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No-Global o New- Global ?

Notevole è la differenza delle due riportate sigle;

  • la prima rivendica una soggettività operativa che rifiuta la massificazione del pensiero, dell’economia e della politica;
  • la seconda propone un modo nuovo di aggregazione sociale.

Ma, allora, ci si domanda perché questi vocianti e giovanili cortei inneggiano al CHE-GUEVARA, all’Islamismo, alla CGIL, a “Bella Ciao ” e a “Bandiera Rossa” ? E ciò non vuol suonare critica alle scelte politiche o religiose di chicchessia; ma dove sta il nuovo, l’antimassificazione, la libertà ideologica; insomma,

il NO o il NEW-GLOBAL?

E tutte queste manifestazioni di piazza, dai cortei ai girotondi, non rappresentano, forse, comportamenti di “leaders” che si servono delle masse per riconquistare un potere goduto per troppo poco tempo?

Non a caso, resta celebre l’aforisma andreottiano sul potere che logora chi non lo detiene; ma che brutta vecchiaia ti riserva il potere se si considerano gli eventi giudiziari che affliggono il “divo Giulio”, quantunque egli non muova muscolo facciale, né batta ciglio al cospetto delle telecamere.

Si può tentare di esprimere, a distanza di una settimana, una valutazione delle manifestazioni dei no-global a Cosenza e sulle convocazioni dei cortei tenutisi a Bari e Milano ad opera dei “sinistri”, cioè dell’opposizione di sinistra; basta chiedere aiuto al grande filosofo inglese Francesco BACONE (1561-1626) allorché spiega come sia difficile, per l’uomo, liberarsi dai cosiddetti “Idoli”, o falsi concetti , che impediscono alla mente di ricercare la verità sotto la spinta di una libera ragione.

Fra i quattro idoli che Bacone analizza ( idola tribus, idola specus, idola fori, idola theatri ) quello che meglio spiega gli attuali fermenti sociali è rappresentato dagli “Idola Fori”, di cui ci dà questa illuminante definizione : “gli uomini si associano mediante la parola; ma le parole si formano e si impongono secondo la comprensione del volgo; tale cattiva ed inadatta imposizione delle parole domina quindi, in modo straordinario, l’intelletto(…)Le parole forzano l’intelletto e tutto perturbano, conducendo gli uomini ad inutili ed innumerevoli controversie e fantasticherie “.

Certamente i vari Cofferrati, Dalema, Violante, Berlusconi, e, un po’ meno, Di Pietro e Bossi , e via dicendo, fanno buon uso personale del formidabile mezzo di persuasione costituito dalla parola; bisognerebbe, pertanto, trovare un antidoto efficace, capace di vaccinare i destinatari dei messaggi politici, onde rendere nullo ogni “feed-back” propagandistico:

L’antidoto esiste;

ma, come lo “specifico di Dulcamara” (conosciuto ai più come l’elisir di lunga vita), è lungi dall’essere propinato; esso è costituito dai programmi educativi scolastici, più spesso organizzati a tutela e a protezione del sistema politico in auge, piuttosto che a garantire l’obiettività dell’istruzione.

Ma, se questa utopia si avverasse, “quis custodiet custodes?” .

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