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– di Giovanni Russo –

Immagina l’umanità tuttain una grande stazionein attesa del proprio treno che la porterà via:“c’è chi sta al bar, chi va alla toilette, chi in sala d’aspetto leggendo, chi fa le parole crociate.Immagina che in questa attesa, dentro questa immensa stazione, ogni Essere umano si occupa in qualche modo ed impiega il suo tempo d’attesa come può ( ognuno vive come può ): e tante azioni si chiamano lavoro, a cui si è dato aggettivi come: Nobile, Dignitoso, Onesto, Onorevole, ed altre frescacce, tanto per inzuccherare la pillola amara da ingoiare; lavori gradevoli, altri sgradevoli, ma che risolvono la PAGNOTTA; sì, perché nell’attesa della partenza, dobbiamo soddisfare i BISOGNI e poi…Schopenhauer diceva, bisogna vincere anche la NOIA.Ogni mattina, come si legge sui giornali, Tizio, Caio, partono, vanno via da questa stazione; proprio come quando arriva il proprio treno e Tu stai parlando con qualcuno, che fai? Tronchi il discorso a metà, perché?

DEVI PARTIRE!

Così viviamo e nell’attesa operiamo: per necessità, per sopravvivere, per vincere la noia; per impiegare il tempo ( quando va bene), per passare il tempo ( il più delle volte) e…

RIFLETTI!

Dovremmo vivere con più amore verso l’altro, con meno EGOISMO NEGATIVO; stiamo tutti nella stessa barca ( stazione ) in attesa e

PARTIREMO TUTTI, SENZA BAGAGLI.

L’unica realtà umana che trascorre inesorabile:

“Dovremmo sempre vivere come se dovessimo morire il giorno dopo.
Quel che uccide, è il tempo che presumiamo di avere”.Elsa Triolet

Commento e Riflessioni

In un dato momento della mia relazione sentimentale ( l’unica che ho vissuto e vivo anche oggi ma con delle difficoltà ) protesa alla costruzione di sentimenti veri e corretti, telefonai ad un amico molto saggio, perché mi ero da poco litigato con la mia partner, ed avevo bisogno di conforto. Lui me lo diede, ma mi diede anche una valutazione basata sulla realtà. Riporto alcuni brani tratti da questo dialogo che valgono, secondo me, più di mille parole.

Legenda:

S= l’amico Saggio.

D= io, il dispiaciuto e l’arrabbiato.

S: “…allora come va?”

D: “…non molto bene, sono dispiaciuto ed arrabbiato!”

S: “…su, su, non ti arrabbiare non ne vale mai la pena sei vivo puoi pensare camminare vedere…”

D: “…è vero ma sono arrabbiato lo stesso!”

S: “E pensa se ora dovessi morire, come moriresti?”

D: “Arrabbiato e dispiaciuto!”

S: “…e ne varrebbe la pena? La vita è di per sé un motivo di grande gioia, ed allora, vivila!”

Francesco Chiaia – 22 maggio 2003

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