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Timidezza, tic, fobie, ossessioni… e tante altre manifestazioni “sintomiche”.



 

SFPID

Nella mia esperienza clinica di psicoterapeuta, ho avuto modo di poter osservare e affrontare molti ragazzi (di varia età) con disturbi diversi : “timidezza, aggressività, insicurezza, tic, fobie, ossessioni, anoressie, depressioni, etc.”

Dopo l’accertamento che quei “particolari disturbi” non avessero una causa organica, d’accordo con i genitori, si è proceduto verso un lavoro analitico.

La terapia infantile non investe solo il bambino ma coinvolge tutti coloro che si occupano di lui (figure parentali o meno), che interagiscono con lui ed hanno un’influenza determinante per la produzione di conflitti, disturbi e difficoltà di varia natura.

Un’accurata indagine dell’ambiente è fondamentale per produrre un quadro conoscitivo sul tipo di personalità dei genitori, sull’educazione ricevuta, sul rapporto con i fratelli, con altri familiari, con gli amici, sulle attività svolte durante il tempo libero, la situazione scolastica ed i problemi di adattamento.

Si realizza così la “raccolta dei dati” che porta gradualmente alla “scoperta“, alla “consapevolezza“, alla “accettazione” della necessità di produrre il “cambiamento delle idee“.

Tale cambiamento, operativamente, avviene in famiglia, con la sostituzione di quegli apprendimenti che, ad una verifica di logica, sono risultati scorretti.

Il SISTEMA-FAMIGLIA cambia e il sintomo scompare.


I membri della famiglia crescono perché hanno rivisto, sostituito, integrato le loro idee.

L’applicazione clinica mi ha permesso di verificare l’efficacia del modello analitico ad “Indirizzo Dinamico” di Giovanni Russo, mediante il quale io opero.

L’intervento sulla crisi, lo sblocco di stati preoccupanti, la “mobilizzazione” di energie in conflitto, la creazione di nuovi equilibri, a poco a poco, porta a vedere dei cambiamenti.

Ad esempio:

  • l’ossessivo smette di compiere i suoi cerimoniali;
  • l’aggressivo diventa disponibile e collaborativo;
  • il disadattato scolastico si integra nel gruppo;
  • il fobico non soffre più di paure immotivate;
  • l’anoressico riprende ad alimentarsi serenamente.

Le tecniche di cui mi avvalgo sono, tra le altre :

  • Il colloquio verbale;
  • l’osservazione del non verbale;
  • il gioco spontaneo o guidato (che nel piccolo bambino è l’espressione del linguaggio;
  • la narrazione ed il completamento di favole (per l’osservazione dei processi associativi ed emotivi);
  • il disegno in tutte le sue forme;
  • l’esecuzione di lavori;
  • le rappresentazioni sceniche;
  • Gli esercizi che tendono a migliorare e ad armonizzare certe insufficienze funzionali ( come nella terapia della dislessia o nel trattamento psicomotorio nei bambini le cui prestazioni appaiono insufficienti o disturbate).

Alcune espressioni da parte dei genitori verso i propri figli, non consentono loro di vivere la propria vita di bambino o di ragazzo.

Ne elencherò alcune: “Non toccare quest’oggetto perché lo rompi!” – “Se non obbedisci, ti arrivano due ceffoni !” – “Sei il solito buono a nulla, mi fai sempre arrabbiare !” – “Usciamo insieme, a condizione che non ti fermi per toccare ogni cosa!”.

Io fornisco alcune spiegazioni basilari al genitore il quale, non avendo praticato studi specifici, può ignorare ciò che è più corretto per il proprio figlio.

ogni essere umano ha necessità di sviluppare le proprie potenzialità, per poi poterle utilizzarle correttamente. Tali potenzialità sono rappresentate dal movimento in armonia (energia aggressiva), dai sentimenti (energia affettiva), dallo sviluppo dell’attività mentale elaborativa logica e razionale (energia neutrergica );

Ogni essere umano ha la necessità di imparare tutto, per crescere e maturare Quindi allenarsi, fare errori, agire, chiedere, rompere, conoscere è utile per acquisire, con le giuste spiegazioni, le conoscenze.

Inizia così per il figlio il lungo cammino dell’attraversamento delle normali “fasi transitorie” che lo portano ad identificarsi con uno o più modelli, a competere con gli altri, ad esprimersi in maniera autoritaria pur essendo un gregario, a studiare senza convinzione, a voler appartenere ad un gruppo, a voler esprimere sesso senza amore.

Durante le fasi transitorie il ragazzo frequenta gruppi omogenei ed eterogenei e può apprendere e mettere in atto sistemi e comportamenti sbagliati (ritenuti idonei per appagare i bisogni); al tempo stesso, manifesta reazioni di piccola, media e massima espressione di aggressività o violenza (verso se stesso e verso gli altri) che portano il genitore ad etichettare il figlio come asociale, nevrotico, aggressivo etc…

Tali manifestazioni sono soltanto il risultato di uno sviluppo disarmonico della sua energia e dei suoi sbagliati apprendimenti.


L’analista, lavorando col genitore, fa presente che i tempi d’impegno e di spiegazione dell’adulto non coincidono con i tempi lenti e lunghi di assimilazione e applicazione del ragazzo.

Il genitore spesso, dimentica di essere stato bambino, di aver vissuto insoddisfazioni, difficoltà, momenti di inadeguatezza; pertanto, di fronte al figlio manifesta disappunto, lo rimprovera, lo punisce, gli impone divieti.

Questi sistemi non sono risolutivi ma creano nuovi dissapori nel rapporto genitori – figli.

Spesso il genitore mi comunica che, nel soddisfare le proprie esigenze, il figlio è impaziente, impulsivo, avido, si precipita sull’oggetto delle sue brame, non sa attendere.


Io spiego che ciò è normale, perché il figlio è egocentrico (stadio infantile, dove il mondo esiste in funzione di sé); faccio presente che non si può frustrare continuamente il ragazzo, altrimenti egli elaborerà schemi di difesa (cioè reazioni alle frustrazioni) di varia natura :

  • opposizione o rifiuto del cibo (diventerà anoressico);
  • rifiuto dello studio, dei genitori etc.;
  • produzione di disturbi ( quali risultati di conflitti emozionali) che serviranno per una richiesta d’aiuto.

Spiego al genitore che il concetto di educazione tradizionale non favorisce il corretto stato energetico del bambino, il bisogno di conoscenza, di acquisizione di dati, di comprensione, di fare esperienza.

Non è possibile pensare che il messaggio spiegato dal genitore possa essere introiettato subito dal bambino e fatto proprio.

Il messaggio va ripetuto, rinforzato: in questo modo, il ragazzo fa esperienza. I risultati di tale esperienza, vanno rivisti, capiti, valutati e così, a poco a poco il ragazzo costruirà la sua IDEA di maturità.

Giorno dopo giorno farà chiarezza su ciò che è giusto e su quello che è scorretto, per sé e per gli altri.

Tra gli altri miei obiettivi lavorativi, vi è quello di fare consapevolizzare al giovane che la competizione con gli altri non è utile quanto invece, può esserlo la competizione con se stesso.

Altri concetti trasmessi, riguardano l’affermazione sugli altri che si deve sostituire con la conoscenza e la gestione della propria vita (l’affermazione con se stesso).

Pian piano, il ragazzo:

  • comprenderà come costruire l’autostima (svincolata dal giudizio degli altri);
  • comprenderà la necessità di occuparsi di lui in maniera positiva;
  • svilupperà l’egoismo positivo, cioè tenderà a soddisfare i suoi bisogni nel rispetto della sua persona e degli altri (uguale a lui);
  • Imparerà un rapporto di scambio (affettivo, aggressivo, mentale) corretto, per vivere con gli altri, in pacifica convivenza, nel rispetto della libertà relativa.

 


Sara Rosaria Russo – Psicologa Psicoterapeuta (Direttore Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico)