Posted on

Parlare di società significa anche parlare di condizionamenti.

Hai mai verificato che una cosa, persona, avvenimento o altro, è come una medaglia che ha sempre il suo rovescio?

Fa parte delle limitazioni della vita umana: è favola illudersi del contrario, dobbiamo vivere nella realtà.

Naturalmente non ti annoierò, elencandoti i condizionamenti a cui tutti siamo soggetti, basta che ti guardi intorno; ti avviluppano. Invece, ti invito a riflettere su questa storiella che vengo a raccontarti, i più informati dicono che sia un fatto accaduto.

“San Giuseppe, la Madonna, il Bambin Gesù e l’Asinello”

OVVERO:

COME FAI, FAI MALE.

Una volta andavano per il mondo: la Madonna col Bambin Gesù sull’asinello e San Giuseppe a piedi; passarono da un paese e la gente mormorò ” Ma tu guarda quel POVERO VECCHIO a piedi e QUELLA GIOVANE DONNA sull’asino.

“Giuseppe lo senti che dice la gente?” disse la Madonna e Giuseppe salì sull’asino e la Madonna a piedi. Passarono da un altro paese e la gente mormorò: “ ma tu guarda quella POVERA DONNA a piedi e quell’UOMO sull’asino” e Giuseppe disse a Maria: ” Saliamo tutti sull’asino”. Di lì a poco, passarono da un altro paese e la gente mormorò: “Guarda quanto sono cattivi; TUTTI su quel povero asino”. Allora Maria e Giuseppe si guardarono e scesero dall’asino, ma passando da un altro paese la gente MORMORO’: “ Ma quanto sono stupidi, con l’asino che hanno vanno a piedi.

Come finì no te lo so dire, ma è certo che l’E. U. è indotto a visioni parziali, di cui ti dirò la prossima volta… 

GIOVANNI RUSSO   

Commento e Riflessioni 

La società, noi, tutti noi, siamo soggiogati dai condizionamenti: cosa fare?

Per prima cosa accorgersene!

E sì, perché i nostri elaborati di pensiero guidano le nostre scelte operative che, col trascorrere del tempo, diventano abitudini, e se quegli elaborati sono sottoposti a condizionamento, difficilmente ci accorgeremo della validità o meno delle nostre azioni, proprio perché non riusciremo a distinguere il

pensiero libero da quello imbrigliato. 

Francesco Chiaia (24 novembre 2003)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *