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In questa Estate che sa di malva, “fumi” e maggiorana, che pare finita prima ancora di cominciare… che proietta sullo specchio delle nostre coscienze, frammenti di paura e incertezza frutto delle solite manovre che guidano l’opinione pubblica verso ciò che è più redditizio in termini di audience e “vuoti a perdere mentali”, tra la verità che non si dice e le bugie dette male, in più di qualcosa si è esagerato. Già, ma come controllare? Bisognerebbe “essere” l’inchiostro delle prime pagine dei giornali, mescolarsi, al mattino, con l’odore dei caffè, incontrare gli occhi, i visi, le espressioni di chi “vive” e non si è ancora “spento” al richiamo delle sirene, per dissolvere i plumbei frastuoni strilloneschi nel fresco delle buone notizie. Forse, così, l’alta pressione atmosferica sarebbe solo frutto di variazioni cicliche cui non resta che adattarsi, i tanti decessi per l’afa ed il caldo diventerebbero solo esempi di applicazione del Secondo principio della termodinamica (in base al quale, tutto si degrada, irrimediabilmente) in cui la temperatura ha solo agito come blando acceleratore, le zone interessate dagli incendi si rivelerebbero di proporzioni molto meno devastanti rispetto allo scorso anno, le problematiche “virali” apparirebbero come fisiologico tributo da pagare… PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO



…alla selezione della specie, le oscillazioni pendule dei mercati finanziari si appaleserebbero come un risultato temporaneo dei giochi stupidi e puerili di tanti presuntuosi improvvisati, etc. etc. Certo, non è che si chieda di prendere la via che sta dopo la seconda stella a destra, in direzione dell’Isola che non c’è, qui si cerca solo di proporre la Società nel suo complesso, con il brutto e il bello, così come la scia di un’elica, colora “diverso” due settori di uno stesso mare. Sarà bello quando i media si domanderanno “Cosa sarà che fa crescere gli alberi e la felicità e cosa fa morire a vent’anni anche se vivi fino a cento”. Purtroppo la realtà è diversa, siamo “soli, da non poterne più, fra due nuvole e l’alba…” forse è meglio così, per seguire ogni palpito dell’animo, per capire cosa succede dentro e cos’è che ci muove… Soli, in mezzo a tanta confusione, come asini in mezzo a suoni indecifrabili… soli da poter parlare… senza potersi ascoltare! Ah, se esistesse quel negozio dove vendono maturità e saggezza! Potremmo avere la ricetta che renda possibile la realizzazione di sogni e illusioni, arricchendo la valigia dei ricordi con le stelle da contare ed un cielo… che ci asciughi la “notte interiore”. Perché, in genere, le tensioni, le bugie e le forti emozioni (soprattutto quelle negative) attirano più della calma e dell’equilibrio? Perché, fin da piccoli, rimaniamo avvinti dai contenuti magici e oscuri di quelle favole che ti gelano il sangue e ti catturano l’attenzione fino alla stanchezza? Forse, come disse Lucio Dalla in una sua vecchia canzone, il Coyote, più che la stella cadente, è simile alle caratteristiche dell’essere umano:

“La gara è fra il coyote e una stella, a chi sa e vuol raccontare… il gruppo più fantastico di storie che si possa ricordare. Mentre il coyote è un mancatore di parola e un mentitore, la stella con la coda, si muove con splendore… e su una pietra, i due stanno nel fuoco della notte a raccontarsi a turno, con le voci calde o rotte: la stella parla adagio e il coyote grida forte… buttati in questo gioco, per chi perde c’è la morte! Ma col passar del tempo, la stella fa fatica a raccontare… e invece le parole del coyote corrono come acqua di un fiume verde verso il mare… e mentre passa il vento e in alto un’aquila si desta… è carica di voci e luci tutta la foresta; la notte passa, il cielo è rosso di mattina… finisce questa gara incominciata dal destino! La stella, allora, si dichiara spenta e muore ed ora è un pugno di cenere il suo splendore. Perché vinca il coyote il racconto non lo dice ma lo lascia immaginare: la vita è fantasia, è coraggio, è lotta dura con la voglia di inventare… e se la stella con la coda tante storie raccontava, la fantasia del coyote col suo fuoco la bruciava… e poi faceva ascoltare l’erba crescere sulla mano e il grido della risacca di un prossimo uragano…”

Soli… da non poterne più? Forse è meglio così… in fondo, ognuno ha quello che si è meritato! (1 Agosto 2009)



Giorgio Marchese – Medico Psicoterapeuta, Direttore La Strad@