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DIZIONARIO DEGLI ERRORI

ALLA BASE DI UNA COMUNICAZIONE CORRETTA, CIOE’ UTILE E PROFICUA, TESA A VALORIZZARE E MIGLIORARE LE RELAZIONI UMANE, C’E’ LA CONOSCENZA DEI VOCABOLI E DEI TERMINI. DA TALE CONOSCENZA DISCENDE QUELLA FLUIDITA’ NELLE FORME ESPRESSIVE CHE E’ GARANZIA DI CHIAREZZA E DI ARMONIA NEI RISULTATI. QUESTA RUBRICA VUOLE PROPORRE, PER CHI RITIENE CHE L’IMPORTANZA DEL LINGUAGGIO VADA OLTRE UN USO PRAGMATICO E SIA SOPRATTUTTO ESPRESSIONE DEL PENSIERO, UNA SERIE DI INDICAZIONI PER EVITARE GLI ERRORI PIU’ FREQUENTI NELL’USO DEI VARI TERMINI.



  1. Abbastanza: Avverbio che indica quanto basta e non piuttosto.
  2. Abboccàre: Verbo transitivo; regge il complemento oggetto. Non si dovrebbe dire abboccare all’amo ma abboccare l’amo.
  3. Abbrivo (Abbrivio): Termine derivato da “ab” e “riva” – Indica la velocità iniziale che, un natante, è in grado di raggiungere, tramite i propri mezzi di propulsione. Si usa al posto del termine improprio “spinta”.
  4. Aborìgeno: L’uso corretto prevede la sola forma plurale Aborigeni. Il termine è nato per indicare i primi abitanti del Lazio: deriva, infatti, dal latino ab origine. Al singolare, si possono usare i termini nativo, autoctono.

  5. Acchìto: da acchitare, termine derivato dal gioco delle bocce e da quello del biliardo. Il modo di dire “al primo acchito” è sbagliata. Le forme corrette sono “a primo acchito ” e ” d’acchito

  6. Accludere: Significando “chiudere” – “chiuso dentro”, non occorre ripetere una locuzione temporale o di luogo. L’espressione “qui accluso” è errata; è sufficiente dire, o scrivere, “accluso”.

  7. Accompagnare: Si usa frequentemente l’erronea forma “accompagnarsi a qualcuno”. La forma corretta è ” accompagnarsi con qualcuno” .

  8. Adattare: È scorretto dire, o scrivere: ” adattare qualcosa con un’altra”. La forma corretta è: ” adattare qualcosa ad un’altra”.

  9. Adèmpiere: Verbo transitivo – si costruisce con il complemento oggetto. Non è corretto, di conseguenza, formulare frasi del tipo “adempiere a qualcosa”. È corretto, invece, dire “adempiere una promessa”

  10. Affittare: Andrebbe usato solo nel significato di dare in affitto // Nel linguaggio comune, indica anche il prendere in affitto. Espressioni preferite dai puristi della lingua: affittare un appartamento – appigionare un negozio – noleggiare una barca o una macchina.


  11. Aggiornare: l’uso corretto implica necessariamente l’indicazione di una data o di una determinazione temporale. Non è corretto l’uso del termine con il significato di “tenere al corrente” e con quello di “ragguagliare, informare qualcuno di qualcosa.”
  12. Aggiudicare/rsi: derivano da giudice. Corretto è il loro uso con il significato di assegnare, attribuire, non corretto con il significato di vincere, guadagnare.

  13. Agli: preposizione articolata (a+gli). Si usa dinanzi a parole comincianti per vocale, z, x, gn, ps, s impura.

  14. A gratis: deriva dal latino e la forma corretta è gratis.
  15. Alternare/rsi, alternativa: derivano dal latino alter: altro tra due persone o cose. Si alternano quindi due persone o cose. E’ corretto dire: c’è un’unica alternativa ed è scorretto dire: ci sono due alternative. Tra più persone o cose si usi, invece, avvicendare, mescolare.
  16. Ambosesso (o al plurale ambosessi): E’ un neologismo formato dalla fusione di due termini. E’ tollerabile l’uso solo negli annunci economici.
  17. Ammortizzare, ammortizzatore: termini propri solo del linguaggio commerciale o meccanico. In ambiti diversi si usino rimborsare, riscattare estinguere.
  18. A nome di: forma non corretta per in nome di.
  19. Anonimato: neologismo. La forma corretta è anonimia o l’uso dell’aggettivo anonimo, non si dice “restare nell’anomimato”, ma restare anonimi.
  20. A opera di: Meglio per opera di, per merito di.

  21. Apposizione: in grammatica si indica un sostantivo o un aggettivo sostantivato che si pone accanto al soggetto (o al predicato o ad un complemento) per meglio determinarlo. Es: Il mese di aprile.
  22. Apprèsso: di uso dialettale. E’ scorretto l’uso con il significato di “dopo o in seguito”
  23. Aprire: verbo trans. ed intrans. E’ scorretto dire ” aprire comizi, sedute, ecc.” Corretto è invece usare “dare l’avvio, iniziare”.

  24. Arcaismo: Si dice di termine o di vocabolo caduto in disuso.
  25. Arrangiàre/si: verbo trans ed intrans. Deriva dal gergo militare francese. E’ corretto limitarlo a discorsi che per tono e luogo lo consentono.

  26. Articolo: Nella pratica è possibile incorrere in alcuni errori nell’uso dell’articolo. Esso si omette con i nomi propri di persona ed è consentito davanti ai cognomi di personaggi famosi. Si omette pure davanti ai nomi di città mentre si pone davanti ai nomi dei continenti, nazioni, regioni, province, isole, monti, fiumi, laghi purché non siano preceduti dalla preposizione “in”. Non prevedono l’articolo le espressioni modali come “con gioia ecc.” e le locuzioni in cui un nome è parte integrante per comprendere il significato, es. abito da sposa e non abito della sposa.
  27. Ascendente: Come sostantivo è termine astrologico. Per alcuni puristi della lingua è improprio usarlo in altri ambiti, ma è possibile usarlo in senso figurato, es. “aveva un grande ascendente su di loro”.



  28. Asindeto: E’ una figura sintattica che consiste nel mettere uno dopo l’altro gli elementi di una numerazione senza usare la congiunzione “e”, per dare maggiore vivacità al periodo, es. “Bauli, valigie, fagotti, borse.”

  29. Assolvere: Non è corretto dire “assolvere al proprio dovere”, si dice, invece, “assolvere il proprio dovere”.
  30. Attrito: E’ un termine solo tecnico, di cui si abusa per indicare discordia, dissenso.
  31. Bancarèlla: La forma corretta è ‘bancherella’, ma la forma impropria ha preso decisamente il sopravvento. Si pensi al “Premio Bancarella”, assegnato ogni anno al libro più venduto dai bancherellisti (o bancarellisti).


  32. Basàre: Significa mettere, collocare su una base. Molto comune, ma non completamente corretto l’uso figurato: ‘basare un ragionamento, un’accusa’. Fondare è un termine più appropriato, anche nella forma riflessiva.
  33. Bàttere: E’ diffuso impropriamente nel linguaggio sportivo. E’ meglio dire: stabilire, migliorare un record.
  34. Bellicìsmo: E’ il contario di pacifismo. Ma è raro. Termine più appropriato è bellicosità.

  35. Bèllo: Aggettivo qualificativo. Il singolare maschile si tronca in “bel” se precede una parola che comincia per consonante, tranne s impura, gn, ps, z . Davanti a vocale si elide: “bell’uomo.” Il plurale maschile è “bei” dinanzi a consonante, “begli” dinanzi a vocale, s impura, gn, ps, z, “belli” se è posposto al nome. Il singolare femminile si elide davanti alla vocale “a”, mentre è facoltativo con le altre vocali. Si noti “bell’e fatto”, “bell’e buono”. Invece di “che bello” è meglio dire “che bellezza! o quant’è bello!”.
  36. Bène: I suoi comparativi sono: meglio e più bene; i superlativi sono: benissimo e ottimamente. Forma molti composti : beneducato, benpensante.
  37. Benèfico: Aggettivo qualificativo che indica “la persona che beneficia o che reca utilità e vantaggio”. Non ha la forma del superlativo e si usa beneficentissimo (superlativo di beneficente) oppure assai, molto benefico o si ricorre a sinonimi.
  38. Blu: E’ usato senza accento. Ormai è parola italiana. Da evitare il francese “bleu” o il popolare “ble”. Sinonimi: azzurro e turchino.
  39. Bollo: Forma dialettale per indicare francobollo. Nelle locuzioni non è corretto dire “carta da bollo”, ma “carta bollata” o “carta con bollo”.
  40. Bonificàre: Usato nel senso di abbuonare, accreditare nel gergo bancario, come pure il sostantivo bonifico; è corretto nel senso di bonificazione dei terreni.

  41. Bordo: Propriamente s’intende “la porzione superiore delle fiancate delle navi.” E’ Preferibile usare in altri ambiti i termini orlo, cornice, contorno, margine.
  42. Bracciantale, bracciantile, bracciantato: Neologismi derivanti dal gergo sindacale e burocratico. E’ meglio utilizzare il termine “dei braccianti.”
  43. Brànca: Il termine si è distaccato ormai dall’originale significato di “zampa armata di artigli” e per similitudine da ” strumento a forma di artiglio”. E’ usato attualmente (con significato traslato) per indicare una parte di un tutto riferito a scienze e discipline.
  44. Bravo: Il significato del termine è “valente per forza di braccio e per capacità materiale e intellettuale, esperto, abile e capace.” Da ricordare che non è sinonimo di “buono”.
  45. Brève: E’ corretto l’uso della locuzione “in breve” con il significato di “in poco tempo,” “brevemente.” La stessa locuzione non va usata con valore conclusivo, proprio del francese, con il significato di “insomma, in conclusione, per farla breve.”

  46. Brùma: In tempi antichi, il termine indicava il solstizio d’inverno e l’inverno. Oggi è usato con il significato di “nebbia”, derivato dal francese “brume.”
  47. Brutàle: Il termine deriva da “bruto”, quindi feroce, bestiale, animalesco”. E’ usato anche nel significato di “rozzo, materiale, grossolano e volgare”, ma in tal caso si tratta di un francesismo.
  48. Budello: Propriamente intestino. Il plurale è “budella”. In senso figurato si usa “budelli” per indicare “vicoli o passaggi stretti e bui.”
  49. Buono: Il termine in funzione attributiva si tronca davanti a vocale ed a consonante, ma non davanti a s impura, gn, ps, z. “Buona” si elide davanti a vocale. I comparativi sono: “migliore e più buono,” i superlativi “ottimo, buonissimo, il più buono.” Nei composti “buon” diventa “bon” per la regola del dittongo mobile, che, però, oggi è frequentemente infranta.


  1. Cacofonìa: Suono sgradevole provocato dall’incontro di consonanti o vocali uguali in una stessa parola o in parole consecutive nella stessa frase ( Es. “fra fratelli”). E’ da evitare la cacofonìa ogniqualvolta sia possibile.
  2. Cadaùno: Il termine è commerciale e può essere usato solo in questi ambiti. Da utilizzare al suo posto “ciascuno, ognuno.

  3. Cafone: Voce di origine dialettale usata nei tempi antichi per designare il contadino. E’, ormai, pienamente accettata come sinonimo di “rozzo, villano, zotico.”



  4. Cannonàta: Il termine indica il rumore fragoroso derivante dallo sparo del cannone. E’ da evitare l’abuso del termine, in senso figurato, per indicare “persona o cosa di eccezionale qualità”.
  5. Càpo: il termine forma numerosi composti preponendosi ai nomi cui si riferisce per indicare il dirigente di un organismo collettivo. La forma del plurale può far incorrere in errore, ma esiste una regola generale. Se il secondo sostantivo è preminente, il plurale si forma come per un nome semplice (Es. capolavori). Se, invece, i due elementi si mantengono distinti, si potrà, a seconda del contesto, trasformarli entrambi in plurali (Es. capireparti), oppure solo uno dei due elementi (Es. caporeparti, capireparto).


  6. Càso: Combinazione, evento accidentale. Non è corretto usare la locuzione “del caso” come abbreviazione di “che il caso richiede.”

  7. Che: pron. relativo invariabile. Può essere usato solo come soggetto e complemento oggetto. Eccezionalmente si può usare con il valore di “in cui” per indicare una circostanza temporale (Es. nella notte che piovve). Si trova anche in alcune locuzioni e proverbi. Negli altri casi si ricorre alle forme del pronome relativo “il quale, la quale, i quali, le quali”, soprattutto quando “che” può dar adito a confusione e ambiguità. Nel caso abbia il significato di “perché, poiché” occorre scriverlo con l’accento acuto.
  8. Ciascùno: pron. indef. Con valore distributivo o partitivo. Si tronca con i nomi comincianti per consonante semplice o vocale (Es. ciascun dado, ciascun uovo). Si elide, invece, con i nomi femminili comincianti per vocale (Es. ciascun’anima). Come plurale si usa l’agg. “singolo”.
  9. Cognome: la regola vuole che il nome preceda sempre il cognome, sia quando ci si presenta sia quando si firma. L’inversione è giustificata solo nelle elencazioni alfabetiche.

  10. Colossàle: E’ corretto usare quest’aggettivo solo come attributo di cose materiali di grandi proporzioni.


  1. Da: preposizione che introduce numerosi complementi, agente, causa efficiente, causa, moto a luogo, moto da luogo, stato in luogo, tempo, limitazione, provenienza, scopo, ecc. Non si apostrofa, tranne che in alcune locuzioni: “d’altro canto, d’altra parte, d’altronde, d’ora innanzi.” Anche se tale proposizione può indicare l’uso e lo scopo, è più corretto dire: “macchina per cucire, macchina per scrivere, penna per disegnare.” Non è corretto dire: “festa da ballo, biglietto da visita”, ma “festa di ballo, biglietto di visita.”

  2. Dàre: verbo trans., costituiscono errori gravi le forme dell’imperativo congiuntivo: “dessi, dasse, dassimo, daste, dassero” e le forme del passato remoto: “dammo, daste.” Le forme corrette sono: dessi, desse, dessimo, deste, dessero, demmo, deste. Sono usate, in modo corretto, molte locuzioni, tipo: “darsi da fare, dar vita, darsi pace.” E’ utile, quando è possibile, sostituire il generico “dare”, con un verbo più specifico.

  3. Datare: verbo trans., il significato è “porre la data”. Non è corretta l’espressione “a far data da”. Da utilizzare al suo posto “a partire da, cominciando da.”
  4. Decentralizzazione: Da usare con lo stesso significato “decentramento,” che è termine più corretto.
  5. Decorso: termine usato in ambito medico, per indicare l’andamento di una malattia. In altri casi, usare: “corso, passato, trascorso, svolgimento, andamento.”
  6. Degustare: E’ un latinismo, meglio usare, anche se meno ricercato, “gustare” oppure “assaggiare, assaporare.”
  7. Demandare: Latinismo proprio del linguaggio giudiziario. Usare, in alternativa, “affidare, commettere, deferire”.
  8. Derogare: verbo intrans., si costruisce sempre con la preposizione a. Es. “derogare ai propri principi.”
  9. Derubare: verbo trans., privare qualcuno di ciò che gli appartiene o gli spetta. Diverso il significato e la costruzione con il verbo “rubare”, cioè prendere con violenza o di nascosto ciò che appartiene ad altri: “derubare qualcuno di qualcosa”, “rubare a qualcuno qualcosa.”
  10. Dettagliare: verbo trans., deriva dal francese. E’ più corretto dire: “esporre con particolari, circostanziare, descrivere per filo e per segno” o in un contesto diverso “vendita al minuto.”


  1. Devitalizzare: Il termine è proprio solo dell’ambito medico.
  2. Diètro: Come preposizione può essere seguita direttamente dal nome oppure dalla preposizione “a”, es.: “dietro la casa o dietro alla casa”. Con i pronomi personali è obbligatorio usare le preposizioni “di” e “a” per il complemento di moto a luogo. Non sono corrette le locuzioni: “dietro richiesta, dietro versamento, dietro compenso”, da utilizzare invece “a richiesta”, “contro versamento”, ” per un compenso”.
  3. Dilazionare: Termine tipico del linguaggio burocratico.
  4. Dio: Si usa la lettera minuscola se il termine indica una divinità pagana ed in questo caso è anche possibile fare il plurale “dèi” ed il femminile “dèa”. Si usa la lettera maiuscola se, invece, indica l’essere supremo delle religioni monoteiste.
  5. Dipendenza: Non è corretto dire: “in dipendenza di”, ma “in conseguenza di”.
  6. Disfare: Segue la coniugazione irregolare del verbo “fare”.
  7. Domandare: Per evitare errori è bene ricordare che si “domanda” per sapere e si “chiede” per avere.
  8. Dopo: Non richiede il raddoppiamento della consonante nei suoi composti, es. “doposcuola”. Con i pronomi personali è seguito dalla preposizione “di”, negli altri casi si costruisce direttamente, es. “dopo di me”, “dopo il lavoro”.
  9. Dormènte: E’ usato in generale come aggettivo e “dormiènte” come sostantivo, anche se in realtà possono essere usati entrambi in modo indifferente.



  1. Eccedènte: E’ solo aggettivo e, pertanto non è corretto usarlo come sostantivo.

  2. Eccepire: Termine proprio del linguaggio giuridico. Nel linguaggio comune si usa al suo posto “obiettare, osservare, criticare, replicare.”
  3. Eclìsse: Forma popolare di eclìssi.

  4. Eco: Se al singolare può essere considerato sia maschile che femminile, il plurale è rigorosamente maschile: “gli echi”.
  5. Edìle: Forma corretta, è errato “èdile”.
  6. Editàre: Termine usato nel gergo editoriale, di uso comune, invece, “pubblicare”.
  7. Effettuare: In alcuni casi è meglio utilizzare: “accadere, avvenire, aver luogo, avverarsi, attuarsi”.
  8. Efficiènte, efficiènza: E’ ugualmente corretto “efficente, efficenza”.
  9. Elementarietà: E’ errato, il termine è “elementarità”. Rappresenta, comunque, un’inutile ricercatezza per indicare “semplicità, naturalezza, facilità”.
  10. Elettrizzàre: E’ meglio usare: “agitare, infervorare, eccitare, infiammare, stimolare, commuovere, accendere”.


  1. Elevàre: E’ improprio l’uso di questo verbo in locuzioni dove non sia chiaro il significato di “sollevare”. Non è corretto, quindi, l’uso dell’espressioni: “elevare dubbi, obiezioni, questioni”, si dirà, invece, “suscitare, muovere, manifestare, prospettare”.
  2. Epoca: E’ errato l’uso di questo termine con il significato di “movimento, tempo”.
  3. Epuràre: Da preferirsi i termini “depurare, purificare”. Epurare è proprio del linguaggio burocratico.
  4. Esclusione: Da evitare la locuzione “a esclusione di”, al suo posto usare: “escluso, eccetto, eccettuato, fuorchè”.
  5. Esercìre, esercìzio: Verbo e sostantivo propri del linguaggio amministrativo. Da utilizzare, invece, “condurre un negozio, dirigere, guidare, amministrare”.
  6. Espiàre: Significa “riparare, scontare una colpa con una pena”. E’ corretto dire “espiare il crimine”, errato, invece, “espiare la condanna”, si dirà, quindi, “scontare, patire ecc”.

  7. Espletàre: Verbo limitato al linguaggio burocratico, meglio usare: “condurre a termine, finire, adempiere, esaurire”.

  8. Esquimése: E’ errato, il termine corretto è “eschimese”.
  9. Esterefàtto: E’ errato, il termine corretto è “esterrefàtto” e deriva dal latino “exterrere”: atterrire, spaventare, sbalordire.
  10. Esternàre: Meglio i sinonimi:” manifestare, dichiarare, dimostrare, esprimere, palesare”.
  11. Estrèmo: E’ superlativo, quindi, dire: “è più estremo” è errore grave.
  12. Evàdere: Il significato del verbo è “fuggire, scappare da luogo vigilato”. In senso figurato significa “liberarsi da una condizione penosa”. Le espressioni: “evadere una pratica, la corrispondenza, una domanda” sono tipiche del linguaggio burocratico, meglio usare: “sbrigare, chiudere, rispondere”.
  13. Fabbisogno: il termine è proprio del linguaggio burocratico, pertanto, al di fuori di quest’ambito, è meglio sostituirlo con “occorrente, necessario”.

  14. Famigliare: Non è errato, ma risulta migliore l’utilizzo di “familiare”, così come “familiarità, familiarizzare, familiarmente.”
  15. Fanàtico: Se il termine non riguarda ideali religiosi, politici, sociali, al suo posto si deve usare “appassionato, esaltato, infervorato, tifoso.”
  16. Fenomenàle: E’ meglio non fare abuso del termine ed usare, invece, “straordinario, meraviglioso, incredibile.”
  17. Ferro da stiro: I puristi della lingua preferiscono “ferro per stiro o stiratura”.
  18. Fila: il plurale è “file”. “Filo” ha il suo plurale in “fili”, ma in senso figurato si dice “le fila”, es: seguire “le fila” di un discorso.

  19. -Filo: suffisso che indica, dal verbo greco filéo=amare, simpatia, passione, interesse, es: “cinofilo”, amante dei cani. Lo stesso significato ha il prefisso filo-, es: “filocinese”.
  20. Finchè: Preposizione che introduce una proposizione temporale con il verbo all’indicativo o al congiuntivo. Può essere seguita dalla negazione “non” senza assumere per questo valore negativo.
  21. Fine, fino: Come aggettivi si possono usare indifferentemente.
  22. Finire: Anche se molto comune, è errata la costruzione: “finire per”, quindi, non “finirò per partire in aereo”, ma “finirò con il partire in aereo”.
  23. Fìno: Preposizione. Davanti a vocale si tronca per evitare una possibile cacofonia, ma non trattandosi di elisione non si mette l’apotrofo. Es: “fin allora”, ma è corretto anche: “fino allora” e “finallora”.
  24. Fisionomìa( o fisonomìa): L’insieme dei tratti del volto, l’aspetto. E’ corretto l’uso se si riferisce solo alle persone e non alle cose.
  25. Flagrante: Da non confondere con “fragrante” (molto profumato). Termine proprio del linguaggio giuridico per indicare il delitto commesso e scoperto nello stesso momento. Es: “colto in flagrante o in flagranza di reato”.
  26. Fondìna: Custodia per la pistola. Il termine è usato anche in dialetto per indicare il piatto fondo per minestra.
  27. Forése: Aggettivo che significa “di campagna”, nulla a che vedere, quindi, con “forense”.

  28. Forfait: Voce francese, significa “compenso fisso e pattuito”. Esiste un omonimo “forfait” che deriva dall’inglese “forfeit” e che significa “ritiro, rinuncia”, usato spesso nelle competizioni sportive.

  29. Formidàbile: Secondo i puristi l’aggettivo indica qulcosa di “terribile o spaventoso”. E’, invece, utililizzato con il significato di “magnifico, straordinario, squisito, bellissimo”.
  30. Fòrte: Non è corretto con il significato di “grasso, massiccio, robusto”.
  31. Fra: Preposizione semplice, usata ormai senza alcuna distinzione da “tra”. Se usata come prefisso provoca il raddoppiamento della consonante che incontra. Gli esperti distinguono “fra” da “tra”. La prima preposizione indica la parte inferiore, sotto; la seconda, la parte interiore o in mezzo. Si preferisce, comunque, evitare la cacofonìa, es: “tra fratelli”, non “fra fratelli”.
  32. Frutta: Il prodotto delle piante già raccolto e pronto per essere mangiato. Il plurale è “frutta o frutte”. “Frutto” indica tutto ciò che la terra produce e, per estensione, i prodotti del mare o di un’attività. Il maschile è usato anche nel significato figurato, es: “frutto dell’educazione”.


  1. Gas: I composti e i derivati in generale raddoppiano la “s”. Tuttavia, i termini “gasare” e “gasificare” sono corretti al posto di “gassare” e gassificare”.
  2. Gèsta: Sostantivo solo plurale che indica imprese eroiche; è usato anche in senso ironico per per indicare azioni disoneste e riprovevoli. “Gesto”, il cui plurale è “gesti”, è, invece, il movimento fatto con la mano, il braccio o il capo.
  3. Gestìre: Verbo intrans. che propriamente vuol dire “fare gesti”. Impropria, anche se, ormai frequente, la forma transitiva nel senso di “condurre”, “trattare”.
  4. Ginòcchio: Il plurale è “ginocchia” se considerate nel loro insieme, può essere “ginocchi” se considerati singolarmente.
  5. Giocofòrza: E’ un modo pedantesco per dire “inevitabile, necessario”.
  6. Giorno: Spesso sorgono dubbi sull’uso della locuzione “buon giorno”, specialmente al momento in cui va usata rispetto a “buona sera”. “Giorno” si riferisce al periodo della giornata che va dall’alba a mezzogiorno; “sera” al periodo da mezzogiorno alle ore ventidue, mentre il periodo restante si definisce “notte”.
  7. Gli: Articolo determinativo maschile plurale e pronome personale maschile di terza persona singolare, sta per: ” a lui”. E’ errore molto grave usare “ci” per “gli”, es: “Ce l’ho detto” invece di “gliel’ho detto”. E’ errato, inoltre, usare il pronome “gli” anche per il femminile e per il plurale. Unito a “lo, la, li, le, ne”, “gli” muta in “glie-“, es: “glielo”, “gliela” ecc. Si unisce ad alcune forme verbali, es: “portargli”.

  8. Gradìno: I puristi preferiscono usare “gradìno” invece che “scalino” quando si parla di luogo sacro o monumentale.
  9. Grànde: L’agg. si può troncare davanti a parola che inizia per consonante, purchè non sia “s” impura, x, z o i gruppi consonantici “gn, pn, ps”, es: “gran donna”. Si può elidere sia al singolare che al plurale: “grand’uomo”. Ha due comparativi: “più grande e maggiore”, e due superlativi: “grandissimo e massimo”.
  10. Gratifica: Il termine va usato in ambito burocratico. In tutti gli altri casi “gratificazione” è forma più corretta.
  11. Grìdo: Plur. femm. è “grida” se riferito ad esseri umani, plur. masch. se riferito ad animali. Il termine sing. femm. “grida” (plur. “le grida”) significa “bando”, “editto”.
  12. Guadagnare: Verbo trans. che significa: “ottenere qualcosa come risultato di un’attività”, quindi è corretto dire: “vincere una scommessa” non “guadagnare una scommessa”.
  13. H: Non ha suono proprio. E’ femminile o maschile a seconda che si sottintenda “lettera” o “segno”. Si usa nelle esclamazioni (es. “ah, ahi, ehi, oh”); in alcuni nomi stranieri italianizzati (es. “hegheliano”); in alcuni nomi di persona o geografici (es. “Rho”, “Santhià”).
  14. Handicappato: Termine meno crudo di “minorato”, ma è preferibile usare “portatore di handicap”.
  15. Harakiri: Voce giapponese che significa “tagliare il ventre”. E’ errato il termine “karakiri”.

  16. Hard-core: E’ così denominato un genere cinematografico pornografico molto spinto.
  17. Herpes: Infiammazione cutanea delle mucose di origine virale caratterizzata da grappoli di vesciche acquose.
  18. Hinterland: Termine tedesco che letteralmente significa “il paese dietro”. Corrisponde all’italiano “retroterra”.
  19. Hot dog: Il vocabolo deriva dallo slang americano e letteralmente significa “cane caldo” (cioè in calore). Ironica allusione popolare soprattutto per la sua forma: un panino allungato in cui è inserito un wurstel caldo con senape.