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Pubblicato su Lo SciacquaLingua

I cortesi lettori amanti dei modi di dire e che ci onorano della loro attenzione – se “faranno mente locale” e andranno a ritroso nel tempo – non avranno difficoltà a individuare – tra i loro conoscenti – moltissimi “testimoni di San Gennaro”.

Ma chi sono costoro?

È presto detto: i bugiardi e gli impostori. Allora, amici, quanti “testimoni” di vostra conoscenza vi sono venuti alla mente? Avete bisogno di una calcolatrice? Bando agli scherzi e vediamo l’origine della locuzione affidandoci – come facciamo spesso – a Ludovico Passarini.

Questi (i testimoni di San Gennaro, ndr) erano (…) ciechi, rattratti, infistoliti, balbuzienti e simili, soliti a star sulla soglia della chiesa di San Gennaro in Napoli a buscar limosine. Fra i ciechi vi erano quelli che, anche con un occhio solo avrebbero infilato gli aghi al buio; e quelli che, ciechi davvero, dicevano di veduta con questi occhi; fra i rattratti quelli che avrebbero corso il palio; e fra gli infistoliti quelli che, levata la fasciatura, non avrebbero mostrato che la cicatrice di una coltellata avuta in gioventú. Cosicché costoro erano bugiardi e impostori: e non essendone il numero mai scarso, e delle loro furberie ed inganni piú maiuscoli parlandosi spesso, ne derivò che andarono in proverbio, cosicché, per dare ad uno del bugiardone o del complice delle altrui furberie, fu appellato Testimonio di San Gennaro (…)”.

A cura di Fausto Raso

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