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La comunicazione in pubblico


 

Approfondimenti tecnici

 La comunicazione in pubblico segue delle regole proprie, distinte da quella relazionale dove bisogna confrontarsi con un unico interlocutore e non invece con una serie indifferenziata di persone. Parlare in pubblico non significa semplicemente esprimere dei concetti, ma trasmettere dei messaggi per conseguire un obiettivo.

La prima operazione da effettuare, prima e durante la gestione di un uditorio, consiste nel “lavorare” su se stessi per modificare la propria percezione interna; è da tener presente, inoltre, che lo stress, entro certi livelli, è sempre funzionale poiché innalza la soglia dell’attenzione ed aumenta la percentuale di adrenalina nel nostro corpo. Possiamo dire che rappresenta la “benzina” ideale per un’ottimale accensione dei nostri motori emozionali ed intellettivi.

  • Il peggior nemico del parlare in pubblico è la monotonia;
  • Non esistono materie noiose ma solo oratori monotoni;
  • Si può imparare a diventare bravi oratori


L’oratore efficace è quello che usa il proprio corpo e la propria voce come “armi” potenti e utili per attirare l’attenzione o sottolineare i passaggi più importanti. Non basta avere un qualcosa da comunicare, l’importante è “come” lo comunichiamo in pubblico che è decisivo perché il messaggio colga il bersaglio. Il contenuto certo non è da trascurare, ma la sua forza ed il suo impatto, sono prodotti da come viene comunicato.

Gestire lo stress è una delle necessità maggiormente sentite da chi parla davanti a più persone in quanto lo stress non solo ci può bloccare nella vita professionale, ma anche in quella personale: per questo è importante conoscere le tecniche per tenerlo sotto la soglia critica e sfruttare l’adrenalina per aumentare le proprie performance.

Vi sono delle tecniche, ormai ampiamente diffuse, che possono essere sfruttate al fine di evitare l’insorgere di questa situazione e che nel contempo permettono una performance efficace. “La mente non ha bisogno come una vaso di essere riempito, ma piuttosto come legna, di una scintilla che l’accenda e vi infonda l’impulso della ricerca e un amore ardente per la verità”(Plutarco)


Innanzitutto il consiglio da dare è quello di tenere sotto controllo la respirazione, un po’ come quando si fa sport perché servirà a mantenere il controllo di se stessi e quindi della performance. Bisogna provare ad arrivare nella sede in cui si svolge l’intervento con largo anticipo rispetto agli altri partecipanti in quanto è importante che si abbia il tempo di osservare il luogo perché la sua conoscenza darà una posizione di maggior potere e di controllo rispetto agli altri, sarà un po’ come sentirsi a casa propria.

Solitamente per simboleggiare un intervento di publick speaking si fa ricorso all’uso di una metafora che è quella del viaggio in aereo che comprende il decollo, il volo e l’atterraggio.

Nel decollo bisogna presentarsi e preannunciare di cosa si parlerà, durante il volo si espongono i concetti ed infine in fase di atterraggio ci si congeda dal pubblico in maniera morbida e sintonica, con l’obiettivo di far sì che, soddisfatti del servizio offerto, essi decidano anche in futuro di servirsi della medesima linea aerea per effettuare i loro viaggi.

La prima fase del viaggio è quella fondamentale ed in funzione di essa, infatti, verranno fornite alla platea le informazioni principali per percorrere assieme un cammino, essendo questo il momento in cui il pubblico maturerà la prima impressione sul comunicatore. E’ possibile, ad esempio, iniziare l’intervento con una semplice pausa guardando l’uditorio per dare l’impressione di studiarlo, per poi iniziare a parlare. E’ importante, però, che la pausa in questione non duri troppo a lungo, in quanto ciò potrebbe spazientire chi sta davanti, creando dei presupposti “pericolosi” per una buona prosecuzione del viaggio: questa è la fase cruciale dell’intervento di publick speacking e se si dovesse perdere l’attenzione dell’uditorio in questa fase difficilmente verrà recuperata nel proseguo

Dopo aver spiegato l’obbiettivo generale dell’intervento, è necessario richiamare l’attenzione di ogni partecipante perché, per svariate ragioni, potrebbero non trovarsi nella condizione ideale per apprendere: per condurle in uno stato positivo, un ottimo metodo è quello di invitare i partecipanti a concentrarsi sulle motivazioni che li ha spinti a partecipare all’incontro: in pratica si tratta di indirizzare il loro focus lontano dalle esperienze immediatamente passate e di dirigerlo verso il futuro, verso ciò che aspirano di ottenere nella loro vita personale e professionale. Un’alternativa interessante potrebbe essere quella di presentare il proprio discorso con una domanda retorica, un aneddoto od una metafora: “Vi è mai capitato di partecipare ad un incontro vertente sulle tecniche di comunicazione, prima di oggi?”


Elemento importante da tenere presente per agevolare l’apprendimento e che tutti gli essere umani percepiscono la realtà attraverso i sensi e se ne fanno una immagine interna anche in base a quelle che sono state le loro esperienze passate. Pertanto i messaggi provenienti dall’esterno, vengono “filtrati” in funzione dei sistemi rappresentazionali, che sono di tre tipi: il sistema visivo, che è quel particolare filtro mentale che dà rilevanza, nell’atto della percezione alle immagini, il sistema auditivo che invece dà importanza ai suoni ed il sistema cinestesico, che si fonda principalmente sulle sensazioni e sulle emozioni.

I sistemi di apprendimento non sono uguali per tutti, difatti alcuni preferiscono ricevere le informazioni tramite il senso della vista, altri quello uditivo altri infine sono influenzati dalle sensazioni ed emozioni che sappiamo suscitare in loro; essendo praticamente impossibile avere un uditorio dove tutte le persone hanno il medesimo sistema rappresentazionale, è opportuno ricorrere a degli accorgimenti:

  • Ricorrere all’utilizzo di parole neutre che consentono alle persone di apprendere il senso delle cose nel modo che preferiscono
  • L’altro sistema è quello di utilizzare tutti e tre i sistemi rappresentazionali e per fare ciò bisogna aumentare la propria capacità di essere flessibile al proprio sistema e di adeguarsi a quello dei nostri interlocutori.

 

Quando si parla in pubblico uno dei problemi di maggiore complessità e come utilizzare le mani perché pare che questa parte del corpo costituisca quasi un elemento di fastidio e di distrazione.

A tal scopo è stato predisposto uno schema che spiega i diversi utilizzi che si possono fare delle mani e dà vita a delle specifiche categorie:

  • Appianatore: Fisiologia simmetrica, posizione eretta, mani in movimento, palmi rivolti verso il basso che si muovono in giù e si allargano lateralmente come a voler dire : ” Ecco come stanno le cose” , ” La verità è questa” e va spesso abbinata a delle pause e con un uso del tono di voce discendente.
  • Compiacente: Fisiologia asimmetrica aperta, palmi rivolti verso l’alto che si muovono verso in sù come a voler dire: ” Aiutatemi”, ” Sono aperto”, ” Voglio compiacervi”. Osservate la differenza di stato quando assumete questa posizione con la comunicazione non verbale parliamo principalmente a noi!
  • Accusatore: Asimmetrico: si sporge verso in avanti e punta il dito come per dire : “E’ colpa tua” , “Hai sbagliato” da utilizzarsi solo in casi estremi e mai rivolto ad una persona in particolare, ma il gesto va fatto indicando la parte alta dell’aula dove non si trova nessuno. L’aspetto positivo è che genera energia nell’aula e quindi può anche essere utilizzato per dare potere ad un individuo come a dire ” Tu puoi farlo…”
  • Computer : Asimmetrico, mano sotto il mento o braccia conserte, posizione del pensatore come per dire: ” Sono l’autorità” ; ” Sono logico, razionale, e pratico”, ” Io vi propongo i fatti”. Vengono utilizzate parole astratte ed un tono di voce monotono e può essere utilizzata per dire ” Stò riflettendo, stò pensando quello che mi hai detto” in caso di un intervento da parte del pubblico dimostrando così grande attenzione.
  • Confusionario: Fisiologia assimetrica, angolare,sconnesso e incongruo per dire : ” Non stò bene” , ” Non è colpa mia”. Sembra come se il corpo andasse in tante e diverse direzioni e crea distrazione nel pubblico. Il tono di voce è fluttante ( alza ed abbassa, veloce e poi lenta ). Può essere utilizzata per disarmare gli scocciatori in quanto disperde l’energia dell’accusatore ” Bè…non so…potrebbe essere…” ” Oh davvero…”

Affinchè una comunicazione sia efficace occorre tenere ben presente la motivazione all’apprendimento dei nostri interlocutori e pertanto sono state individuate quattro categorie di ascoltatori.

I presidiatori

Costoro hanno una autopercezione della conoscenza dell’argomento alta ( sono convinti di conoscerlo bene) e sono portati a conservare e mantenere le proprie convinzioni con una certa ostinazione, presentando comportamenti di distacco e di conflitto nei confronti dei propri interlocutori.

La strategia per catturare la loro attenzione consiste nel mettere in crisi le loro conoscenze, ma con serenità, evitando atteggiamenti di scherno portatrici di disagio. Bisogna aiutarli a scoprire nuove prospettive per superare la loro rigidità che spesso è causata dalla insicurezza.

Gli Alieni

Hanno una bassa autopercezione della conoscenza nel senso che sono convinti di conoscere poco l’argomento ma si reputano soddisfatti del grado delle loro competenze. Per catturare la loro attenzione bisogna diminuire il loro livello di soddisfazione sulla competenza enfatizzando la rilevanza e l’importanza dell’argomento.

Gli Arrabbiati

Sono coloro i quali hanno una bassa autopercezione della conoscenza e cioè sono convinti di sapere poco l’argomento ed è bassa anche la soddisfazione relativa. Si tratta di persone che sono ansiose di apprendere avendo aspettative troppo elevate nei confronti dei docenti e quindi si arrabbiano perché le sue richieste non vengono soddisfatte. Per ottenere la loro attenzione bisogna utilizzare una comunicazione ricca di informazioni e di approfondimenti.

I Masochisti

Hanno un’alta autopercezione della conoscenza ma ricavano scarsa soddisfazione dal proprio grado di competenza: pur essendo molto competenti non riescono ad essere soddisfatti. Per ottenerne l’ attenzione bisogna riconoscere la loro competenza, ricorrendo all’empatia e con una buona dose di partecipazione emotiva.

 

Uno dei momenti di maggiore complessita è che durante l’intervento, può capitare di dovere gestire situazioni “scomode”, come nel caso delle obiezioni che, in fase di dibattito in aula, emergono con una puntualità sconcertante. In questi casi bisogna gestire l’uditorio in maniera tale da non subire battute d’arresto, dando l’impressione agli interlocutori di essere preparati e di sapere fronteggiare la situazione. Innanzitutto c’è da tenere presente sempre che le obiezioni sono normali e spesso sono necessaria e affinché si possono realmente comprendere le esigenze degli interlocutori e soprattutto il loro modo di ragionare. E’ importante restare aperti di fronte ad ogni contestazione, evitando di prenderla come un attacco personale ed accoglierla come un fattore di crescita: così assumerà un’accezione positiva non solo di fronte a colui che avrà contestato quello che viene detto, ma soprattutto davanti all’intera platea. C’è da ricordare che spesso l’obiezione non è altro che una semplice richiesta di ulteriori informazioni e quindi bisognerà smorzare la polemica, rassicurando il “contestatore” sugli eventuali dubbi e proponendogli eventuali alternative affinché la sua posizione subisca delle variazioni.

Infine abbiamo la delicatissima fase dell‘ATTERRAGGIO: l’aereo ha compiuto il suo percorso e si inizia a virare per avvicinarsi alla destinazione finale: è di fondamentale importanza, a questo punto evitare gli atterraggi di “emergenza”, oppure di raggiungere la destinazione in modo brusco ed inaspettato. Bisogna cercare di toccare terra in maniera soave e delicata in modo tale da lasciare, nella mente dei passeggeri, un ricordo positivo ed evocativo di tutto il viaggio.

Per ottenere questo bisogna innanzitutto evitate i falsi atterraggi, ossia non dare l’impressione che l ‘intervento stia giungendo al termine, quando, poi, in realtà, si ha l’intenzione di procedere ancora nel discorso. Inoltre si deve evitare di concludere il dibattito senza preavviso, poiché ciò troverebbe l’uditorio impreparato provocando degli effetti non previsti e generando scontento, o peggio, sottraendo efficacia a quanto espresso fino a quel momento. Forse, la maniera più efficace ed incisiva per terminare è quella di utilizzare un aneddoto od una metafora, poiché rafforzano i concetti, evocano immagini, suoni e sensazioni all’interno dell’uditorio e consentono, pertanto, di imprimere un marchio, se non indelebile, almeno duraturo nella mente e nei ricordi degli interlocutori.

Bibliografia:

  • La Pnl nella Formazione – Castelnuovo, Ceriani, Colantonio
  • Comunicare in pubblico magicamente – Tad James e David Shephard


 

 


Dott. Alessandro Allaria – Formatore e consulente aziendale

www.contrattiesocieta.com