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All’improvviso la necessità di tornare al passato. Qualcuno dice che vi sono troppo legata. Ed è vero. Ma, da un po’ di tempo ci siamo separati, ho preso una strada “un po’ più in là” e, questa sera, ho deciso che me lo riprendo.

Il periodo più bello dell’anno.

Il periodo più bello dell’anno?

Mi piacerebbe che l’aria per le strade potesse raffreddarsi sempre più, per meglio assaporare il progetto del regalo.

Diventa tutto più semplice. Annuso e cerco di sentirne l’odore fino in fondo, lo catturo e lo faccio mio.

Mi lascio accarezzare da uno sguardo che arriva da lontano e, senza tentennamenti, si posa su di me. E mi vede. Così come sono.

Sempre più sorpresa da chi riesce a saturare l’aria anche solo con una parola, senza presenza, potrebbe anche non essere lì, e, con il suono della sola parola, riempire.

Sento il bisogno di imparare a sempre meglio guardare!

Facile cadere, incredibile la forza acquistata nel rialzarsi. Ma ogni volta un pezzetto in meno.

Quella maledetta paura.

Quella maledetta paura di salire le scale, arrivare su in cima e provare a guardare dall’alto come appare veramente il mondo.

Mi assento, mi trascino, penso. Ma vado avanti.

Qualcosa di buono, provo a sognare qualcosa di semplice e buono che possa tornare a me e ridare un po’ di tranquillità.

La notte più lunga dell’anno, questa volta gelida ma non fredda. Nel buio terso della sera, all’improvviso una torcia illumina disegnando un sorriso nel cielo.

A bocca aperta!

Tutto l’anno la ho aspettata e, come tutte le cose che desideri ardentemente, è arrivata quando meno me lo aspettavo. È troppo bella per provare ad esprimere, va bene così. È bello solo averla vista, un regalo inatteso.

Così come sono.

Guardo le mie mani, attentamente. Vedo l’avanzare degli anni su di loro, i soliti fastidi su di me, proprio non riesco a superarli. Ne sorrido con un po’ di nostalgia ed inevitabilmente il pensiero ritorna al passato.

Ho letto da qualche parte che “le ginocchia sbucciate non facevano poi così male”. Annuisco accettando, senza nemmeno doverci riflettere. Quest’anno la linea del mare si muove impercettibilmente regalando tramonti gelidi di freddo ma densi di calore.

Un turbinio di forti emozioni.

La solita atmosfera per le strade.

Cammino a passo svelto col timore di non riuscire ad accettare uno sbandamento. Mi guardo intorno e resto, come sempre, incantata dal contesto che mi accoglie e anche solo di questo sono contenta.

Torno a me.

Il tempo può bastare questa volta, accumulo energia vitale dai pensieri trasformandoli.

Là dove il cielo si apre all’infinito, per una seconda volta riesco ad apprezzare la rapida discesa arcuata di un punto luminoso che diventa all’istante un fascio.

Mi assento nei pensieri. Chiedo scusa per questo: importante, per me, comunicare il mio silenzio e, nel groviglio di sensazioni che vivono ora, all’improvviso un grido di sollievo legato alla scoperta.

Il pensiero più semplice …

Già, difficile da decodificare, sarà per via dell’assoluto silenzio dei tanti anni che diventa quasi impossibile possederlo. Si complica di domande, mai risposte e alla fine confonde.

Può bastare.

Dall’esterno, come un tempo, provo ad ossigenarmi senza alcuna falsità, in sincerità e senza paure.

Così come sono.

Siamo arrivati anche quest’anno.

Ogni rumore svanisce intorno a me, il profumo del Natale prepotentemente avvolge ogni spazio, l’aria fredda invita a riposare.

Senza più alcun timore. Rifletto sulla fragilità che mi appartiene e mi accorgo che è il mio vero punto di forza.

Un sorriso nel silenzio di questo sabato sera si disegna sul mio volto.

Un respiro, un po’ più forte.

Buon Natale a tutti

Fernanda

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