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Per non restare al buio, ancora…


Appena due settimane or sono l’Italia intera è stata avvolta da un’oscurità totale che ha fatto riemergere, in noi tutti, ancestrali paure, inutilmente esorcizzate da flebili candele o dai fari di qualche automobile, laddove ancora circolavano per le strade, come a Roma.

A distanza di quindici giorni, ancora, ci sono sconosciute le vere cause di quanto accaduto; ed il mistero permane, accrescendo timori, illazioni, ed apocalittici presagi, mentre dovrebbe essere, ormai, a tutti palese la causa prima di quanto è successo; perché, nell’era della comunicazione globale, con la collana di satelliti meteorologici, militari, radio – televisivi, col grande orecchio di ECHELON che intercetta tutti i nostri messaggi telefonici, un evento simile è stato perfettamente analizzato e capito da chi controlla la produzione, la organizzazione, l’utilizzazione e la diffusione delle fonti energetiche.

L’energia elettrica è prodotta da due grandi fonti generatrici : il petrolio che alimenta le centrali termiche e l’uranio, per quelle nucleari; ci sarebbero anche quelle idroelettriche, le più pulite, dal punto di vista dell’inquinamento ambientale, ma il loro numero, necessariamente limitato, non può soddisfare l’insaziabile domanda di energia che proviene sia dagli usi domestici che da quelli industriali; ed allora siamo condannati a subire, in un futuro, non più tanto lontano, i cataclismi che, da qualche tempo, violentano le terre e le popolazioni dei continenti; perché la natura, armonizzata dalle sue infallibili ed eterne leggi, non accetta la violenza dell’uomo, la superbia della scienza, la protervia della relativa tecnologia; né l’uomo, può sostituire l’armonia dell’universo con le sue utilitaristiche valutazioni.

Qualcuno ha cominciato a lamentare la mancata attuazione sul nostro territorio nazionale delle centrali atomiche, proponendone, oggi, la riprogrammazione, dimenticando la tragedia di CHERNOBYL, o lo scampato pericolo del mal funzionamento della centrale atomica di TRHEE MILES YLAND, negli Stati Uniti, negli anni 70, per fortuna tamponato, ma che ha determinato la morte per malattie degenerative di alcuni operai dell’impianto, e di alcuni abitanti delle zone limitrofe.

E recentemente, in Giappone, si è verificato un altro guasto ad una centrale atomica, del quale sconosciamo quali siano state le conseguenze per quelle popolazioni.-

Voler ritornare al nucleare è rimedio peggiore del danno che le centrali termiche stanno determinando nell’atmosfera; e non risponde al vero che le centrali nucleari, ancorché rese sicure sotto ogni punto di vista tecnologico, non producano violenze nell’ambiente e sugli esseri viventi, anche nelle migliori condizioni di funzionalità; infatti, basta osservare la campagna circostante le attuali centrali atomiche, la flora relativa, per constatare non solo la degenerazione di alcune coltivazioni, se non addirittura la morte delle piante più delicate, oltre alle alterazioni genetiche di neonati ed animali: il che sta a significare che un minimo, ancorché impercettibile, di radiazioni fuoriesce, continuamente ed impercettibilmente, da queste centrali.

Possibile che nessuno scienziato, nessun politico, nessuna organizzazione ambientalistica ha saputo organizzare un movimento di protesta generale tendente ad abolire, anzi, a spegnere le centrali atomiche disseminate in Francia, Germania, Inghilterra, Svezia, Norvegia, Belgio, Olanda, Danimarca, insomma ,in quasi tutta l’Europa ? E se una sola di queste bombe nucleari dovesse esplodere ?!?

Gli è che anche noi, cittadini d’Europa, non sappiamo utilizzare l’energia elettrica, ma siamo portati ad uno sperpero sconsiderato della stessa ; quante volte lasciamo accese le luci di casa in pieno giorno, o ci secca spegnere l’interruttore del televisore, o lasciamo scorrere, inutilmente, litri di acqua calda dal lavabo, mentre ci radiamo la barba; e tutto ciò, per una forma d’accidia autolesionistica.

Ed intanto si allarga il buco dell’ozono, i grandi ghiacciai antartici e polari stanno riducendo, drammaticamente, il loro spessore, la temperatura del globo cresce inesorabilmente, i mari elevano i loro livelli, e non ci accorgiamo che stiamo marciando verso “l’armageddon” dell’umanità, e quel che è peggio, sotto la spinta sfrenata di un sempre più dirompente relativismo etico.

Nella mitologia greca Prométeo fu – è resta – il simbolo dell’uomo che fuoriesce dalla caverna dell’animalità ed accende la ragione per scoprire, utilizzare e rispettare le leggi della natura e dell’universo; infatti, nel suo valore semantico, il termine Prométeo significa “colui che pensa prima”, cioè colui che , prescindendo dalla Esperienza, formula l’ipotesi scientifica che la successiva sperimentazione valorizza; l’unica speranza che ci possa evitare l’immane disastro verso il quale marciamo è rappresentata da un nuovo Prométeo che ci sappia illuminare la strada perché si possa uscire, noi tutti, dall’oscurantismo nel quale siamo ricaduti.

Giuseppe Chiaia ( preside )