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Uno specialista ortopedico ci presenta un metodo diagnostico e curativo per le patologie della colonna vertebrale.


Sin dal 1969 esiste presso la Università di Parigi VI (Facultè Broussaís – Hotel Dieu) una cattedra di Medicina Ortopedica e Terapia Manuale affidata al Prof. Robert Maigne.

Egli stesso constatava, in contrasto con le concezioni osteopatiche allora in uso, che l’elemento determinante di una patologia vertebrale non era una perdita di mobilità ma il dolore del segmento vertebrale, ben evidenziabile da un esame obiettivo accurato. E’ proprio a questa disfunzione dolorosa vertebrale che egli attribuì il termine di disturbo intervertebrale minore (D.I.M.).

Conseguenze di traumatismi, di sforzi falsi movimenti, di errori posturali o statici, questi “disturbi intervertebrali minori non sono evidenziabili radiologicamente.

Possono riguardare segmenti radiologicamente normali così come segmenti che presentano alterazioni rx – grafiche.

L’esperienza ormai consolidata da parte della Scuola Francese di Ortopedia Manuale porta ad affermare che il D.I.M. determina là maggior parte dei comuni dolori di origine vertebrale.

E’ indubbio che la radiologia negli ultimi anni ha compiuto progressi stupefacenti consentendo di diagnosticare e documentare lesioni patologiche gravi del rachide di natura infiammatoria, infettiva, tumorale e traumatica con l’ausilio di immagini sempre più belle che rivelano qualunque lesione degenerativa o altra anomalia, ma spesso il legame tra queste e la sofferenza del paziente è difficile da definire.

Si conosce da molto tempo la frequenza di artrosi vertebrali e discopatie importanti totalmente indolori ; ora sappiamo, e la pratica clinica quotidiana ce lo conferma, che esistono ernie discali perfettamente evidenziate alla tac, che non generano alcuna sofferenza, d’altronde molti soggetti lamentano sintomi dolorosi ben reali, mentre gli esami più sofisticati offrono risposte disperatamente normali, o rivelano lesioni così banali che è ben difficile ritenerle responsabili.

Ecco entrare in gioco la disfunzione vertebrale segmentaria (D.I.M.) ed il disturbo neurotrofico ad esso collegato che prende il nome di “sindrome cellulo – tenoperiostio-mialgica” responsabile di quei dolori ingannevoli pseudo-radicolari, pseudo-articolari e pseudo-viscerali riferiti a distanza,

Sulla base di queste concezioni innovative, che vanno ad integrare le conoscenze di semeiologia e patogenetica tradizionali, ci è permesso di venire a capo di situazioni dolorose comuni mal etichettate e di fatto mal curate.

Il trattamento manipolativo si prefigge lo scopo di ripristinare la normale funzione del segmento vertebrale attraverso manovre manuali mirate, secondo la regola del “non dolore e del movimento contrario” a dire che la manipolazione deve essere condotta in maniera dolce, indolore , secondo la direzione opposta a quella che provoca dolore al paziente e quindi con un movimento esattamente contrario a quello limitato.

Per meglio comprendere la efficacia di tali regole comportamentali tipiche di questa scuola, si suole portare ad esempio il blocco di un cassetto di una scrivania nel mentre che si cerca di aprirlo laddove secondo la teoria osteopatica si procede a forzare per sbloccare, con le conseguenze che ben possiamo intuire; Maigne propone invece una soluzione dolce, indolore, atraumatica che nel caso portato come esempio si traduce in un tentativo di richiudere per poi ritrovare con assoluta certezza e grande stupore uno scorrimento libero.

La maggior parte dei casi infatti dopo una visita accurata ed una diagnosi precisa del segmento da manipolare, un gesto manipolativo ben condotto dà un recupero completo del movimento perduto che appare pertanto libero, indolore per il paziente con piacevole stupore da parte di quest’ultimo.

Talora, soprattutto in situazioni dolorose croniche, sono necessari trattamenti manipolativi successivi di mantenimento secondo una frequenza da stabilire caso per caso ed a questi si fa seguire un trattamento rieducativo che mira al recupero del disordine posturale – statico .

Di sicuro valore scientifico tale metodica, riconosciuta in campo medico mondiale ha arricchito il bagaglio delle nostre conoscenze frutto dì lunghi anni dì studio e con esse si completa permettendo la risoluzione di numerose patologie con il fascino e la eleganza di una tecnica manuale senza il ricorso al farmaci spesso non bene accetti dal paziente.

Un sentito grazie, pertanto, al Prof. Maigne che mettendo a punto tale metodica, ci ha messo m guardia nel confronti di talune patologie riflesse ovvero avvertite a distanza dal paziente come accade nei falsi dolori del ginocchio, dell’anca, nelle pubalgie di origine vertebrale, così pure nelle sempre più frequenti cefalee di natura cervicale fornendoci un arma diagnostica e terapeutica di indubbio valore.

Dr. Nicola Capparelli – Specialista in Ortopedia