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La porta della stanza del rag. Spintoni si spalancò all’improvviso e comparve, infuriato, il dott. Biondoni, che rivolto verso il ragioniere esclamò: «Stia attento, Spintoni, la sto osservando da diversi giorni, per non dire settimane, trascorre buona parte del tempo al telefono o risolve le parole incrociate invece di sbrigare le pratiche! È andato proprio in vacca. Ma, attenzione; posso chiedere il suo licenziamento e non ci saranno, mi creda, sindacalisti che potranno opporre resistenza; quando si va in vacca si perde anche il diritto alla difesa d’ufficio».


Spintoni impallidì, le parole del Capo del Personale lo avevano intimorito; non riusciva a capire, però, che cosa intendesse dire il dr Biondoni con l’andare in vacca. Glie lo spiegò un suo collega.

Noi cercheremo di spiegarlo agli amici lettori che sentono per la prima volta questo modo di dire, di uso, per la verità, popolare. «Andare (o buttare) in vacca», dunque, si dice di una persona che all’improvviso diventa svogliata e pigra, che delude, insomma le nostre aspettative; si dice anche di un affare i cui esiti non sono quelli sperati.

E le vacche che cosa c’entrano? C’entrano perché così sono chiamati i bachi da seta che, ammalati, non fanno più il bozzolo. Si dice, infatti, che i bachi da seta vanno in vacca quando si ammalano di giallume: si gonfiano (diventano “vacche”) e non fanno più il bozzolo.

In senso metaforico, quindi, le persone che vanno in vacca non producono più come prima o come ci si aspetterebbe.

Pubblicato su Lo SciacquaLingua

A cura di Fausto Raso

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