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Nuovo anno, stessi problemi. Come risparmiare sull’acquisto dei libri.


 

 

 

L’anno scolastico è alle porte e le famiglie tornano a fare i conti con il caro scuola.

Come ogni fine estate, infatti, si ripropone la questione dei crescenti costi dei libri di testo e del corredo scolastico che pesa sul bilancio delle famiglie.

Il Ministero dell’Istruzione ogni anno fissa i tetti massimi di spesa per l’adozione dei libri di testo nelle scuole (esclusi i dizionari e i libri consigliati) ma spesso questi paletti restano solo sulla carta.

Quasi una scuola su due in realtà non rispetta i limiti di spesa stabiliti per la dotazione libraria.

 

Cosa si può fare quando questo accade?

 

Innanzitutto si deve far leva sul diritto allo studio dei nostri figli, contestando il superamento della spesa relativa ai libri (se il limite di spesa è maggiore del 10%) e segnalandolo mediante lettera al Ministero dell’Istruzione, all’Antitrust e per conoscenza al preside della scuola.

Per prendere visione e verificare i limiti di spesa dei testi scolastici è possibile consultarli on line sui portali delle associazioni dei consumatori.

Ma non solo il caro libri grava sul bilancio familiare, c’è anche una tassa occulta che pesa sul diritto allo studio degli italiani, il cui ammontare è di circa 100-150 euro.

Accade, infatti, che quando un genitore si reca ad iscrivere il figlio a scuola ( pubblica) gli venga chiesto di pagare la tassa di iscrizione. Un contributo che dovrebbe essere volontario e che le scuole richiedono all’atto di iscrizione dello studente come se fosse obbligatorio, imprescindibile alla stessa. Si tratta in realtà di un contributo facoltativo, liberale, a favore degli istituti scolastici di ogni ordine e grado e che deve essere finalizzato all’innovazione tecnologica, all’edilizia scolastica e all’ampliamento dell’offerta formativa, ma che nei fatti, le scuole lo richiedono come se fosse obbligatorio ai fini dell’iscrizione arrogandosi alcuni istituti, il diritto di rifiutare l’iscrizione dello studente in caso di mancato versamento.

E’ bene ricordare, qualora ci si trovasse in tale situazione, che tale contributo non è una tassa (v. legge Bersani 40/07) e che di tale esborso, qualora si fosse già pagato, si può chiedere il rimborso dimostrando di averlo versato sulla base di informazioni non veritiere fornite dalle scuole (basta che sui moduli non sia specificato che il contributo è puramente volontario).


Il contributo volontario, pertanto non può essere considerato obbligatorio ai fini dell’iscrizione alla scuola pubblica.

Genitori stanchi, dunque, delle continue spese per garantire l’istruzione ai propri ragazzi.

La domanda che tutti si pongono è: come risparmiare?

Di seguito alcuni consigli per boicottare il caro scuola:


  • Acquistare libri usati E’ una soluzione che permette di risparmiare solitamente il 50% del prezzo di copertina ed è preferibile farlo direttamente da altri studenti, altrimenti si può provare nelle bancarelle dell’usato o nelle apposite librerie. Anche se l’edizione è cambiata è sempre bene dare un’occhiata ai volumi, spesso i vecchi testi sono compatibili con il nuovo programma, perchè le modifiche non sono rilevanti. Poniamo così un freno alle case editrici che con il tacito accordo dei professori fingono di avere nuove edizioni dei libri per obbligare le famiglie ad acquistarle, versioni che si differenziano solo per un diverso ordine degli argomenti o per l’aggiunta di qualche pagina. Prima di metter mano al portafogli è conveniente accertarsi se l’edizione “nuova” è realmente tale. Le nuove edizioni del libro di testo devono recare l’indicazione delle modifiche resesi necessarie.
  • Acquisti all’ingrosso. E’ questa una iniziativa che andrebbe presa dalle scuole. Alcune infatti acquistano i libri di testo per conto di tutti gli studenti, in modo da risparmiare sull’acquisto grazie al grande quantitativo e all’ordine all’ingrosso.
  • Condividere i libri Mettersi d’accordo col compagno di classe con il quale solitamente si fanno i compiti ed acquistare un solo testo per poi condividerlo da buoni amici.
  • Scambio di libri. Da non sottovalutare l’opportunità che offrono i siti web di compravendita o di scambio di libri usati, come quelle che si trovano nella bacheca virtuale di www.studenti.it o di www.libridea.it
  • Comodato d’uso. E’ una forma di prestito. Può essere realizzato in diversi modi.

Quello più comune prevede un contratto tra scuola e famiglia. La prima si impegna a consegnare i libri di testo, la seconda a restituirli in buone condizioni alla fine dell’anno scolastico. In caso il libro venga consegnato danneggiato o non venga restituito, lo studente dovrà riacquistare il testo. Nelle scuole di Friuli e Trentino questa agevolazione è applicata spesso.

  • Prestare attenzione alle vendite della GDO (grande distribuzione). Alcuni ipermercati hanno incominciato a vendere libri di testo con sconti considerevoli rispetto ai canali di distribuzione tradizionale.

Attualmente li praticano Auchan, Iper, Carrefour ecc. Prenotando i libri scolastici negli ipermercati si può godere del 15% di sconto sul prezzo di copertina, anche del 20% per chi ha una fidelity card. Lo sconto si traduce spesso in un buono spesa. Si può trovare il dettaglio dei punti vendita cliccando sui link delle associazioni dei consumatori.

  • Libri on line. Negli ultimi anni c’è stato un progressivo avvicinamento tra la scuola è l’oramai indispensabile mondo di Internet. Si dunque ai libri online , di modo che lo studente possa scaricarli e leggerli direttamente dal computer. E’ importante dunque incentivare l’editoria elettronica (e-book) per risparmiare ma essere anche sempre aggiornati e al passo con i cambiamenti che possono verificarsi, specie per le materie tecnico-scientifiche o per l’aggiornamento di mappe geopolitiche. Molti i portali e le enciclopedie gratuite sempre più diffuse e che potrebbero arginare il business dell’editoria scolastica tradizionale.
  • Informarsi sulla possibilità di fruire dei buoni sconto. In alcune Regioni e Comuni es. Milano, si assegnano a tutti gli studenti delle scuole medie indipendentemente dal reddito, un buono di 200 euro per il primo anno, ed una somma inferiore per i successivi due. Molte amministrazioni locali emettono bandi di concorso per l’assegnazione di buoni libro alle famiglie maggiormente in difficoltà (facendo generalmente riferimento all’Isee, la situazione economica equivalente). Bisogna presentare domanda e attendere la graduatoria. Per il biennio delle scuole superiori alcuni Comuni prevedono anche delle forme di rimborso parziale.

E’ evidente che informarsi sui propri diritti rappresenta una prima forma di tutela. Non mi stancherò mai di ripeterlo.

Questa vicenda della tassa di iscrizione non obbligatoria o del tetto di spesa che non viene osservato dalle scuole, mostra, ancora una volta, poca chiarezza ed onestà nei confronti dei consumatori, che continuano a sentirsi ingannati e non garantiti nelle loro prerogative.

E’ necessario diventare parti diligenti, consultare abitualmente i siti delle associazioni dei consumatori, magari abbonarsi alle loro riviste e.. non abbassare mai la guardia.. consapevoli di contare e di poter dire la propria, abbandonando l’idea di stare un gradino sotto rispetto alle varie istituzioni, comprese quelle scolastiche.

D’altronde, nella veste di genitori, occuparsi durante l’anno scolastico con competenza dei propri figli è un punto a favore sia per gli adulti, che accrescono l’autostima, che per i figli stessi, che possono contare su validi modelli di riferimento.

Maria Cipparrone

(avvocato-counselor)