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Tersa, densa, profumata. Nel silenzio della sera che volge alla notte, un incontro di parole, un incontro di gioco di parole che si intrecciano.

Respiro, annusando nell’ebbrezza dell’aria che si infiltra negli angoli più nascosti a rinfrescare, quello che si adagia lentamente. Faccio mia la libertà del momento e inspiro dell’aria il suo profumo. Dall’alto dei tornanti proietto il mio sguardo all’orizzonte, che si fonde fra il celeste del mare, quasi immobile quest’oggi, e la luce del tramonto che sta per arrivare.

Mi perdo nella sincerità degli occhi che, senza guardare, parlano all’infinito. Con estrema chiarezza raccolgono le sollecitazioni che arrivano dall’esterno e, in un viaggio veloce e virtuale, percorrono tutte le anse dell’anima riaffiorando nell’aria.

Riaffiorano…

Come per magia tutte le cose si ricompongono prendendosi per mano, facendo luce sui punti oscuri che, finalmente ora, si illuminano di luce di certezza.

La consuetudine degli eventi, la scoperta come conquista, l’amarezza, a volte, nella verità.

Spostiamo l’attenzione in maniera consapevole e programmata e scopriamo un qualcosa che ci porta un po’ più in là. In un momento di grande dolore, proiettato sullo sfondo di un cielo che si tinge di colori delicati.

Un dialogo a due, o solo con se stessi? A voce alta, a liberare parole che, trovando spazio, si rafforzano nella realtà.

Il gioco delle parole.

Parlava con estrema chiarezza, quella che appartiene a chi è sempre sicuro di ciò che accade, ma che, a scombussolare l’equilibrio, si ritrova disarmato di fronte l’imprevisto.

Fisso, in un punto irraggiungibile, dalle movenze delle sue mani trapelava la sincerità dei sentimenti. Superate le resistenze, analizzati i sentimenti, con sicurezza raccontava quello che avveniva in lui.

Analizzati i sentimenti?

All’infinito. Potrei all’infinito parlare con la voce dello sguardo, senza mai usare le parole, ma solo il movimento degli occhi aiutato dalla luce della purezza del sentimento.

La consuetudine e l’imprevisto.

La normalità e la fuga.

Le fondamenta e il profumo nell’aria.

L’attimo.

Una gelida serata, un’arena, solo in due. Colgo al volo il momento, faccio un salto nel passato trascinandolo e lo vivo come fosse ora.

È vero, ciò che nasce all’improvviso, senza essere cercato, vive di naturalezza, di spontaneità e diventa sempre “più”.

Cosa è stato? Cosa c’è di diverso da ieri e l’altro ancora, se siamo sempre noi a respirarci e a guardarci dentro gli occhi?

Abbassi il viso e mi lasci intravedere tutti i tuoi pensieri.

Ci si ama, forse questo è quello che fa percepire gli istanti nella loro profondità. La differenza.

Una magica serata, nascosti al mondo intero, incuranti dei messaggi che vorrebbero distogliere. Ci doniamo l’uno all’altro, con le mani nelle mani, le parole in sottofondo.

La vita è dietro l’angolo. È anche dietro l’angolo, quando tutto sembra spegnersi si riaccende illuminando. Fra i bagliori della notte si intravede una luce nuova, che distende i lineamenti.

Una giornata profumata, di dolore e nostalgia. Mi sciolgo, camminando senza meta, nell’arena che ha visto quell’attimo, solo pochi giorni prima. Fra le lacrime che riscaldano il mio viso, vedo con chiarezza, finalmente, quello che è ed è stato. Mi arrendo e vado avanti. Arrivo stanca, come avessi vagato per ore ed ore, alla meta. Non cercavo un obiettivo.

Vivo raccogliendo. Avanzo rispettando. Provo ad amare.

Fernanda – 28 Ottobre 2011

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