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Pasqua, la Croce, il ladrone, l’indifferenza e quell’urlo inaspettato. Ricordo Eva come fosse ieri, bambina dai grandi occhi sparati addosso al mondo, una fotografia che non s’impolvera. Come quella Croce, Eva è la risposta alle domande insolute, ai quesiti addormentati e messi da parte per non affrontare gli incroci, gli ostacoli che l’esistenza propone nelle scelte che arrivano, che avvertono delle precedenze, degli arresti, delle regole da rispettare.

Eva ascolta il racconto di una storia vera, che serve a dedicare un pensiero di speranza a chi è all’inizio della strada, e per cominciare bene, bisogna non sentirsi mai soli. C’è sempre un momento in cui anche il più ottuso degli uomini è costretto a lasciare sguarnito il quadrato delle rigidità ostinate, scegliendo di essere interprete di una nuova attenzione, di abitare finalmente il carico del proprio vissuto. Come raccontare a una ragazzina e a qualche bullo inebetito dal proprio ruolo, che forse per cambiare la storia dovremmo condividere una responsabilità, quella di ammettere che gli artefici dei nostri guai, delle nostre sfortune, non sono gli altri, ma spesso l’unico vero problema siamo noi. Il passato non si cancella, non scompare, ma è possibile distanziarlo, e renderlo materia di riflessione, di interrogativi, persino quando la domanda arretra. In questo frangente è necessario sottolineare l’importanza di non perdere contatto con noi stessi, e sapere sempre dove sono le persone che amiamo e che stimiamo, quelle che possono aiutarci a non fare scelte sbagliate, offrendo le proprie capacità per scardinare il piedistallo su cui poggiano il mito della forza, della prevaricazione, della violenza.

Quel giorno, una bambina mi è corsa vicino, mi ha toccato la mano, e facendomi scivolare dentro qualcosa, è fuggita via.

“Vince, io non so se gli uomini ti hanno perdonato, ma Gesù lo ha fatto ne sono sicura, e voglio dirti che anch’io ti ho perdonato”.

Per tanto tempo ho inseguito quelle righe minute, scritte con ordine e con garbo, per tanti anni mi hanno accompagnato nel lungo e lento viaggio di ritorno, quante volte mi sono chiesto se Eva in quell’attimo fuggente era stata sola con la sua penna, e se avrà ripensato alla facilità con cui si può perdere ogni cosa, la propria famiglia, la propria libertà, la propria dignità. Pasqua è alle porte, penso a Eva, al suo insegnamento forte, mi viene in mente cosa ha detto un’altra grande donna, ferita nel profondo da un dolore indicibile: ” La Giustizia ha sempre da riparare, affinché non scompaia la disponibilità umana del perdono, ma perché ciò possa avvenire occorre riconoscere con consapevolezza i propri errori. Gesù parlò al ladrone, è vero, ma con quello che ebbe il coraggio della dignità ritrovata, per chiederGli di poter abitare nel Suo regno”.

Gesù è sulla Croce, ce lo abbiamo messo ieri, dove dimenticanza sta a minore responsabilità,ma ce lo abbiamo messo, con il legno e con i chiodi, con corresponsabilità e complicità, ce lo abbiamo messo un’altra volta.
Nuovamente è festa di oggi, dentro un passato che non vuole fare passi indietro, neppure intende rimanere fermo,spinge e urta sul presente, su quella Croce che non fa sconti alle tante pagine voltate in fretta,pagine ingiallite da un tempo fintamente allentato tra stanchezze e ritirate.
Gesù e quel ladrone, Gesù e quel dolore, Gesù e quella solitudine imposta,Gesù che non consente ulteriori rese all’abbandono,Gesù e la paura di quell’urlo, incolpevole almeno quanto l’indifferenza sparsa all’intorno.
E’ festa un’altra volta, una dietro l’altra, sopra, sotto, di lato e di rimbalzo,è festa che non ruba alle parole i significati, i suoni, le speranze,Vangelo che non cade malamente dall’alto, non cala a piombo,non inciampa nell’accidente,righe di sudore, grammatica dalle tossine espulse,nuova punteggiatura di fatica per una accoglienza che accompagnae diventa corpo solidaristico di fortezza e Croce fin dentro il cuore.
Buona vita anche a te mio caro Gesù. 

Vincenzo Androus – Counselor, Tutor Comunità “Casa del Giovane” Pavia

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