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Compiuto nella massima segretezza un intervento di “trasformazione” del sacro lenzuolo

La Sacra Sindone non è più quella che è stata per quasi 5 secoli dal 1534 fino ai giorni nostri.

Nottetempo il sacro lino, trasportato dal transetto di sinistra del Duomo di Torino fino all’adiacente sagrestia nuova, è stato oggetto di “rimaneggiamento” ad opera di un’esperta tessile di fama mondiale tal Mechtild Flury-Lemberrg che, nel periodo compreso tra il 20 giugno ed il 22 luglio ha proceduto a rimuovere dal lenzuolo le 30 toppe applicate con certosina pazienza dalle Clarisse di Chambèry a seguito dell’incendio che nella notte tra il 3 ed il 4 dicembre 1532 rischiò di distruggere la Sindone. Non solo, ma stando a quanto ci riferisce il Padre Passionista Ignazio Del Vecchio uno dei massimi studiosi della Sindone , pare che sia stato anche rimosso il cosiddetto “telo d’Olanda” cucito sul retro del lenzuolo di lino per meglio sostenerlo. Tutto ciò ha portato a modificare l’immagine della Sindone che, come dicevamo all’inizio, ha ormai definitivamente perso l’aspetto finora conosciuto .

Resta il mistero sul perché l’operazione sia stata condotta nel massimo silenzio e, soprattutto, nonostante le perplessità sollevate da alcuni eminenti studiosi.

Non ci resta che attendere, visto che , secondo quanto riferito dallo stesso cardinale Poletto, Arcivescovo di Torino nonché custode della Sindone per conto del Vaticano, entro questo mese verrà pubblicato un volume esplicativo di quanto operato in questi giorni sulla Sindone, che conterrà anche le foto (costosissime!) realizzate dal fotografo Giancarlo Durante.

Ma ancor più strano è il poco clamore derivato da una scoperta effettuata nel corso del suddetto “restauro”.

Che la Sindone non sia un artefatto credo sia ragionevolmente assodato anche perché bisognerebbe dimostrare come sia riuscito, un eventuale genio vissuto in epoca medievale, a produrre l’immagine impressa sul lino tridimensionalmente secondo tecniche applicabili solo nel secolo dei computers; per non parlare della distinzione, allora sconosciuta, tra sangue arterioso e venoso, nonché dei pollini rinvenuti sul lenzuolo (di ben 58 specie differenti di piante che crescono nelle regioni medio orientali ) che non si sa come il fantomatico autore del falso sia riuscito a procurarsi, e via dicendo.

L’unico aspetto controverso è quello relativo all’utilizzo del carbonio radioattivo per datare la Sindone. L’esperimento venne effettuato nel 1988 in tre diversi laboratori (Oxford, Tucson e Zurigo) portando alla conclusione che il lenzuolo sarebbe databile tra il 1260 ed il 1390.

Ma è proprio di questi giorni la scoperta , nel punto in cui erano stati prelevati i campioni di tessuto poi sottoposti ad analisi, di cuciture risalenti al XVI secolo. Proprio queste cuciture, stando a quanto affermato al “Beta Analytic” che è il più grande laboratorio mondiale di datazione radiocarbonica, avrebbero potuto falsato la datazione mescolandosi ai fili di lino della Sindone.

Non è escluso che l’apparentemente inspiegabile silenzio della Chiesa su tale importante elemento sia in realtà da ricercarsi nel tentativo di riproporre l’esperimento al carbonio radioattivo , avendo cura di prelevare i campioni da zone del lenzuolo il più possibile incontaminate .

Al di là, comunque, di ogni risvolto scientifico, l’Uomo della Sindone continuerà ancora per secoli ad interrogare le coscienze anche perché, se pure venisse confermata la contemporaneità di quel lenzuolo di lino all’epoca in cui visse Gesù di Nazareth, resterebbe l’interrogativo su come si sia potuta formare l’immagine. La scienza continuerebbe a cercare quelle soluzioni che la fede e solo essa ha già trovato da tempo e che sono riassunte nelle parole di Papa Paolo VI: “Io guardo quel volto e tutte le volte che lo guardo il cuore mi dice: è Lui. E’ il Signore”!

PINO BARBAROSSA