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Moltissimi luminari italiani, per poter lavorare al riparo da difficoltà legate a retrive concezioni “accademiche” e ad una rassegnata visione nazionale di ricerca scientifica di serie “B”, sono costretti a studiare, insegnare e “brevettare”, sotto l’ombrello protettivo degli Stati Uniti D’America, in cui si è capito che, una “mente al lavoro” rende più di tanti “compagnucci delle parrocchiette“. Un patrimonio mentale all’avanguardia è, in questo modo, al servizio delle Università, delle industrie e della economia a stelle e strisce. L’alternativa consiste nel restare in Italia e morire anzitempo, corrosi dalla rabbia per le angherie subite dai soliti, mediocri, potentati che appannano le Università nazionali. Emblematico è stato l’esempio di Dulbecco che qualche anno fa, rinunciando alla direzione della ricerca in Italia, amaramente, ha dovuto accettare l’idea che, da noi, NON SI FA SCIENZA (e nemmeno fantascienza), è misera cosa, essere apprezzati per le capacità machiavelliche di tessere ragnatele di interessi atte a mettere d’accordo “appetiti” diversi (uno dei pochi campi in cui eccelliamo). Fra un po’, tutte quelle attività realizzate nelle “fabbrichette” brianzole… PER LEGGERE TUTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.


…o negli scantinati del Napoletano (a basso contenuto tecnologico e fuori da tutele sindacali) si trasferiranno ad Est ed in Oriente. Questo è il next-step. Esiste una sola ricetta: investire sulla ricerca e sullo sviluppo “compatibile” per la creazione di realtà scientifiche, industriali ed imprenditoriali a dimensione europea… prima che sia troppo tardi!