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Tra i giovani una delle professioni più ambite è quella del giornalista, che è, però, anche una delle più difficili da intraprendere.

Difatti, seppure con l’arrivo di Internet le iniziative editoriali si sono moltiplicate fornendo a tanti aspiranti giornalisti la possibilità di realizzare il proprio obiettivo, il Web deve comunque fare i conti con le leggi italiane, piuttosto arretrate: pubblicare degli articoli non significa automaticamente potersi considerare giornalisti. Secondo la legge n.69/1963 sull’Ordine dei Giornalisti “nessuno può assumere il titolo né esercitare la professione di giornalista, se non è iscritto nell’Albo professionale” (art.45).

Nel nostro Paese, quindi, per diventare giornalisti occorre iscriversi all’Albo dell’apposito Ordine professionale, analogamente a ciò che bisogna fare per divenire avvocati, ingegneri, medici, ecc..

Tale iscrizione può avvenire in più modi.

Le categorie di giornalisti in cui si dividono i soci dell’Albo sono tre: nella prima sono inseriti i professionisti, cioè coloro che si dedicano esclusivamente al giornalismo, nella seconda i pubblicisti, nella terza gli iscritti ad un elenco speciale, che raccoglie i direttori responsabili di pubblicazioni scientifiche, professionali o tecniche che non siano già pubblicisti o professionisti -ciò consente a chiunque di creare una rivista in detti campi, nel rispetto della libertà di stampa garantita dall’art.21 della Costituzione-.

Ad esclusione degli appartenenti all’elenco speciale, i giornalisti veri e propri, quindi, si dividono in due categorie: professionisti e pubblicisti.

Ognuna di queste figura ha sue modalità di accesso alla professione e sue distinte caratteristiche.

Il professionista è colui che esercita “in modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista”, ossia un giornalista a tempo pieno.Per diventare professionisti bisogna avere i seguenti requisiti:

– età non inferiore ai 21 anni

– iscrizione al registro dei praticanti

– esercizio continuativo della pratica giornalistica per almeno 18 mesi (o seguire un’apposita scuola di

specializzazione)

– superamento di un esame di abilitazione professionale, che è piuttosto selettivo, al termine del praticantato o della scuola.

Diventare pubblicisti è più facile. Difatti, per ottenere l’iscrizione all’elenco dei pubblicisti occorre:

– aver pubblicato articoli con regolarità per almeno due anni

– presentare i giornali sui quali sono apparsi i propri articoli

– presentare i certificati dei direttori di queste pubblicazioni che comprovino l’attività biennale regolarmente retribuita.

Tuttavia, nella realtà i vari Consigli dell’Ordine Regionali hanno la libertà di interpretare cosa intendere per “attività pubblicistica regolarmente retribuita”. Alcuni, in base ad un’interpretazione letterale, ritengono sufficienti un paio di articoli mensili. Altri richiedono da un minimo di 20 ad un massimo di 80 articoli in due anni. Alcuni variano le proprie richieste a seconda che si collabori con un mensile o con un quotidiano, altri no. Pertanto, per sapere come regolarsi è necessario informarsi presso il Consiglio della propria Regione.

Agli iscritti all’Albo viene richiesta periodicamente la documentazione dell’attività professionale: chi è giudicato troppo poco attivo viene radiato dall’Ordine. Pure a tale riguardo ai criteri variano molto a seconda dell’Ordine Regionale; di solito i controlli sono effettuati con periodicità compresa tra due e cinque anni, e il numero di articoli pubblicati richiesto per conservare la qualifica di pubblicista è comunque inferiore a quello necessario per ottenerla.

Il percorso più impervio per ottenere l’iscrizione tra i professionisti rispetto alle modalità richieste per conseguire la qualifica di pubblicista induce l’opinione comune a ritenere i primi giornalisti a tutti gli effetti, i secondi giornalisti ‘di serie B’. Ciò, però, non trova fondamento nella legge e neppure nella realtà dei fatti, giacche si tratta di categorie diverse, ma non subordinate. La differenza principale -si ribadisce- è che i professionisti esercitano in modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista e non possono essere iscritti in altri Albi, mentre i pubblicisti svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita e possono esercitare anche altre professioni -ed essere iscritti in altri Albi- o impieghi.

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