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Come si conciliano le tante sfaccettature del sé, con l’unicità della persona?


 

Approfondimenti tecnici


Carter Nix è uno psichiatra infantile. Da piccolo era stato sottoposto dal padre, famoso psichiatra che sembra si sia suicidato, ad alcuni esperimenti sul comportamento, che lo hanno segnato. Carter è attaccato quasi morbosamente alla figlia Amy e questo preoccupa Jenny, sua moglie. Cominciano strane sparizioni di mamme, bambini e baby sitter. Carter “incontra” Cain, suo fratello gemello e anima nera e si scopre che il padre non è morto e che ha condizionato il figlio a proseguire i suoi agghiaccianti esperimenti. Carter è infatti affetto da scissione della personalità e da pulsioni omicide delle quali ora rischiano di fare le spese Jenny e Amy. Thriller del 1992(con la regia di Brian de Palma) Doppia personalità, affronta il tema affascinante e, al tempo stesso “impressionante” e controverso della possibilità che, in ognuno di noi, alberghino più personalità, ben distinte fra loro.

Come stanno veramente le cose?

Cerchiamo di capirlo attraverso questo interessante botta e risposta.

La subpersonalità è un aspetto della personalità o del carattere?

Ma perché, scusi, il carattere, non è un aspetto della personalità?

Si ha ragione. Allora correggo la domanda. quali aspetti della personalità riguarda, in particolare?

Facciamo degli esempi pratici. Lei potrebbe essere, al tempo stesso, molto disponibile coi bambini e riottosa verso gli adulti.

Che poi è vero!

Jung avrebbe detto che lei, da questo punto di vista, sarebbe in possesso di due sub-personalità, una favorevole per i bambini, una negativa per gli adulti. Poi, magari, è disponibile verso i suoi colleghi educati e maldisposta verso quelli maleducati. In questo caso, sarebbero altre due subpersonalità.

Ma scusi, quello che lei ha descritto non è un modo di risposta coerente col tipo di persona o di evento che ho di fronte?

Si, questa è una definizione moderna. in passato, si chiamava sub-personalità. In aggiunta a ciò che le ho enunciato, possiamo anche prendere in considerazione gli aspetti riguardanti le qualità di energia vitale umana. Lei può reagire in maniera idonea, aggressivamente in maniera esagerata ed affettivamente in maniera inibita. Sono aspetti di sub-personalità. Cioè, laddove si tratta di portare fuori la sua razionalità professionale, può essere idonea ed adeguata, può essere violenta sul piano aggressivo, bloccata sul piano affettivo. Quindi, è come se lei fosse tre persone diverse.


Però questo, non dovrebbe dipendere da uno sviluppo diverso delle tre qualità di energia? Ancora non ho ben capito cosa sono, in sostanza, le subpersonalità.


Rappresentano il modo diverso di esprimersi, in funzione degli apprendimenti, delle qualità energetiche sviluppate e delle sollecitazioni. Il termine subpersonalità può essere sostituito con “umore e modalità di comunicazione”. Ci sono subpersonalità vecchie e profonde come il bambino interiore, il neonato, la madre, e il padre (che abbiamo assorbito nel rapporto con i genitori), che risalgono dal nostro inconscio quando cerchiamo di dialogare con le nostre parte più recondite. Alcuni esperti le identificano, alcune come “buone”, altre come “cattive”. Molte di queste subpersonalità ci aiutano fornendo assistenza e crescita. Altre sembrano distruttive o semplicemente inutili, principalmente perché si sono originate in stadi dello sviluppo che abbiamo superato. Queste parti hanno un peso differente nella nostra personalità complessiva a seconda di quanta energia rimane in esse. Ovviamente, più subpersonalità conosciamo, su maggiore chiarore possiamo contare per illuminare le parti più antiche del nostro inconscio. Le subpersonalità si sono formate, originariamente, per ragioni molto valide, come nostri protettori e sostenitori “da identificazione”. Il limite negativo è dato dal fatto che appartengono ai periodi di vita “da fasi transitorie”: se da una parte ci aiutano a sopravvivere attraverso modelli stereotipati a basso consumo mentale “da apprendimenti in scatola”, per contro possono manifestare pericolose limitazioni. Ad esempio, un bambino a contatto con un genitore alcolizzato che sviluppa una parte custode per cercare di mantenere la pace nella sua famiglia disturbata, può accorgersi che il suo sistema protettivo diventa un’oppressione, nella vita adulta. Perciò, è necessario maturare educare e “aggiornare” questi anfratti della personalità che, alcuni, chiamano come le sto spiegando, Subpersonalità.

Se esistono più subpersonalità, come si conciliano, queste, con l’unicità della persona?

Tante subpersonalità fanno parte di una sola struttura che reagisce in maniera differente, in base alle circostanze, come le ho spiegato prima.

Mi fa sentire disorientata l’idea che in me coesistano tante subpersonalità. A questo punto, io non so più chi sono!

Ma se fa analisi personale da anni, come fa a non sapere chi è?

Potrei anche essere un’assassina, in qualche situazione particolare!

Se ha acquisito l’apprendimento equivalente, la cosa è possibile, altrimenti non si può verificare neppure sotto ipnosi!

Allora, ogni subpersonalità corrisponde ad un tipo specifico di apprendimento, alla stregua degli algoritmi per i computer?

Si esattamente! Purtroppo il linguaggio convenzionale, porta a complicare la vita ai non addetti ai lavori. Il merito di Giovanni Russo (per ci ha avuto la possibilità di ascoltarlo o di “leggerlo”) consiste in approccio più semplice e divulgativo… più “contemporaneo”, insomma. Le faccio un esempio, per farle capire la differenza. Gli psicoanalisti parlano di eros e tanatos, cioè amore e morte, che si fronteggiano continuamente all’interno di ogni essere umano. Quindi, da una parte, voglia di amare e duplicarsi, attraverso la riproduzione, dall’altra, voglia di morire e di uccidere. Questo concetto non è semplice da studiare e da capire. Se, invece, lo semplifichiamo attraverso delle spiegazioni tecniche più comprensibili, possiamo affermare che in ogni essere umano esiste il bisogno di esprimere la propria energia, attraverso un lavoro, attraverso il proprio modo di essere e di relazionarsi con se stesso e con gli altri ma, al tempo stesso, più si attiva e più produce processi ossidativi che lo consumano (secondo ben noti principi della termodinamica), per cui invecchia. Anche se richiede qualche conoscenza di fisica, questo discorso è più accettabile, perché lo si sente più “vicino” alle cose della vita e meno dogmatico.

Bene, finalmente chiarezza! Mi consente un’ultima domanda?

Certo.

Ma è così difficile imparare a conoscere l’altro? Cioé… perché, per capire chi ci troviamo di fronte, abbiamo la necessità di ricorrere a strumenti tecnici come la mappa della personalità ed entrare, quindi, all’interno delle sue “stanze”?

“Noi non conosciamo le persone quando vengono da noi; dobbiamo andare noi da loro per sapere quel che sono” (Johann Wolfgang von Goethe)

Ho capito.

Bene, buona giornata.

 

G. M. – Medico Psicoterapeuta