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Da giorni siamo bombardati da continue notizie di venti di guerra: il paladino del mondo, Mr. Bush contro il Signore del Male, Saddam Hussein (ma non era Bin Laden?). Ma sarà veramente così? O piuttosto questa ennesima parata di forza militare americana si scontra con un Oriente che dalla Grande Guerra in poi, orfano dell’Impero Ottomano, è apparso in cerca di un progetto politico conveniente? La colonizzazione secolare, la creazione dello Stato di Israele, avamposto Occidentale, nel 1948, la conseguente nascita dell’OLP e dell’Intifada, sono le tappe di un’evoluzione orientale che ha visto nell’islamismo e nel petrolio i motori dei conflitti futuri. Le ancestrali rivalità, le spartizioni territoriali, la religione musulmana che ha sottomesso il potere temporale alla legge religiosa e ai suoi precetti ha condotto il mondo arabo nel cuore della tormenta. Dopo la cosiddetta “guerra mediatica” del Golfo del 1991 l’Iraq di Saddam Hussein resta soggetto alla rigida cappa di piombo dell’embargo, e tale situazione si innesta nella difficoltà incontrata dagli Occidentali di smantellare l’arsenale di armi di Saddam. D’altronde a fare da sfondo alla situazione irachena, resta il conflitto arabo israeliano con l’eterna altalena di negoziati/attentati. D’altronde il mito maledetto di Saddam è stato partorito proprio dagli americani e da molti Stati Occidentali che l’hanno armato fino ai denti ed indebitato fino al collo… PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.



 

Da giorni siamo bombardati da continue notizie di venti di guerra: il paladino del mondo, Mr. Bush contro il Signore del Male, Saddam Hussein (ma non era Bin Laden?). Ma sarà veramente così? O piuttosto questa ennesima parata di forza militare americana si scontra con un Oriente che dalla Grande Guerra in poi, orfano dell’Impero Ottomano, è apparso in cerca di un progetto politico conveniente?

La colonizzazione secolare, la creazione dello Stato di Israele, avamposto Occidentale, nel 1948, la conseguente nascita dell’OLP e dell’Intifada, sono le tappe di un’evoluzione orientale che ha visto nell’islamismo e nel petrolio i motori dei conflitti futuri. Le ancestrali rivalità, le spartizioni territoriali, la religione musulmana che ha sottomesso il potere temporale alla legge religiosa e ai suoi precetti ha condotto il mondo arabo nel cuore della tormenta. Dopo la cosiddetta “guerra mediatica” del Golfo del 1991 l’Iraq di Saddam Hussein resta soggetto alla rigida cappa di piombo dell’embargo, e tale situazione si innesta nella difficoltà incontrata dagli Occidentali di smantellare l’arsenale di armi di Saddam. D’altronde a fare da sfondo alla situazione irachena, resta il conflitto arabo israeliano con l’eterna altalena di negoziati/attentati. D’altronde il mito maledetto di Saddam è stato partorito proprio dagli americani e da molti Stati Occidentali che l’hanno armato fino ai denti ed indebitato fino al collo. Con il suo potenziale economico distrutto, minacciato di annientamento, l’Iraq fu abbandonato al caos. Questa guerra, dopo quaranta anni di guerra fredda, ha messo in evidenza le discrasie del rapporto Nord/Sud del mondo. La guerra del Golfo ha svelato le deboli strutture di una regione marchiata da miserie, rivalità geopolitiche, attentati ai diritti umani, proliferazione degli armamenti (nucleare per Israele e chimico per stati vicini).

La responsabilità ricade sugli Stati Uniti. Nella crisi del Golfo hanno imposto la loro egemonia e dispongono di carte importanti, OLP compresa, per la soluzione del conflitto clou del mondo arabo.

In un Medio Oriente in cui il diritto internazionale è da tempo senza eredi, bisogna affrettarsi ad agire per riportare la regione nella carreggiata di pace, altrimenti si potrà intendere come le varie guerre intentate contro i paesi dei Signori del Male, altro non siano che Guerre per il Petrolio, il Signore dell’economia mondiale.

Gianluca Ionà (Presidente del Movimento Consumatori di Catanzaro)