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Una goccia di rugiada. Provo a guardare all’interno di essa e mi appare un micro mondo nitido, splendente, nonostante la fitta densità che la riempie.

Imprescindibile dal passato. Così concludeva una pagina, o poco più, di riflessioni sul passato e da lì mi piacerebbe cominciare.

Le cose impossibili.

Me ne sto qui a cercare di placare i miei dolori con la conoscenza, come mi è stato insegnato, e cercando anche di osservare le situazioni da un altro punto di vista.

L’incontro. Momento di iniziale confronto attivato dalla curiosità, condito da un imprevedibile imbarazzo, pervaso dalle resistenze e, a volte, lì bloccato.

Tornare. Non basta solo ripensare al passato per dargli una scintilla di vitalità, ma tornare indietro col pensiero vuol dire ritornare a farlo vivere. Veramente.

Cominciano una serie di domande che urgono risposte, alcune minano le mie sicurezze, ma non posso fare a meno di pronunciarle.

Me stessa. Torno sui miei passi, si ma a quali condizioni? Il desiderio di riappropriarsi delle cose della propria vita, quelle tue e di nessun altro, o meglio, che nessun altro potrebbe mai capire, è una naturale tendenza di qualsiasi essere umano. Anche quando i traguardi conquistati ti assicurano una buona dose di gratificazione, carburante ad un buon altro percorso di vita. Ma, il desiderio è troppo forte.

Nei miei pensieri, nei miei desideri.

Il momento in cui riprendere in mano la propria vita non passa inosservato a chi dedica molto tempo alla riflessione, alla tendenza a non sprecare il proprio tempo, ma senza ossessione alcuna. Così, per il piacere di dare un senso a questo viaggio cui siamo stati chiamati a partecipare.

È vero, riesco a scovare negli angoli acuminati la morbidezza delle forme tondeggianti. Un dono naturale ricevuto in eredità. E ne sono felice.

Anche se …

Anche quando …

Manca poco ormai. I segnali attorno a me sono insistenti e chiari, il messaggio ben scandito, a chi non vuole intendere.

Le cose che tornano a vivere, ma ci sono anche quelle che non hanno mai smesso di farlo, quelle il cui battito era troppo forte per potere spegnersi e nonostante il forte temporale hanno avuto la possibilità di illuminare continuamente, senza mai creare il buio.

I ricordi in questa riflessione che domina i pensieri negli ultimi giorni, ovviamente, alimentano tenendo in vita.

Tornano a brillare e non di luce riflessa.

Le parole, i pensieri, i ricordi, le illusioni. Varrebbe la pena ad ogni parola dare il giusto significato, scrivere due righe per ognuna, afferrarne l’essenza ed imparare sempre più.

I vicoli nascosti della città mi aiutano nella definizione dei contorni di questo viaggio già vissuto che ora vive di speranza del futuro.

Patetica? No, forse la verità sta nella vera passione che unisce le persone, che continua a legare anche quando i contrasti diventano talmente pressanti che poco o nulla puoi fare se non che conservare un seme di dedizione. E stai sicuro che al momento opportuno tornerà a germogliare. In fondo è primavera, quasi ci siamo, lo si sente dai profumi nascosti che si emanano fra gli sprazzi di sole fra il vento, lo si può vedere dai timidi colori che ritornano a brillare alle prime luci dell’alba, nella freschezza dell’aria che si appresta a mitigare.

È stato un lungo inverno, questo.

Fernanda

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