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Non ricordo più, non ricordo più se già ne ho scritto, se già ne ho parlato, se già ne ho pensato.

Il momento migliore per scrivere è questo: quando sei diventata stanca, quando il tramonto è stato troppo veloce e nemmeno hai avuto il tempo di assaporarlo, quando le riflessioni della giornata, ricavate nei minuti di “non controllo”, vengono fuori così senza nemmeno dare il tempo alle connessioni di attivarsi.

Il sentimento fraterno.

Il sentimento d’amore.

Il sentimento incondizionato.

Una nottata al chiaro di luna, di questo a parlare. Ognuno con stretto a sé il suo di sentimento, a difenderlo e a raccontarne le motivazioni.

Motivazioni, sentimenti … Comincia in me la confusione.

Il profumo della notte risveglia ogni stato interno, anche se il ripetersi continuo di queste note, due solo due, prova a distogliere, a trascinare da un’altra parte. Il risultato è un grande buio sfibrante, che si aggiunge a quel gran silenzio degli ultimi giorni.

Quasi inaspettati arrivano i fotogrammi di una storia che non avevo minimamente considerato, anzi scartato come inadeguata per questo momento di grande difficoltà. Eppure … diventa un trampolino di lancio all’esprimersi delle più forti emozioni. Di cui fanno parte anche i sentimenti.

Sbuca nella sua maestosità a richiamare la mia attenzione, quando le mani scivolano delicatamente sul volante della vita, quando accanto a me sfrecciano le mille luci che stasera non si vogliono proprio arrendere, continuando a brillare.

Provo a mettere da parte la sofferenza, immergendomi nelle parole che più fanno male, dimostrando a me stessa dove posso arrivare, da quali punte di dolore mi lascio sfiorare.

Sorrido, piangendo lacrime amare.

Cosa porto dentro?

Due stati d’animo opposti, di uguale intensità. Forti, mi trascinano da una parte all’altra come se mi trovassi su di un’altalena che non diverte però. Una ossessiva spinta che si ripete senza rispetto per la mia anima.

I miei sentimenti.

Aspetto con ansia, ogni giorno, la sera, come fosse la fine di un inquietante trascorso, sperando, al più tardi, che arrivi domani.

Certo che …

Leggo con avidità e trovo serenità, in un senso di conquistato benessere. Presto, tropo presto.

Mi ribello con tutta me stessa alla progettazione del tempo da dedicare, per evitare di salire su quella ossessiva altalena da cui si riesce a vedere il mondo dall’alto, ma, ahimè, solo per un momento. Poi riprende la solita veloce discesa verso il basso.

Eppure è così che si cresce.

La vertigine. Da lì nasce.

Ne sento il profumo. Un brusco ritorno, e come un tempo, riprovo il desiderio di andare immediatamente non appena giungo. Difficile da descrivere a parole.

La sfera dell’emozione più intensa satura l’aria in questa stanza, impossibile il respiro. Un battito di ciglia rompe il silenzio, lasciando entrare luce.

Provo a scremare dal dolore dell’altro la mia di sofferenza.

Solo da qua si può ripartire.

Fernanda

Ognuno di noi ha vissuto qualcosa che lo ha cambiato per sempre.” (Alda Merini)

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