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Confronto sul tema della violenza sulle donne.


In seguito all’incontro con i rappresentanti della staffetta Udi, abbiamo voluto conoscere le considerazioni di due ragazzi, Alessandro Cinnirella e Caterina Marinelli del III A, in merito al problema della violenza esercitata sul corpo e sulla mente della donna.

“Credi che una manifestazione di questo genere possa contribuire a cambiare realmente l’attuale quadro sociale?”

Lei: Una manifestazione di questo tipo ha il preciso scopo di sensibilizzare e di chiarire quali siano i punti cardine della iniziativa. La sola manifestazione non può, senza dubbio, cambiare nella pratica le cose, ma è un primo passo verso il miglioramento e la prima consapevolezza nei riguardi di una realtà così grave che spesso non viene presa in considerazione. Le azioni pratiche, volte alla prevenzione, sono necessarie e costituiscono un momento di intervento attivo e sicuramente proficuo.

Lui: Una maggiore consapevolezza del problema, che in questo momento è come non mai urgente, è il punto di partenza per un cambiamento. In ogni caso, assistere ad una conferenza non basta: è chiesto ad ognuno di noi – uomo o donna che sia – di cambiare le modalità con cui ci si rapporta con l’altro sesso.

“Come interpreti i fenomeni di violenza oggi presenti nella nostra società?”

Lei: purtroppo fenomeni di questo genere, che vengono quotidianamente annunciati dai giornali,dalla televisione e dai media in generale, sono ancora frequenti nella nostra società,benché sembri che essa abbia raggiunto un discreto livello di progresso culturale. La violenza sulle donne è ancora un peso che grava sulla società e, nonostante ciò, non è sufficientemente considerata un esplicito elemento di intolleranza verso il genere femminile.

Lui: la recrudescenza del fenomeno della violenza sulle donne che sta aumentando, è secondo me, dovuta al fatto che l’essere umano è sempre più solo e questo porta alla formazione di un muro di impossibilità comunicativa: allora l’unica via possibile è la violenza, che è espressione di un malessere diffuso della società.

“Quali credi siano i metodi educativi e sociali per fermare questo fenomeno?”

Lei: Sicuramente il metodo migliore è quello di cercare di partire dalla coscienza di ognuno, che può essere l’unica vera fonte di cambiamento. La violenza di genere è un fenomeno così delicato nel quadro sociale che non può essere eliminato facilmente attraverso ronde o interventi superficiali, ma deve essere troncato sul nascere nelle intenzioni dei singoli. Proporre iniziative come questa è un buon modo per iniziare.

Lui: L’educazione, anzi, il recupero del dialogo e di un rapporto uomo-donna che non sia di opposizione ma costruttivo è la chiave di volta del problema. L’uomo e la donna, consci del proprio valore, ma anche della naturale diversità-pregio anziché difetto – devono ricominciare a guardarsi in faccia e a costruire insieme il loro futuro

In una società come quella italiana, che si autodefinisce moderna ed egualitaria, in cui dopo secoli di lotte per l’emancipazione e per il riconoscimento dei diritti delle donne ancora si assistono a fenomeni scandalosi di dominio e di sopraffazione nei riguardi della figura femminile, il nostro liceo ha voluto unirsi alla Rete delle donne di Cosenza per lanciare un messaggio forte e significativo contro ogni forma di violenza di genere.

Il Gioacchino da Fiore ha, infatti, partecipato attivamente alla manifestazione tenutasi nei giorni 19, 20 e 21 gennaio di quest’anno, organizzata dalla Rete delle Donne al fine di far proseguire la staffetta di un’anfora che unisce le donne in una lotta comune, promossa dall’associazione nazionale Unione donne italiane , per denunciare la presenza di un fenomeno che affligge da tempo il mondo femminile .

Giorno 19 un corteo formato dai rappresentanti delle varie associazioni che operano sul territorio provinciale per affermare i diritti delle donne e, dagli studenti delle scuole della provincia, tra cui primo fra tutti il nostro liceo, ha coinvolto la cittadinanza cosentina partendo da piazza Kennedy e proseguendo fino alla sede del palazzo comunale.

Durante la manifestazione si è data voce al disagio che ancora oggi affligge il genere femminile, in ogni campo di interesse, lavorativo, familiare e sociale.

Giorno 20 abbiamo accolto alcune rappresentanti della Rete delle Donne presso la scuola, confermando la nostra forte sensibilità rispetto a problematiche che riguardano i soprusi e le ingiustizie consumati sulla figura femminile, calpestando la dignità umana della donna.

Attraverso un dibattito aperto che ha visto partecipi attivamente molti studenti del terzo anno, è stata perseguita un’opera di informazione e di denuncia circa casi di violenza perpetuati sul corpo ma, spesso anche sulla mente, della donna.

Un messaggio importante che ha aperto gli occhi di noi tutti sulle modalità con cui la società intera, e non soltanto i singoli individui, consente ancora oggi che accadano casi di prevaricazione sociale, politica e lavorativa nei confronti del così detto “sesso debole”.

Dal costruttivo dibattito sono emerse alcune importanti considerazioni circa molti dei subdoli messaggi emessi dai mezzi di comunicazione e dalla classe politica, che fanno della donna un oggetto di potere e di sottomissione .

Attraverso spot pubblicitari e trasmissioni televisive che impongono al pubblico una mercificazione della figura femminile, si comprende come sia impossibile per la donne affermare la propria dignità umana e culturale in maniera onesta e seria all’interno della società.

Oggi più di ieri forse, la figura femminile è vista come incapace di pensare e agire autonomamente, senza l’aiuto e il supporto del’uomo maschio, che si dice capace di decidere per essa e di agire su di essa , esercitando quindi il proprio istinto dominante.

Nelle ultime settimane è emerso dalle notizie trasmesse dai vari telegiornali quanto sia reale e triste il fenomeno della violenza fisica nei confronti della donna, ma stenta ancora a farsi strada l’idea che la violenza sessuale sia la conseguenza di un sistema di valori – o forse è meglio dire di disvalori- per il quale la donna è sottomessa psicologicamente e culturalmente alla figura maschile.

Per affermare e dare dignità ai diritti e alla personalità della donna il nostro liceo ha preso parte a questa iniziativa, al fine di sensibilizzare noi giovani verso un nuovo modo di approcciarci al concetto di democrazia e di parità dei sessi , riuscendo a stimolare soprattutto le nuove donne del domani a ribellarsi verso ogni forma di prevaricazione e di sottovalutazione verso esse esercitata.

 

Roberta Caruso III A