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Villapiana è un centro di poco più di 5000 abitanti, nell’alto Jonio dela Provincia di Cosenza, protetto dalla Natura della piana di Sibari (che lo irradia di sole) e del Massiccio del Pollino, che ripara il paese dai venti provenienti da Nord e da Est; la catena della Sila fa da scudo per le correnti da Sud-Est e la penisola salentina riscalda l’aria proveniente dai Balcani. Forse è per questo o, forse, per l’energia positiva che si sprigiona, vivendoci, fatto sta che è uno dei pochi paesi del Sud che, dall’Unità d’Italia ad oggi, ha sempre visto aumentare il numero dei suoi abitanti.

In un posto del genere, dunque, è possibile che accadano quegli eventi particolari che, a ripensarci, ti domandi come sia stato possibile…

Ecco che ti succede di incontrare un Signore (l’avv. Paolo Montalti), di quelli di una volta, che, come i personaggi del tempo che fu, riveste i panni del primo cittadino, con una disposizione caratteriale di quelle che ”basta una stretta di mano… perchè è meglio di un contratto scritto!”

Eppoi, ti imbatti in un collega medico (il dott. Luigi Cavalieri, vicesindaco) che si appassiona nel descrivere le attenzioni che gli amministrati mostrano verso tutto ciò che è solidarietà, cultura e scienza…

E allora, non ti meravigli affatto se, lì, a Villapiana Lido (una delle due frazioni), due luminari (il prof. Evaristo Ettorre (Direttore Centro per i disturbi Cognitivi e Demenza – Dipartimento Scienze Cardiovascolari, Respiratorie, Nefrologiche, Anestesiologiche, e Geriatriche “Università la Sapienza” di Roma)e il Prof. Francesco Lamenza (Direttore Struttura Complessa di geriatria e lungodegenza e RSA-M, Centro Regionale Demenze – Trebisacce Rossano. e Docente Università di Napoli Federico Secondo) abbiano deciso di incontrarsi per dar luogo ad un convegno di alta valenza scientifica sulla malattia di Alzheimer “fra speranze e realtà”.

Al sottoscritto, il compito di illustrare in che modo chi sta intorno alla persona cui è toccato in sorte la ventura di dimenticare il passato (e, quindi, progressivamente, se stesso) possa intervenire per custodire chi soffre, alla stregua del valore più importante. Cosa c’è di più prezioso, infatti, di una risorsa non più rinnovabile e in via di estinzione?

Ore dibattute su tematiche neurologiche, di solito lasciano il segno sulle proprie capacità attentive. Invece, questa volta, il risultato è stato una sorta di “tatuaggio etico”che accompegnerà a lungo, tutti quelli che hanno fatto parte della serata, dai relatori al pubblico in sala.

L’epidemia silenziosa, infatti, procede in maniera proporzionale all’avanzamento anagrafico ma non c’èun rapporto rigido. In pratica, ciascuno ha la possibilità di pilotare, con saggezza, l’andamento cognitivo, per far si che l’automatico declino cognitivo, si trasformi in esperienza da raccontare, seppur appannati dalla polvere del Tempo (Evaristo Ettorre).

Fa piacere, inoltre, sapere di poter contare su chi mostra tempra e coraggio dei cavalieri templari, allorchè sfidando rigidi burocratismi, concede asilo (mediante una grande disponibilità nell’accoglienza presso strutture all’uopo dedicate) e si dedica alla ricerca spasmodica di sempre maggiori opportunità, a cavallo fra realtà e fantasia senza, mai, invecchiare “dentro” (Francesco Lamenza).

E quando la luce sembra cedere il posto alle tenebre, ecco intervenire gli angeli del caregiver, per far assumere alla famiglia, nel suo complesso, il vero significato, allorquando c’è bisogno di procedere compatti nella valle che corre parallela all’oblio e alla disperazione (Giorgio Marchese).

E quando “il gioco si fa duro”, il Medico di Medicina Generale, raccorda le varie figure specialistiche, affinchè la battaglia possa concludersi con l’onore delle armi… (Leonardo Diodato).

L’ospitalità dei padroni di casa, continua anche dopo che il sipario è stato calato, appena concluso il ricco dibattito (cui hanno partecipato, anche, il Mons. Santagada e la dott.ssa Concetta Garropoli, Delegata Regionale CRI) ci si è intrattenuti all’interno di preziosi momenti conviviali, durante i quali, si è avuto modo di confrontarsi, senza più il velo dell’ufficialità, sul piano etico e umano.

Cari lettori, dopo giornate come questa, prendendo spunto da quanto disse Papa Giovanni XXIII, alla prime ombre della sera, sorridiamo a chi ci sta accanto e, incontrando il proprio specchio interiore, proviamo a dirci: “Io, mi voglio bene!”.

Quale che sia il nostro Destino, recupereremo molti dei nostri neuroni!

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Qui, la registrazione dell’intero Convegno

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