” e “duraturo” tipico dell’essere umano realista (che sa valutare correttamente il positivo ed il negativo della vita sapendo apprezzare ciò che ha e quello che può ottenere) il quale ha acquisito, mediante apprendimenti corretti, la capacità di produrre benessere, cioè quella condizione temporanea conseguente allo stato di equilibrio metabolico psicofisico (OMEOSTASI) che deriva dall’appagamento dei propri “bisogni”.

Esiste un rapporto diretto fra felicità ed emozioni. Ma Cosa è un’emozione?

È il risultato di un elaborato di pensiero (in risposta a stimolazioni dal mondo esterno o dal mondo interno) che determina “energia mentale di attivazione” verso il proprio mondo interno ( stato d’animo – umore ) o verso l’esterno ( parole, gesti, segni di vario tipo ).

La felicità deriva dalla produzione, a livello inconsapevole, di emozioni positive, che:

  • non determinano conflitti interiori;
  • producono una condizione mentale stabile ed equilibrata (senza eccessi), caratterizzata da energia affettiva rivolta prevalentemente al proprio mondo interno;
  • in alcuni momenti, quando sono “cariche” di notevoli quantità di energia positiva affettiva o aggressiva, determinano ciò che si definisce gioia (condizione emotiva intensa ma di breve durata).

La felicità risulta dal dialogo continuo e prevalentemente inconsapevole che ognuno ha con se stesso e che si chiama identità.

Ogni essere umano, perché sia felice e per non cadere nella noia, ha necessità di crearsi degli obiettivi di vita:

  • a “breve” temine;
  • a “medio” termine;
  • a “lungo” termine.

Obiettivi a “breve” termine

“Se stai bene di pancia, di polmoni e di piedi, tutte le ricchezze del mondo non potrebbero aggiungere nulla alla tua felicità” (Virgilio). Imparare ad utilizzare correttamente i 5 sensi che la natura ci ha donato:

  • dando importanza a tutto quello che, nella propria vita, va bene (efficienza psicofisica – eventi positivi cui non si dà importanza);
  • consapevolizzando che la felicità è fatta di piccoli e grandi eventi da cui possiamo trarre spunti per sentirci gratificati: una buona tazza di caffè (magistrale è, a tal proposito, l’interpretazione di Eduardo de Filippo nella commedia Questi fantasmi) un semplice bicchiere d’acqua fresca quando si ha sete, la possibilità di scoprire le bellezze naturali che si celano dentro un panorama da “gustare” con gli occhi;
  • etc.

Obiettivi a “medio” termine

Proporsi dei progetti mediante i quali ottenere una propria realizzazione (relativa a quel progetto) e che riguardi uno dei seguenti capisaldi della propria esistenza:

  • Lavoro;
  • Affetti ;
  • Tempo libero; 

Obiettivi a “lungo” termine

Imparando a vivere secondo una dimensione umana corretta, riuscendo ad appagare sempre meglio quei bisogni primari necessari per lo sviluppo di una identità corretta matura:

La felicità è uno dei più grandi “doni” dell’esistenza, ed è a “disposizione” di ognuno di noi. Nonostante la felicità sia il bene di gran lunga più desiderato dagli esseri umani, ben poche persone al mondo possono dirsi felici, anche se per brevi momenti: “in genere, della felicità, si possiede la speranza e il ricordo” (anonimo).

Perché?

Per quanto scontato possa essere, nessuno si sofferma sul fatto che, in realtà, è il nostro atteggiamento verso la vita che determina la nostra felicità. È per questo che Samuel Johnson ha scritto: “La fontana della gioia deve sgorgare dalla mente; e colui che conosce così poco la natura umana da cercare di ottenere la felicità, cambiando qualsiasi cosa tranne il proprio atteggiamento, sprecherà la sua vita in sforzi infruttuosi e moltiplicherà il dolore che si proponeva di eliminare”.

Non sembri strano se, a livello inconsapevole, ciascuno, di fatto, “sceglie” quali sentimenti provare! Questo dipende da come ha imparato ad osservare quello che sta dentro e fuori di sé. Durante la giornata ci poniamo delle domande su ciò che vediamo, udiamo, sulle cose da portare avanti, su quanto abbiamo prodotto e su quello che stiamo facendo. Da quando ci alziamo al mattino a quando andiamo a letto la sera, il nostro inconsapevole continua a fare valutazioni stabilendo il rapporto fra costi e benefici. In effetti, è in questo che consiste il processo del pensiero. Le domande generano risposte, e le risposte determinano gli stati d’animo: se ci sentiamo infelici o depressi, di solito vuol dire che i nostri conti non tornano oppure che ci stiamo ponendo le domande sbagliate, soffermandoci prevalentemente su quello che non va nella nostra vita, invece di osservare i lati positivi. “La felicità e la pace del cuore nascono dalla coscienza di fare ciò che riteniamo giusto e doveroso, non dal fare ciò che gli altri dicono e fanno” (Gandhi)

Il potere degli scopi.

Noi non traiamo energia solo dal cibo, ma anche dall’entusiasmo, e l’entusiasmo è generato dall’avere scopi, obiettivi ai quali mirare, mete di cui attendere con “impazienza” la realizzazione. Se abbiamo degli obiettivi ai quali mirare, le tensioni e la fatiche dell’esistenza sembrano svanire perché riusciamo a concentrare la mente sul piacere relativamente al “prima”, al “durante e al “dopo”. Per vivere un’esistenza felice, abbiamo bisogno di uno scopo da raggiungere e, soprattutto, riuscire a godere dei risultati. Senza questo, i giorni si concludono nella dequalificazione del proprio mondo interiore.

“Il successo è avere ciò che desideri. La felicità è desiderare ciò che hai” (Anonimo)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *