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L’oggettività di alcune situazioni. Più volte mi sono ritrovata a riflettere su questo, sulle realtà collettivamente definite.

Provo ad addormentarmi dopo una giornata vissuta con me stessa. Sento di aver oltrepassato il limite del rispetto che mi lega alle convinzioni. L’elaborazione della riflessione richiede un tempo non determinato, non definito, può essere solo un giorno ma anche un anno. L’importante è arrivare certi alla correttezza delle proprie deduzioni. Io sicura? Mai. Eppure sembra una contraddizione: quando prendo una decisione raramente torno indietro a guardare. Il rimpianto poco mi appartiene, forse però rimane dentro, ad infastidire e bloccare in altro modo.

Sempre più incantata dal verde che prende vita da quello che ormai sembrava senza alcuna voglia di prendere linfa.

Una improvvisa accelerata nel percorso della vita.

Mi ritrovo fra le mie cose con in mano le certezze e le paure, come un tempo. Ma… questa volta nulla mi impedirà di andare avanti, senza tralasciare nemmeno il più impercettibile battito di ciglia.

Il battito di ciglia.

Un leggero cambiamento, un debole alito di vento spazza, come per magia, quei pensieri insidiosi accumulati, ad impedire qualsiasi attività.

Silenzio, sull’azzurro terso a rischiarare per un momento, solo per un momento. Sempre ad inseguire il solito percorso circolare…

Il contenuto emotivo delle cose. Dilagante, come il movimento ondoso del mare investito dal vento della stagione; nitido, come la chiarezza dei miei sentimenti; profumato, di colori tersi e definiti.

Percepisco e, senza volerlo, rimango ad aspettare.

Un inaspettato ritorno mi riporta prepotentemente fra le righe del passato.

Mi fido sempre più dei segnali che arrivano a sorprendere. Casualità o segni da inseguire?

Camminando, accompagnata da una buona dose di tristezza, mi ritrovo nelle strade nuove ma più volte già percorse. Un profumo, inseguo quel profumo fra i pensieri che non riesco più a scrollare. Ancora una volta.

Nessuna voglia di tornare. Mi piacerebbe tornare a correre sulle piste di verde che mi hanno accolto un tempo, che hanno lenito i miei dolori, placato le mie ansie. Questa volta sarà diverso?

Nel silenzio più assoluto che regna in queste ore dense di tensione, un leggerissimo battito accompagna il naturale movimento delle palpebre. Stanche e cariche di calde piccole gocce.

Arrivano le note improvvise a rischiarare questo momento.

Fra le mani di nuovo la possibilità di avere le costellazioni della volta. Parte il sorriso.

L’assenza di rumore. Creo in ogni ambiente in cui mi muovo la totale assenza di rumore, ma non per impedire la percezione del battito di ciglia. Si fa sentire fra il frastuono più elevato, nel traffico di pensieri assillanti, fra le grida di dolore che accompagnano il silenzio delle lacrime.

Autunno. Il preludio alla stagione più fredda, fatto per riscaldarsi e riscaldare preparando.

Una pagina dopo l’altra. Sfoglio timidamente al contrario per cercare la risposta ad una domanda che non vuole niente da me, nemmeno una sola di parola. La penna con fluidità scivola sul foglio, prendendo respiro ad ogni spazio.

Mi fermo all’improvviso nel silenzio delle mie mura ed ascolto il mio respiro.

Aspettando.

Fernanda

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