Se non cadiamo in errore, in lingua italiana non esiste un termine atto a indicare l’uccisore di un cugino. Abbiamo “parricida”, che può valere tanto per il figlio che uccide il padre quanto per il padre che uccide il figlio; “matricida”, per chi uccide la propria madre; “fratricida”, per chi uccide un fratello e “sororicida”, per chi uccide una sorella. E chi uccide un cugino come si chiama? Proponiamo all’attenzione dei vocabolaristi un neologismo che ci sembra appropriato: consobrinicida. È formato con il latino “consobrinus” (cugino) piú il suffisso “-cida”, da “caedere” (tagliare, uccidere). C’è da dire che “consobrino”, quando nacque, indicava il cugino materno, ma, per estensione, si può riferire anche a un cugino paterno.
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.