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Per cosa?


Pensieri degli anni difficili.


“Lo senti questo silenzio come pesa? L’aria si fa fredda all’improvviso e mi avvolge, creando una barriera sulla pelle, ad impedire al calore di penetrare. Apro leggermente gli occhi, ma non riesco a vedere molto, se non che una debole luce che, fioca, entra nella mia stanza, ad illuminare solo un poco, un frammento di pensiero che sfugge alla mia mente. Non riesco a sollevarmi, una forza mi trattiene trascinandomi, e nello stesso tempo sento di volare sempre più in alto. In lontananza una macchina passa, non voglio guardare l’orologio, ho paura sia ancora troppo presto, troppo lontano il momento di svegliarsi. Il silenzio più assoluto in questo momento è tangibile e reale. Ed io che pensavo fosse solo un’invenzione! Provo a spostare, mi giro velocemente più e più volte, a creare del rumore, ma il fruscio delle lenzuola è troppo debole per svegliarmi completamente. Allora provo ad usare il senso delle mani. Sfioro il cuscino, i cuscini, in verità dormo nel mezzo e la mia testa posa fra di loro e non su di loro. La mia mano incontra l’altra. Percepisco il freddo sulle dita e accarezzo. Sono immobile, non mi alzo. Cerco di scacciare questo peso, l’oppressione che paralizza ogni pezzetto di me stessa. Sai cos’è? Il senso della solitudine…”

E tu allora aggiungi: “La paura del peso della solitudine”. E mi dici che ti dispiace.

Che strano! È la prima volta che succede, ti dispiace a voce alta. Non ti sarai forse arreso? A che cosa? Chiederai. Alla mia di solitudine, a quella tua e del mondo tutto intero che la percepisce senza accorgersene, altrimenti farebbe male, troppo male.

Ho nostalgia in questi giorni. Sono vitale quando le cose incominciano a svelarsi, nel momento in cui ci si incontra, ci si conosce a metà ma non per intero e poi subito dopo, oltrepassato il non ritorno, pare scompaia il gusto e la novità.

Immagino l’amore nel silenzio più assoluto. All’improvviso l’aria fresca e non fredda avvolge i corpi che diventano uno solo. Senza accorgersene. E senza accorgersene ci si ritrova come un tempo. Era già successo e lo abbiamo dimenticato, troppo presi da tutto il resto.

Un motivo in più, questa volta per ricordare e non per imparare, per rispolverare quello che ci ha emozionato fino alle lacrime, calde e non di dolore, mute ma non soffocate, dense di amore e non fredde di resistenze. Le lascio andare, arrivano fino alla fine del mio viso e ritornano ad essere parte del mondo.

Una tempesta di sabbia rossa, inaspettata e forse un po’ temuta, in realtà, dona un tocco di colore ad uno spettacolo meraviglioso che varrebbe la pena almeno una volta nella vita poter toccare con le dita.

Un motivo in più, per non andare oltre, là dove ci sono le amarezze che investono i sentimenti, dove la rabbia non esplosa ha inaridito le anse dell’anima, dove una volta arrivati è difficile tornare indietro.

Quando la vita lascia la vita!

Torno indietro nel tempo e provo a dare una risposta posta allora dagli occhi abbuffati dal dolore. Fa parte della vita e non va temuta, ma la si deve piangere, sennò rimane dentro e si finisce per non apprezzare quello che c’è intorno.

Anche questa notte il battito del mio cuore mi ha tenuta sveglia. Se solo trovassi la pace nel silenzio riuscirei forse a dare vita alla creatività, realizzare la trasformazione che offre calore al freddo.

E ancora una volta mi chiedo cosa è stato che ha determinato, in quale momento il salto ha incontrato la frattura. Se solo riuscissi a trovare il filo, avrei in me il segreto della vita. La mia.

Passo del tempo ad osservare gli oggetti sistemati casualmente su ciò che mi appartiene. Mi accorgo che nulla è inanimato quando passa nella mani e diventa protagonista delle righe della vita.

Un motivo in più. Per riflettere meglio e tornare a tendersi la mano. Apprezzo quando la spontaneità che nasce dalla partecipazione allo stato d’animo oltrepassa il confine oltre il quale c’è quella tempesta di sabbia rossa che, inaspettata, ha creato una inutile paura. Incontra il meglio che il cielo può offrire e viene fuori un momento mai immaginato, in cui le forze della Natura sprigionano tutto quello di cui sono capaci e regalano il bello. Quello che, a ben guardare, vive in fondo a tutti noi.

 

Fernanda