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Sono trascorsi 120 anni da quando la prima lampadina elettrica è entrata nelle case, cambiando i bisogni e le abitudini di milioni di persone.

La luce artificiale, soprattutto in inverno, consente di “allungare” a piacimento la durata del giorno sia negli ambienti chiusi che, in strada, dove illumina la notte.

In Italia, il 12% del consumo totale di energia elettrica deriva dall’illuminazione, cioè una quota considerevole che corrisponde a circa 20 miliardi di chilowattora. E’ evidente che qualche accorgimento può servire per utilizzarla al meglio e senza sprechi.

Una famiglia media consuma per l’illuminazione della casa circa 35 chilowattora al mese, corrispondenti al 10% della spesa totale della bolletta della luce.

Come base di partenza, nell’ambito del risparmio energetico nelle case, è la tinteggiatura delle pareti e la scelta delle carte da parati dei vari ambienti che devono essere sempre di colore chiaro.

L’illuminazione corretta, poi, inizia con la scelta del tipo di lampada migliore, quella cioè capace di combinare la qualità e la quantità di luce prodotta con il contenimento dei costi, senza tralasciare il benessere ed il comfort. La scelta della lampada è collegata all’ambiente a cui è destinata, al tipo di attività che vi si svolge ed a quante ore in media la luce dovrà stare accesa. Il criterio da seguire è quello di creare una luce soffusa in tutti gli ambienti e potenziare in modo più intenso le aree destinate a specifiche attività.

Ciascun ambiente della casa ha bisogno di un tipo di luce appropriato alle attività che vi si svolgono. La cucina, l’ambiente studio, il luogo della sala dove si legge o altri ambienti, sedi di altre attività che richiedono un maggior impiego della vista, devono ricevere un’illuminazione mirata. La migliore soluzione deriva da un’attenta distribuzione delle fonti luminose. Questo risultato si ottiene in vari modi, per esempio spostando le varie fonti artificiali di luce, o sostituendo l’illuminazione concentrata con quella diffusa, o cambiando l’orientamento di specchi e vetri.

In commercio esistono vari tipi di lampadine, da quelle comuni ad incandescenza a quelle alogene, dalle lampade tubolari a gas fluorescente a quelle con accensione elettronica, che possono soddisfare ogni esigenza.

In questi anni si registra una crescente diffusione delle lampade alogene per la loro maggiore durata e la migliore tonalità di luce. Per calcolare i costi reali dell’illuminazione bisogna considerare anche il costo, l’efficienza, il consumo e la durata delle lampade. Di solito, ad una lampadina che ha un elevato costo iniziale corrisponde un minore costo di gestione, cioè un minore consumo energetico ed una vita più lunga.

Il lampadario centrale, per esempio, sta ormai tramontando, non tanto sul piano estetico, ma piuttosto sotto il profilo del risparmio energetico, perché esso è formato da molte lampadine piccole (con basso numero di watt). Al contrario, una sola lampada ad incandescenza (circa 150 watt), ha la stessa intensità luminosa di 9 lampadine da 25 watt ciascuna, ma il consumo di corrente è ridotto del 50%.

Chi, però, non vuole optare per la lampada unica, ma vuole ugualmente risparmiare, può installare (facendosi consigliare da un elettricista) un doppio interruttore che, collegato a due gruppi separati di lampadine, fornisce una luminosità variabile.

Le lampade che partono da terra e quelle fissate alle pareti sono le migliori perché diffondono la luce in modo uniforme, quindi la luminosità che da esse promana risulta gradevole e riposante per la vista, in quanto nell’ambiente in cui sono utilizzate l’illuminazione è omogenea.

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