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Piccole e grandi “manie”.


Clinica

Premessa

Questo lavoro, è stato proposto, per la prima volta, il 13 Agosto 2010. A distanza di due anni, si è pensato di arricchirlo con ulteriori spiegazioni e approfondimenti scientifici. Data la lunghezza, si riporta, di seguito, un elenco delle domande a cui si è cercato di rispondere.

  • Fobie e ossessioni: cosa c’è dietro?
  • Che differenza c’è, se c’è, tra paura e fobia?
  • Come nasce una personalità fobica?
  • Come si affrontano le fobie?
  • Ossessioni e compulsioni: sono la stessa cosa?
  • Questi disturbi sono in relazione ai conflitti interiori?
  • L’insorgere di idee ossessive è facilitata dalla presenza di disturbi fobici?
  • Chi soffre di fobie e di ossessioni, si rende conto dell’irrazionalità della propria reazione emotiva?
  • Dai disturbi ossessivo compulsivi, se ne può uscire?

Buona lettura

La pellicola ‘Bianco Rosso e Verdone’ realizzata nel 1981 segna la seconda esperienza da regista, per l’attore romano Carlo Verdone. La storia continua sulla falsariga di ‘Un Sacco Bello’, il fortunato film d’esordio girato appena un anno prima. Questa seconda opera è interamente costruita su personaggi “macchietta” da lui magistralmente interpretati. Il più significativo è senz’altro, “Furio”.

Magda e Furio…

Furio: “Magda! Per l’amor di Dio fermati!”

Magda: “Ma! Ma scusa Furio, ma che cosa ho fatto?”

Furio: “No! Non si dispongono i bagagli dentro una macchina così! Eh! Tesoro! Quando compi questa operazione devi sempre tener presente di dover comporre un mosaico, ogni cosa deve combaciare con l’altra, eh! Dev’essere come un puzzle, né più e né meno.”

Magda: “Su, bambini salite! Venite qua!

Furio: “Antogiulio vai al posto di Antonluca e te Antonluca vai al posto di Antongiulio, perché c’è un leggero squilibrio. Questo è già un assestamento più accettabile. Eh! Daltrocanto, la perfezione appartiene solo a Dio, per carità! Senti tesoro allora, vadiamo un po’! Tutto quello che dovevi fare lo hai fatto? Eh?”

– Magda: “Si!”

– Furio: “Il gas lo hai chiuso? La chiavetta l’hai portata in posizione orizzontale?

– Magda: “Si!”

Furio: “Le persiane le hai sprangate? Perfetto! La sacca e i documenti l’hai presa? Codice Fiscale, Carta d’Identità, Partita I.V.A?”

– Magda: “Si!”

– Furio: “Perfetto! Termhos latte? Termhos acqua e limone? Succhi di frutta? Sandwich al burro? Sandwich al prosciutto? Sandwich allo stracchino? Perfetto! A proposito, il prosciutto deve lo hai preso? Da Luciano o da Gino?

– Magda: ” Luciano!”

– Furio: “La prossima volta, scusa, prendilo da Gino! A parte il fatto che il taglio è migliore ma poi, il prosciutto di Gino ha tutto un altro sapore rispetto a quello di Luciano. Scusa! Eh! Daccordo?”

– Magda: “Si!”

– Furio: “Senti! Un’ultimissima cosa, il binocolo lo hai preso?”

– Magda: “Ma a cosa serve il binocolo?”

– Furio: “Come a che serve? C’è tutto il tratto appeninico da Bologna a Firenze che paesagisticamente è una favola!”

– Antongiulio: “Papà, papà! L’ho preso io!”

– Furio: “Bravo! 8 ad Antongiulio e 5 alla mamma! Povera mamma, sto scherzando! Ci mancherebbe altro. Manca un minuto alle 7:30 quasi, quasi l’impiego per richiamare l’Aci, daccordo? Tu mi aspetti qua?”

– Magda: “L’Aci!”

– Furio: “L’Aci! Un momento! Magda? Tu mi adori?

– Magda: “Si!”

– Furio: “E allora lo vedi che la cosa è reciproca!”

– Furio: “Pronto! Parlo con il servizio percorribilità strade? Ah buongiorno! Senta, io sono un socio Aci, numero di tessera 917655/UT come Udine Torino. La disturbavo per avere qualche delucidazione dato che mi devo recare a Roma a votare. Senta! Ho sentito, da bollettino dei naviganti, che è in arrivo un’aria depressionaria di 982 millibar e questo, purtroppo, mi è anche confermato da un fastidiosissimo mal di testa che sopraggiunge ogni qualvolta c’è un brusco calo di pressione, d’altrocanto caro amico, questo è il prezzo che dobbiamo pagare noi metereopatici. Senta! Io le domandavo questo: secondo lei, partendo fra circa tre minuti e mantenendo una velocità di crociera di circa 80/85 Km orari, secondo lei faccio in tempo a lasciarmi la perturbazione alle spalle, diciamo nei pressi di Parma?”

– Addetto Aci: “Ma và a cagher!”

– Furio: “Pronto! Pronto! Aci, pronto? Che strano, deve essere caduta la linea! Magda! Scusa, ma che hai lasciato… i bambini soli in macchina?”

– Magda: “Scusami Furio, è proprio necessario che devo venire anch’io con voi a Roma?”

– Furio: “Scusa Magda, ma stai scherzando o stai dicendo sul serio?”

– Magda: “No, ma, mi riposo un po’, sto un po’ sola e poi voi state più larghi in macchina! Eh!”

– Furio: “A me mi sambra di avre ascoltato una follia scusa! A parte il fatto che daresti un pessimo esempio ai bambini che sanno benissimo che andiamo a compiere il nostro dovere di cittadini italiani ma poi, spiegami una cosa, di che ti devi riposare? No! Spiegamelo! Spiegamelo!”

– Magda: “No! Di niente. Scusami!”

– Furio: “Scusa Magda, dove stai andando?”

– Magda: “A spegnere lo scalbagno!”

– Furio: “Ma come! Mi avevi detto di aver fatto tutto! Allora sei proprio ……! Io vado giù dai bambini, quando esci chiudi con le mandate, va bene? Sbrigati che sono le 7:32!”

– Magda: “NON CE LA FACCIO PIU’!!! Non ce la faccio!


Tutte le manie di Bob…

Bob: “Per dirla con parole semplici…. io ho dei problemi! Ho paura delle malattie e allora ho difficoltà nel toccare le cose, nei luoghi pubblici mi è quasi impossibile e, ho un problema gravissimo: spostarmi!”

– Psichiatra/psicoterapeuta: “Mi parli di questo spostarmi!”

– Bob: “Finché sono in casa mia va tutto bene ma quando io, quando esco divento … bizzarro!”

– Psichiatra/psicoterapeuta: “Mi parli di questo bizzarro!”

– Bob: “Mi parli di questo bizzarro! Beh, soffro di capogiri, di nausea, ho sudori freddi, sudori caldi, eruzioni cutanee, difficoltà di respirazione, di deglutizione, annebiamenti, sbandamenti e tremiti, arti gelati, labbra informicolite, ipersensibilità delle unghie, impedimenti pelvici!”

– Psichiatra/psicoterapeuta: “Il vero quesito è: perché lei è in crisi, Bob? Di che cos’è che lei ha veramente paura, Bob?”

– Bob: “E se smette di battermi il cuore? E se, se cerco un gabinetto e non riesco a trovarlo? E se, e se la vescica mi asplode? Conosce la sindrome di Tulet?”

– Psichiatra/psicoterapeuta: “Mhhh…!”

– Bob: “Grida involontarie di oscenità, di turpiloqui!”

– Psichiatra/psicoterapeuta: “Eccezionalmente rara!”

– Bob: “Coglione figlio di puttana, bastardo, vacca rotta in culo!”

– Psichiatra/psicoterapeuta: “Perché adesso sta facendo questo?”

– Bob: “Se riesco a simularlo vuol dire che non ce l’ho. Sa! È lo stesso per l’arresto cardiaco!”

– Psichiatra/psicoterapeuta: “Lei è sposato?”

– Bob: “Sono divorziato!”

Psichiatra/psicoterapeuta: “E avrebbe piacere di parlarne?”

Bob: “Ci sono due tipi di persone al mondo: c’è a chi piace Neil Diamond e a chi non piace. Alla mia ex moglie piace!”

Psichiatra/psicoterapeuta: “Capisco, allora lei vuole dirmi che benché lei abbia una semiparalizzante personalità multifobica, cioè uno stato costante di panico, sua moglie non ha lasciato lei ma il contrario, perché a sua moglie piaceva Neil Diamond!”


Fobie e ossessioni: cosa c’è dietro?

Si definisce ossessione quello stato psicologico in cui un’idea si ripete incessantemente, a “vortice”, incontrollabilmente e determinando una situazione di angoscia, molto spesso, su base fobica . Alla luce di questa spiegazione, possiamo affermare che una tale sintomatologia serva per distrarre l’attenzione dai veri problemi che, spesso, si ritengono insormontabili. Per raggiungere lo scopo con efficacia, ci si impone delle condizioni “assurde”, che non possono trovare una soluzione razionale. Più si cerca un filo logico, più si girerà “a vuoto” trascorrendo, in tal modo, gran parte del proprio tempo vitale senza rischiare di impattare con le vere, autentiche problematiche, che stanno a monte di tutto.


A questo punto, proviamo, con l’immaginazione, ad effettuare un viaggio all’interno del nostro corpo. Quale che sia il canale di entrata (uno dei cinque sensi) si arriverà, attraverso un percorso complesso, nelle zone di corteccia specifica, da dove inizia un processo di elaborazione che coinvolge, fra l’altro:

    • i sei strati cellulari della corteccia cerebrale (o neocorteccia);

    • la formazione reticolare mesencefalica (collegata al talamo e, da qui, alla corteccia), con i suoi nuclei della colonna mediana (per la cognizione delle sensazioni; raggruppa i nuclei del rafe che partecipano alla stabilizzazione del tono dell’umore, grazie all’azione della serotonina), mediale (che riceve informazioni in grado di modificare attenzione e stato di veglia) e laterale (con il nucleo Peduncolo Pontino del Tegmento – PPT e il locus coeruleus che mediante l’azione di noradrenalina ed acetilcolina, si attivano in presenza di stimoli significativi e partecipano nel meccanismo della formazione della memoria);

  • talamo e ippocampo (considerati la “porta” della coscienza).

Se provassimo ad osservare fra le “pieghe” del cervello, munendoci di un buon microscopio, ci accorgeremmo che, ciascun elemento di cui l’unità nervosa è composta, alla base trova sempre una triade formata da:

    • un capillare sanguigno;

    • una cellula gliale;

  • un neurone (attivato dalla cellula gliale).


Questo “insieme” relizza la possibilità di comunicazioni neurali

Ma, all’interno di ciascuna cellula, i messaggi che daranno luogo alla vita intrinseca e alle strategie operative, sono veicolati da particelle elementari subatomiche che, il ricercatore Giovanni Russo, aveva identificato, rispettivamente con:

    • con il simbolo del triangolino, un elemento “moto – propulsivo” (dato parcellare di aggressività);

    • con il simbolo del cerchietto, un elemento “moto – adesivo” (dato parcellare di affettività)

  • con il simbolo del quadratino, un elemento di “moto produzione creativa” lucida e razionale (dato parcellare di neutrergia).

Di seguito, si riporta la schematizzazione di un’idea in equilibrio…

Come abbiamo già visto nell’articolo sull’ansia, questa è la strutturazione di un’idea semplice, cioè non abbastanza complessa ma abbastanza ordinata; ricorda abbastanza un aquilone che vola libero nel cielo anche se “governato” da chi sta a terra, determinando dei risultati apprezzabili positivi, utili e corretti.

Quando si osserva qualcuno che manifesti atteggiamenti ossessivo – compulsivi (su base fobica o meno), certi comportamenti possono apparire paradossali e incongruenti su un piano logico; a volte, per esempio, ci si domanda come mai alcune persone non riescano ad andare da una parte all’altra di una stanza senza aver prima compiuto dei rituali del tipo: strofinare il piede un certo numero di volte al battiscopa, o contare sino ad un certo numero oppure muoversi in un certo modo o andarsi a lavare le mani.

E, per rifarci all’osservazione del dott. Aleksandr Romanovič Lurija, effettivamente è qualcosa che incuriosisce e, al tempo stesso, fa paura anche perché sfugge a qualsiasi motivazione di tipo logico. Almeno apparentemente. In un certo qual modo le fobie le possiamo anche comprendere perché sappiamo che sono paure non motivate da elementi reali, che nascondono qualcosa dietro…

Le ossessioni e/o le compulsioni, se non si riesce ad entrare nel giusto ordine di idee, che ci consentono di capirne il motivo, fanno veramente paura.

Piccole manie…

 

– Ragazza: “Si! Mi sento sempre frenata. Per esempio, una cosa stupida, ma quando cammino ho l’impressione che devo scegliere tra il piede sinistro e il destro. Poi ci sono i numeri ma forse non è importante, no, perché il due per me è solitudine, scissione perciò anche l’undici non va bene perché uno più uno che fa due, il tre invece in amore è un buon numero, ventisei è Dio, ventisette è Dio e amore, cioè un amore perfetto. Ci sono i numeri, ci sono i colori e io li devo ascoltare!”

– Psicoterapeuta: “Cosa c’entrano i colori con i numeri?”

– Ragazza: “C’entrano, nero è, non va! Perciò bisogna passarli a destra, il bianco invece ci si può permettere di passarlo a sinistra. Il problema è il rosa, a volta bisogna passarlo a destra a volte a sinistra!”

– Psicoterapeuta: “Come mai?”

– Ragazza: “Perché è un misto di rosso e di bianco e il bianco, come ho detto, è un buon colore!”

– Psicoterapeuta: “Certo! E il rosso?

– Ragazza: “Il rosso è amore ma, ovviamente, anche malattia!”

– Psicoterapeuta: “Ovviamente, ma perché bisogna passare a destra o a sinistra?”

– Ragazza: “Per equilibrare!”

– Psicoterapeuta: “Deve essere molto complicato tener conto di tutte queste regole!”

– Ragazza: “No! Anzi, se devo essere sincera non so neanche se voglio veramente liberarmene, mi aiutano a vedere meglio il mondo

Che differenza c’è, se c’è, tra paura e fobia?

Indiscutibilmente, un’immagine come quella proposta, incuterebbe paura anche ai più temerari. Infatti, la paura nasce, come stato d’animo di apprensione di fronte ad un pericolo manifesto o presunto. Ora vediamo invece, da dove nasce la fobia… e perché!

Quella riportata in alto, è la “struttura sub atomica” (quella che si genera all’interno delle cellule nevrogliali, probabilmente astrocitarie, in quella porzione che racchiude membrana cellulare, citoplasma e DNA) di un’idea fobica. Quello che troviamo, più o meno al centro dell’immagine, ci fa percepire la sensazione di precipitare che si prova quando si è in preda ad una manifestazione fobica. Osservandola nei suoi costituenti fondamentali, è un’idea che ha degli elementi razionali (vediamo i quadratini della neutrergia) e, nel contempo, notiamo la presenza di alcuni costituenti aggressivi (vediamo alcuni triangolini che rappresentano, appunto, la dinamica aggressiva); quello che prevale nettamente, comunque, è la presenza di molte componenti di matrice affettiva (i cerchietti) conflittuale con porzioni di legame insature (le “x”) che danno la sensazione interiore di precipitare nel vuoto.

La presenza dell’affettività conflittuale evidenzia che, comunque, attraverso un canale di tipo affettivo, la persona che sviluppa paure anche quando non ce ne sarebbe motivo, cerca in qualche modo di attirare la propria attenzione o quella degli altri chiedendo (attraverso il sintomo) un aiuto, un sostegno, una pacca sulle spalle, una mano alla quale aggrapparsi per uscire da una situazione di difficoltà.

Una persona che si sente immersa fino alla vita nell’acqua, guardando verso una scogliera che pare non consenta vie di accesso, tenendo alle spalle un mare da cui può venire qualsiasi pericolo. Questo è l’emblema della fobia.

Come nasce, una personalità fobica?

Una sequenza come quella esposta qui sotto, vale più di qualsiasi spiegazione!

Come si affrontano le fobie?

Partiamo dal principio che la fobia è una paura estrema, irrazionale e sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia e con cui gli altri si confrontano senza particolari disturbi; in conseguenza di ciò, la paura della situazione che si ingenera, non può essere controllata con spiegazioni razionali, dimostrazioni e ragionamenti e supera, di solito la capacità  di controllo e/o gestione consapevole, producendo un evitamento sistematico della circostanza – stimolo temuta e permane per un periodo prolungato di tempo senza risolversi o attenuarsi.

Si può pensare di affrontare un simile problema attraverso un approccio farmacologico (su base ansiolitica e/o di stabilizzazione del tono dell’umore). Se si cerca la risoluzione delle motivazioni, allora è necessario prendere in considerazione l’idea di un trattamento di psicoterapia personale che porti, innanzitutto, ad analizzare:

    • la storia familiare;

    • il rapporto col mondo esterno in generale;

    • la storia sentimentale;

    • la storia scolastica e/o lavorativa;

    • le esperienze particolarmente negative e/o traumatiche;

  • Le risorse personali e ambientali da su cui puntare o da ottimizzare.

Durante il percorso psicoterapeutico sarà utile venire a conoscenza:

    • della storia del disturbo;

    • della sua familiarità;

    • di eventuali fattori predisponenti;

    • di eventuali fattori scatenanti;

    • di eventuali fattori di mantenimento;

    • delle motivazioni al trattamento;

  • di precedenti trattamenti (anche farmacologici)

Alcune scuole di pensiero propongono tecniche di esposizione graduata agli stimoli temuti. In pratica, il soggetto viene avvicinato in modo molto progressivo agli stimoli che innescano la paura, partendo da quelli più “lontani” e meno traumatici (ad esempio, una scatoletta di mangime per un fobico dei cani). Il contatto con tali stimoli viene mantenuto finché non subentra l’abitudine e non si produce più l’ansia. Solo a quel punto si procede alla esposizione ad uno stimolo leggermente più ansiogeno, ovviamente con una gerarchia di progressione programmata. In questo modo, nell’arco di poche settimane, si riesce ad arrivare a esposizioni molto più forti, senza suscitare mai troppa ansia nel soggetto e ripetendo ogni esercizio finché non diventa “neutro”. L’esposizione agli stimoli temuti avviene dopo aver insegnato alla persona, strategie di rilassamento che creino un nuovo condizionamento, grazie al quale agli stimoli originariamente temuti, non si associ più ansia, bensì rilassamento.

Questa metodica, però, presenta un suo prezzo da pagare.

Infatti, la fobia è il risultato di una sorta di compressione energetica (che nasce da motivazioni conflittuali). Inibire la manifestazione sintomatologica, “spegnendola” (anche se in maniera tecnicamente valida) si innesca un meccanismo simile a quello che si produce quando si tappa lo sfiato di una pentola a pressione senza prima avere spento il gas del fornello su cui è poggiata, che non è la fobia (che costituisce la valvola di sfogo) quanto, piuttosto, le motivazioni inconsapevoli (il generatore di calore, appunto, che induce la sovrapressione).

E allora?

Senza nulla togliere al sistema su esposto, è necessario, prioritariamente, lavorare sulla personalità del sofferente, migliorando aspetti come sicurezza in se stessi e solidità interiore .

Cari lettori, date un’occhiata alla ragazza dell’immagine…

Sbircia ma non ha il coraggio di osservare. Cosa significa? In fondo ci vuole provare ma, a fare cosa? Vuole provare innanzi tutto a cercare di capire qual è il pericolo che sta di fronte, vuole provare a cercare di capire qual è l’ostacolo che si frappone fra lei e il raggiungimento di un obiettivo e poi, forse, spera che sbirciando si accorga che qualcuno stia arrivando in soccorso e, siccome non vuole restare delusa anche per salvaguardare un po’ la propria dignità o il proprio orgoglio, sbircia in maniera tale che se poi non c’è nessuno richiude… e si comporta come se nulla fosse accaduto!

Un suggerimento

Nel cercare di aiutare, attenzione a non essere troppo incisivi per evitare di stimolare reazioni da paura. In questo caso, quando si “esagera” con le “raccomandazioni”, l’altro non sbircia più, si copre gli occhi con le mani e cerca un luogo dove potersi nascondere. Allora, anche se stimolare un miglioramento sembra una panacea (quando cresci interiormente, un risultato positivo lo devi ottenere per forza!), non bisogna dimenticare di rispettare chi è in difficoltà, sia in termini di disponibilità motivazionale che di velocità di apprendimento.

Perché è così importante una buona considerazione di sé (che non sia una autoesaltazione, ovviamente)per evitare o ridurre la produzione di ossessioni e fobie?

Sia per valutarsi capace di affrontare e risolvere i problemi sia per gestire meglio lo stress. Una maggiore stima di sé comporterà delle aspettative che saranno più elevate rispetto al passato e questo che cosa creerà? La produzione di effetti paradossali per cui:

    • “sapevi poco, valevi poco ti aspettavi molto ma relativamente poco e avevi un certo numero di problemi commisurati a quel poco”;

  • “vali di più, percepisci di valere di più, ti aspetti di più, aumentano i problemi, devi riflettere di più e meglio per risolvere aumentando la paura di non farcela e generando un sempre maggiore stato di stress e ansia da aspettativa e… basterà una volta sola che avvertirai un malessere che non saprai gestire, una vola che avrai dimenticato il rubinetto del gas aperto e la fobia o le ossessioni / compulsioni si impossesseranno di te.

Poi, siccome con l’aumento della stima di sè aumentano le aspettative, la paura di sbagliare, e i conflitti interiori, si crea un incremento di tensione psicologica che va scaricata, accanto al parametro autostima, dovremmo aggiungere il piacere che si prova nel sapere di valere e il piacere che ci si può dare nel valutare i risultati che si producono dando un senso a tutto quello che si fa. In altre parole, l’autoaffermazione

Arrivati a questo punto, si potrebbe scoprire, metaforicamente che, lo spaventoso squalo bianco di prima, altro non è che una mansueta Verdesca!

E l’ossessione, invece, com’è strutturata?

Quella proposta sopra, è l’immagine strutturale di un’idea ossessiva. Rispetto a quella fobica, che ra abbastanza “lineare” e dava l’impressione di strada da percorrere velocemente e da cui, altrettanto velocemente, cadere giù, qui abbiamo un andamento circolare con poche (rispetto all’idea fobica) rappresentanze affettive, gli elementi neutrergici imprigionati all’interno di un circuito ripetitivo, senza via d’uscita con andamento automantenentesi grazie ai componenti aggressivi (triangolini) che accelerano come quando si vuole far camminare una ruota. Per questo, più si è aggressivi, maggiore è la velocità e l’intensità del disturbo ossessivo.

Nella parte bassa dell’immagine, notiamo alcune precisazioni, in base alle quali ricaviamo che l’ossessivo, in fondo, difende se stesso e questo sistema serve a tenere la mente impegnata, per esempio, quando ci si annoia per proteggersi da pensieri dolorosi che potrebbero creare dei disturbi considerevoli.

Ossessioni e compulsioni: sono la stessa cosa?

Nell’immagine di sopra proposta, ci sono due personaggi diversi fra lo ma accomunati da alcuni aspetti. In alto a sinistra, un Carlo Verdone d’annata che interpreta un personaggio caricaturalmente ossessivo: sta, probabilmente impartendo qualche scampolo di insegnamento di vita, in maniera un po’ bizzarra… ma cosa starà pensando in realtà? In basso a destra, invece, cosa accade? Qualcosa che si osserva abbastanza bene in tutte le sue sfaccettature compulsive: un signore tendenzialmente perfezionista che cerca di tagliare, uno per uno, i fili d’erba per renderli pari.

Caratteristiche dell’ossessione

  • Pensieri, dubbi, immagini o impulsi ricorrenti e persistenti che affliggono l’individuo e che da questo vengono percepite come invasive e inappropriate (o comunque fastidiose) e che provocano una marcata sofferenza. La differenza con i disordini della personalità risiede proprio in questo fatto: mentre nei disturbi di personalità, certi comportamenti che simulano l’ossessione sono egosintonici (un qualsiasi comportamento, emozione o idea che sia in armonia con i bisogni e desideri della propria identità, o coerente con l’immagine di sé del soggetto), nel DOC le ossessioni hanno carattere egodistonico (sono avvertite come intrusive e non appartenenti al proprio modo di essere)

  • L’individuo si rende conto che i pensieri, le immagini o gli impulsi sono frutto della propria mente. Se le ossessioni venissero ritenute reali, allora si cadrebbe nel campo dei disturbi psicotici;

  • L’individuo tenta (inutilmente) di ignorare o sopprimere tali pensieri, immagini o pulsioni ad agire, o di neutralizzarli (inutilmente) con altri pensieri e comportamenti.

Caratteristiche della compulsione

    • Comportamenti o azioni mentali ripetitivi che l’individuo si sente obbligato a eseguire, come una sorta di rituale stereotipato (che può servire a “riparare” un “danno” oppure a diminuire l’ansia causata da un pensiero), per difendersi da una certa ossessione.

    • I comportamenti o le azioni mentali sono mirate a combattere le ossessioni; spesso questi comportamenti o queste azioni mentali sono chiaramente eccessivi e/o non sembrano, da parte di un osservatore esterno, essere realmente connessi con l’ossessione che cercano di neutralizzare.

  • Le compulsioni (cioè, la spinta ad agire) possono riguardare diverse tematiche come la contaminazione, il perfezionismo, l’ordine, il controllo.

E allora, che differenza c’è fra ossessione e compulsione?

L’ossessione si genera quando io penso qualcosa in maniera ripetitiva ma posso non metterla in atto. Chi sta intorno può non accorgersene. La compulsione mi costringe ad eseguire azioni stereotipate, osservabili da tutti.

Questi disturbi sono in relazione ai conflitti interiori?

Nell’immagine proposta, in alto a sinistra… ingranaggi che girano, in basso a destra… mani di una persona sotto una fontana, probabilmente per un lavaggio compulsivo ossessionante. Più ho conflitti che non riesco a risolvere, maggiore sarà la temperatura di esercizio degli “ingranaggi” che mi aiutano a pensare. Per raffreddare il sistema, ho necessità di risolvere le problematiche o di aumentare gli sfiati, anche attraverso azioni “sintomatiche”. I momenti conflittuali ci fanno percepire la reclusione all’interno di gabbie mentali da cui non riusciamo a venir fuori.

Allora interviene il sintomo!

Questa nuova situazione ci fa spostare l’attenzione da qualche altra parte, costruendo un problema irrazionale, assurdo, perché altrimenti lo risolveremmo e in breve tempo. Ad esempio:

    • Avverto il bisogno di lavarmi le mani e trascorro un tempo lunghissimo in questa operazione… è assurdo ma non riesco a farne a meno!

  • Mi torna in mente un numero da cui non riesco a liberarmi… è assurdo ma non riesco a non pensarci!

Maggiore è il tempo trascorso in queste attività incongrue, minore sarà il tempo per pensare a tutti i problemi “veri” (senso di inadeguatezza, rimorsi, rimpianti, sensi di colpa, etc.) che, temo, non riuscirò a risolvere.

L’insorgere di idee ossessive è facilitata dalla presenza di disturbi fobici?

Siete nella cacca fino alle orecchie, ancora non ve ne rendete conto ma siete la generazione dei tre niente: niente lavoro, niente reddito, niente risorse. Davvero un gran bel futuro. Qualcuno mi ha ricordato, qualche sera fa, che una volta ho detto: “l’avidità è giusta”. A quanto pare è diventata legge! Perché, vedete, è l’avidità che spinge il mio amico barista a comprare tre case che non può permettersi senza dare l’anticipo. Ed è l’avidità che spinge i vostri genitori a chiedere un mutuo di 250.000 dollari sulla casa che ne vale duecento e con quei cinquanta correre al centro commerciale a comprare la tv al plasma, il cellulare, il computer e già che ci sono anche un Suv e perché non anche la seconda casa, in effetti conviene! Insomma, lo sappiamo tutti che il prezzo delle case in America sale sempre. Giusto? Ed è l’avidità che ha spinto il nostro governo a ridurre il tasso di interesse all’1% dopo l’11 settembre perché tornassimo tutti a fare shopping. E hanno inventato tante belli siglette per mascherare il grande debito: CMO, CDO, SBU, ABS… scommetto che ci sono al massimo 75 persone in tutto il mondo che sanno che cosa sono. Beh, adesso ve lo dico io, sono delle ADM: Armi di Distruzione di Massa, ecco che cosa sono. Mentre ero dentro mi è sembrato che l’avidità sia diventata ancora più avida e con l’aggiunta di un pizzico d’invidia. I signori dell’Edge Found se ne andavano a casa con 50-100 milioni di dollari l’anno. Così, anche il banchiere si guarda intorno e dice: “mica sono l’ultimo imbecille!” e comincia ad usare la leva finanziaria sugli interessi fino a 40-50 a uno, con i vostri soldi, non con i suoi. Con i vostri. E glielo lasciano fare, tanto siete voi che avete fatto il mutuo e il bello della faccenda è che nessuno è responsabile. Il fatto è che crediamo tutti alla stessa favola. L’anno scorso, signore e signori, il 40% di tutti i profitti societari americani era costituito da proventi finanziari, non dalla produzione di qualcosa che avesse comunque a che fare con la necessità delle persone. La verità è che ci siamo tutti dentro, banche, consumatori, tutti muoviamo la giostra dei soldi. Prendiamo un dollaro, lo pompiamo di steroidi e lo chiamiamo leva finanziaria. Io invece, lo chiamo “finanza dopata”. Ero considerato un uomo piuttosto sveglio nel mio ambiente. E forse sono stato dentro troppo a lungo però, la prigione può anche essere una salvezza. Guardi oltre le sbarre e ti dici: “Ehi, ma là fuori sono diventati tutti matti?” E’ chiaro come il sole, basta fare un pò di attenzione. La madre di ogni male di oggi è la speculazione, il debito indotto. In conclusione: il vero nemico è il prestito. È ora di riconoscere che è un biglietto sicuro per la bancarotta, senza ritorno. È sistemico, maligno ed è globale come il cancro!


Questo discorso, è estrapolato dal film “Wall Street: il denaro non dorme mai”, del 2010, che rappresenta uno spaccato del mondo della finanza poco prima del crollo economico del 2008, intriso di avidità e amoralità che, in realtà nascondono paure, fobie e atteggiamenti compulsivi (nel lavoro, nelle arrampicate sociali, nei rapporti “mordi e fuggi”, nel sesso, nella droga, etc.).

Chi soffre di fobie e di ossessioni, si rende conto dell’irrazionalità della propria reazione emotiva?


Caro Lettore, hai fatto centro!

D’altronde, come già espresso in una parte precedente di questo lavoro il rapporto con tali manifestazioni è di tipo egodistonico. Chi soffre di tali problematiche, non si lamenta in particolare dell’ansia, ma piuttosto delle ossessioni e delle coazioni. L’ansia si manifesta solamente se si interferisce nei rituali messi in atto per difendersi dalle ossessioni. Per gli altri, questi rituali, detti rituali anancastici, appaiono strani e non necessari, ma per l’individuo tali azioni sono profondamente importanti e devono essere eseguite in particolari modi per evitare conseguenze negative e per impedire all’ansia di prendere il sopravvento.

Esempi di queste azioni sono:

    • controllare ripetitivamente che la macchina parcheggiata sia ben chiusa a chiave prima di lasciarla

    • accendere e spegnere le luci un certo numero di volte prima di uscire da una stanza

    • salire una scala o entrare in una stanza sempre e solo con un piede anziché l’altro

    • alzare e abbassare continuamente il volume di una radio o del televisore perché si è convinti che nessuna tonalità sia adatta

  • lavarsi ripetitivamente le mani a intervalli regolari durante il giorno o non riuscire a smettere di lavarsele una volta insaponate

I sintomi esatti possono includere, più specificatamente, tutti o solo alcuni dei seguenti:

    • continuo ripetere azioni “riparatrici” (lavarsi le mani)

    • un sistema di conto specifico (contare in gruppi di quattro, sistemare le cose in gruppi di tre, sistemare gli oggetti in insiemi pari o dispari)

    • controlli protratti e ripetuti, volti a riparare o prevenire gravi disgrazie o incidenti

    • impostare limiti specifici ad azioni in corso (ad esempio, raggiungere la propria auto con un certo numero di passi)

    • allineare perfettamente gli oggetti nel loro insieme, in angolazioni perfette (questo sintomo si ha anche nel disordine della personalità e può essere confuso con questa condizione)

    • puntare lo sguardo o gli oggetti in direzione degli angoli della stanza

    • in pavimentazioni composite, evitare il calpestio delle fughe di separazione

    • paura di contaminazione fisica (come la paura delle secrezioni del corpo umano quali saliva, sudore, lacrime, muco, urina e feci (alcuni casi di DOC hanno anche dimostrato la paura che il sapone che viene usato dal soggetto per detergersi, sia esso stesso contaminato), o anche metafisica (contaminazione da pensiero)

    • paura ossessiva delle malattie

    • ricerca di simmetria (calpestare un pezzo di carta con il piede sinistro può indurre il bisogno di calpestarne un altro con il piede destro, o di tornare indietro e pestarlo nuovamente)

    • superstizione oppressiva o pensiero “magico”

  • etc.

Il sorridente Carlo Verdone (che avrebbe tanto da poterci insegnare in merito) sembra spiegarci che, effettivamente, ci si rende conto del fatto, il tutto, sia irrazionale. Per quanto concerne le fobie dipende da quale momento della giornata ti trovi a vivere in assetto fobico perché, se sei veramente stanco, senti solo di essere sotto una cappa, irrazionale per quanto tu voglia, però la senti reale; quando invece sei in un momento meno affaticato sul piano fisico e mentale, ti accorgi che in fondo non è una cosa reale, però non puoi fare a meno di generarla, così come ti accorgi che è irrazionale produrre le idee ossessive o compulsive ma non puoi bloccarle anche perché, come spiegato prima, è un “sistema di protezione” della nostra mente.

C’è un’età particolare in cui possono esordire i disturbi ossessivi? Tali disturbi possono riguardare in uguale misura uomini e donne?

Le ricerche hanno dimostrato che il DOC è molto più comune di quanto si pensasse. Circa un individuo su 50 tra adolescenti e adulti è affetto da disturbo ossessivo-compulsivo. A causa della natura molto personale di questo disordine, e anche per via della paura di essere giudicati, potrebbero esistere molte persone afflitte da DOC che lo nascondono, e la percentuale quindi potrebbe essere più alta. Probabilmente, come per molte sintomatologie psicologiche, l’età di comparsa è quella più difficile, quindi, caratterizzante ogni momento di transizione, come l’infanzia, l’adolescenza e l’età matura.

Comunque, il fatto di avere genitori o figure importanti durante l’infanzia e l’adolescenza affetti da DOC o da tratti di personalità ossessiva influisce in modo decisivo sullo sviluppo del disturbo ossessivo-compulsivo. Secondo esperti dell’età evolutiva, come molti disturbi d’ansia (tra cui le fobie), che possono comparire prima, durante e dopo il DOC e le sue prime manifestazioni stabilendo un rapporto tra essi, pare che il DOC sia scatenato dall’aver avuto genitori assenti, cioè ipoprotettivi, o, soprattutto, iperprotettivi e insicuri nei confronti del mondo. Inoltre i sintomi possono scatenarsi la prima volta o acutizzarsi, anche temporaneamente, in condizioni di stress eccessivo o a causa di uno shock emotivo o evento traumatico. Appare non incisiva la differenza fra i due sessi.

Dai disturbi ossessivo compulsivi, se ne può uscire?

Questo tipo di disturbi, risultano da una disfunzione di talamo, gangli della base e della corteccia frontale del cervello, che comporta un’attività anomala, principalmente, dei neurotrasmettitori dopamina e serotonina. Non dimentichiamo, però, che l’incipit del meccanismo si determina, come espresso in altri punti dell’articolo, all’interno di cellule specifiche (astrociti e neuroni) in cui “nasce” l’attività di base del pensiero.


L’approccio può essere farmacologico e/o psicoterapeutico e di Counseling.

Sul piano farmacologico, si scelgono molecole in grado di ottimizzare il riassorbimento della serotina, ridurre (quando necessario) la produzione di dopamina e stimolare il sistema GABAergico (la cui attivazione determina sedazione dell’ansia). Come parere personale, si suggerisce di prendere in considerazione l’assunzione di questo “unico” farmaco…

Sul piano psicoterapeutico, invece, bisogna impostare un lavoro di ristrutturazione e rinforzo della personalità,

e (quando possibile) un percorso di counseling in grado di far ottimizzare le risorse del proprio mondo interiore, (senza agire sul profondo del proprio inconsapevole ma seguendo, in maniera opportuna, le indicazioni della slide proposta).

L’obiettivo, comunque, consiste nel riuscire a migliorare il rapporto con conflitti interiori, frustrazioni, capacità di adattamento, [flessibilità e autoconciliazione-> https://www.lastradaweb.it/article.php3?id_article=2166
]
, autostima e autoaffermazione, al fine di riuscire di riuscire a dare un senso al tempo e alla vita
.

Cari lettori, la “libertà” sta dietro un portale con un portone dischiuso. Tutto sta a vedere quanto pesa questo portone, quanta energia abbiamo a disposizione, quanto crediamo in noi stessi e quanto siamo in grado, dopo aver spostato quella porta, aprendola (facendo attenzione al vento che non ce la richiuda), di goderci egoisticamente (ma senza danneggiare nessuno), la nostra presenza.


Bibliografia

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    • G. Russo – La Psiche Umana, Anatomia e Fisiologia – Sovera Multimedia Ed.

    • G. Russo – Una psicoterapia ad Indirizzo Dinamico: un modo nelle tue mani – EUR Ed.

  • G. Russo – Vorrei vederci chiaro: meditando osservando, riflettendo, sull’essere umano ed. Enitalia

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Giorgio Marchese – Medico Psicoterapeuta (Docente di Fisiologia Psicologica e Psicologia della comunicazione c/o la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID – Roma 2012)

Si ringraziano Adelina Gentile, Marilena Dattis e Paolo Chiaia per la collaborazione offerta nella realizzazione del dattiloscritto.