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Dopo gli incontri con il Dottor Marchese e l’Avvocato Ida Mendicino.


Durante la settimana Penelope noi alunni della V A del liceo classico G. Da Fiore, insieme alla IV B,abbiamo avuto due incontri: il primo, martedì 3 febbraio col dottor Marchese, psicoterapeuta; il giorno successivo,invece, con la dottoressa Ida Mendicino, avvocato ed esperto di integrazione scolastica.

Durante il primo incontro con il dottor Marchese, abbiamo affrontato tematiche importanti e coinvolgenti riguardanti il mondo dei giovani quindi anche quello scolastico.

Inizialmente il dottore ci ha spiegato molto della sua vita per farci capire l’esatto momento in cui ha compreso la reale utilità dello studio; poi abbiamo affrontato altri argomenti, ad esempio le motivazioni che spingono una persona al suicidio oppure quelle del disagio interiore di un adolescente.

Il suo discorso relativo allo studio è stato particolarmente interessante, forse perché da buon psicoterapeuta aveva un modo di parlare così pacato ed allo stesso tempo ironico da attirare l’attenzione o forse perché non credevo ci fosse stato qualcuno più indeciso nella propria adolescenza di quanto lo sia io ora nella mia.

Spesso mi capita di pensare che le persone di successo come i grandi scrittori tra i quali un giorno io vorrei essere inclusa, o come questo dottore, abbiano avuto una costanza mostruosa nel perseguire ogni obiettivo senza farsi condizionare da nulla; beh, l’uomo che abbiamo incontrato e che ad alcuni sarà sembrato noioso, mi ha fatto capire che nella vita non bisogna per forza essere dei geni o persone impeccabili per ottenere ciò che si vuole.

L’incertezza così come la paura di deludere le aspettative altrui, non devono spaventarci, sono e saranno sempre parte di noi e ci aiuteranno comunque a trovare la nostra strada. Dobbiamo soltanto, in principio, renderci conto dell’importanza che ha per noi ciò che stiamo facendo.

Ora so che non è grave se non sono la studentessa perfetta, la figlia perfetta,l’amica perfetta, questo non importa.

Con le poche certezze che ho raggiungerò anche io il mio scopo, ricordando sempre come esempio quest’uomo che, pur avendo cambiato tante volte direzione, ha comunque raggiunto con successo la sua meta ed ora ha la stima di tutti.

Nonostante fossi ancora rapita da questo argomento ho cercato di seguire gli altri discorsi con la stessa attenzione.

Quando apprendiamo la notizia di un suicidio diventiamo improvvisamente molto tristi. Penso sia normale perché dispiace sempre a chiunque quando qualcuno si toglie la vita ed altrettanto normale è chiedersi quali sono le cause che spingono un essere umano ad abbandonare il mondo.

Il dottore ci ha spiegato che tutto ciò avviene nel momento in cui una persona scivola in una profonda condizione di rifiuto verso se stesso, verso gli altri o verso la vita. Ovviamente, se ogni parte del proprio corpo funziona correttamente, ciò vuol dire che non è ancora il momento di lasciare tutto e bisognerebbe continuare a vivere.

Il dottore ha ragione anche su un’altra cosa: la vita è nostra e possiamo farne ciò che vogliamo, bene o male che sia. Bisogna però rendersi conto che ci sono moltissime cose per cui vale la pena vivere ed è più coraggioso chi si batte per risolvere i problemi e non chi si arrende alla propria debolezza.

Tra i giovani questo è purtroppo un interrogativo molto diffuso, un pensiero che in alcuni momenti fanno tutti. C’è tanto bisogno di aiuto, affetto, comprensione e questa stessa necessità appartiene al disagio interiore di un adolescente forse perché è l’origine di alcuni brutti pensieri seguiti da brutte realtà.

Tante cose, tante azioni, possono farci sentire a disagio in quest’età in cui si è particolarmente fragili ed ogni sguardo ci fa sentire nudi di fronte al mondo che, pure quando lo cerchiamo nelle facce degli altri, sembra non accorgersi di noi.

E’ fin troppo semplice cadere nella rete dell’inadeguatezza, dell’ingenuità,anche della sofferenza, per cose che ai “grandi” sembrano di poco conto;è così semplice che prima o poi ci cadiamo tutti.

Dopo aver ascoltato il dottor Marchese ho consolidato il mio pensiero: anche se non vogliamo ammetterlo mai, i tanti disagi che “subiamo” ci fanno crescere più forti, ci preparano alla vita e fanno sì che per noi sia indispensabile solo la nostra presenza, sviluppano una sorta di autonomia che deve a poco a poco renderci persone adulte.

Quest’incontro mi è servito molto perché alcune volte per risolvere i propri problemi non serve solo parlare ma basta ascoltare e fare chiarezza dentro.

Il secondo incontro ha avuto lo scopo di informarci riguardo all’integrazione delle persone diversabili nella scuola.

A parlarci di questo argomento è stato l’avvocato Ida Mendicino la quale ci ha spiegato molto bene l’importanza di fare volontariato e favorire il benessere nella società di persone che non hanno nulla di inferiore rispetto agli altri ma che vengono trattate in maniera sbagliata non è giusto parcheggiare negli spazi predisposti appositamente, o non farli partecipare ai viaggi di istruzione. Non è giusto insomma che vengano discriminati.

Fare volontariato significa tendergli una mano, porgergli la propria amicizia, regalargli un sorriso che non costa nulla, ma gratifica la nostra anima che vive bene senza pretendere.

“Se da domani anche solo due persone intraprendono una attività, il loro piccolo aiuto sarà molto grande perché cambierà già qualcosa”; queste le parole di una donna che da tanto tempo si batte per i diritti altrui. Parole pronunciate dal cuore, cariche di sentimento e che illustrano una grande verità.

Anche questa esperienza è stata molto formativa dal punto di vista psicologico, perché spesso l’ostilità nasce da un pensiero errato.

Penso che per me, che cambio idea frequentemente, ogni qualvolta riveda qualcosa, sarebbe utile ripetere queste due giornate, forse fino all’infinito, così ogni volta potrei cogliere una diversa sfumatura e trovare nuove chiavi per aprire un’altra delle innumerevoli sfaccettature del mondo

 

Anna Perri – V°A