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Col naso per aria… la testa nei propri pensieri… un’altra dimensione!


 

Pensieri degli anni difficili – 94

 

A chi nella vita non è capitato almeno una volta di trovarsi gambe per aria?

Pur essendo un corridore, attiva in varie discipline sportive e quindi abbastanza agile, mi capita spesso di perdere l’equilibrio e ritrovarmi, nei posti meno opportuni, a dover fare i conti con il pavimento… Questo, chiaramente, nei luoghi dove è richiesto il silenzio, dove si cammina in punta di piedi e anche un leggero fruscio nell’aria è sufficiente a scatenare le occhiate di tutti. Ricordo benissimo una giornata di moltissimi anni fa, una di quelle che restano impresse nella memoria perché stai per raggiungere uno dei traguardi più importanti, una di quelle che hai sognato a lungo durante tutta la tua vita da studente e sulla quale ti sei trovato a fantasticare molte volte. La commissione esaminatrice, le diapositive, il vestito nuovo e, la cosa più importante, l’orgoglio negli occhi degli affetti a te più cari. Senz’altro un momento da restare impresso e dall’odore particolare, ma… Becco, ovviamente fra le tante, l’unica poltroncina imbottita di giallo dell’austera aula piena di gente e piombo con tutta la violenza del mio corpo su la moquette, che fortunatamente attutisce il colpo. Fra lo sguardo divertito degli invitati e quello disgustato delle maestranze.

Lo scivolone lo si può intendere anche se non si finisce fisicamente per terra. Al contrario semmai quando ci si solleva un po’ più in alto o, senza nemmeno accorgersene con la mente altrove, ci si ritrova sotto un improvviso temporale e senza ombrello.

Rimango sempre più stupita dai repentini cambiamenti delle condizioni meteorologiche. A volte è quasi impossibile prevedere le giornate e quello che sarà. Può capitare di uscire con la luce del sole illuminante e quasi subito dopo ritrovarsi sotto il nero di un cielo minaccioso, che, senza lasciare spazio alle striature del sereno, ricopre le ore.

Sfioro…ogni volta che il pensiero si apre al sorriso e provo emozioni con la stessa intensità di stupore nel vedere una stella che abbandona il buio del cielo…

Sono spesso angosciata dalla prevedibilità, da tutto quello che di scontato scandisce e riempie i minuti. Sfuggo la routine e la quotidianità degli eventi e vago alla ricerca del “non voglio sapere quello che accadrà”. Ma non è così facile come sembra! E, nel momento in cui mi trovo in piena sintonia di libertà con lo stile di vita che perseguo, tutto prende una piega diversa, l’imprevisto piomba fra le pagine delle giornate e dà una sterzata al percorso che un po’ si è tracciato. Può sembrare una contraddizione questa: cercare l’imprevedibilità e nello stesso tempo restare freddati da ciò che piomba all’improvviso. E infatti lo è! Una di quelle che appartiene al genere umano e che rende la vita un po’ movimentata, che ti spinge a non dover viaggiare necessariamente col navigatore satellitare che, per quanto comodo sia nell’indicare la strada, sfugge quello scorcio di tramonto che si intravede appena là dietro l’angolo e che lui non ha previsto nella sua traiettoria per una questione di tempo.

Le cose si fanno molto più complesse, ma anche divertenti, quando partecipi, senza volerlo allo scivolone di chi ti sta a fianco, soprattutto se sicuro delle proprie solidità e impeccabile nel trovare e mantenere l’equilibrio.

La caduta suscita sempre l’attenzione e anche un po’ la risata in chi assiste e non la vive in prima persona. Credo che l’importante sia non dare mai nulla per scontato a trovarsi sempre pronti e agili nel saper sprofondare bene e, come dire, a saper parare il colpo.

Mi piace alleggerire il peso dei pensieri, magari lanciando una riflessione lì, fra il rigore delle parole. Non tanto per avere una esaustiva risposta, quanto spinta dalla curiosità di vedere quello che torna indietro quando si lancia una pietra in un lago dorato. E potrà essere una serie concentrica di cerchi che tornano in superficie condizionati da mille fattori: il sapore dell’acqua, quello che c’è nel suo fondo, la limpidezza e profondità. Non so se è preferibile cercare di semplificare i processi riducendo il numero delle variabili, oppure lasciare le cose così come stanno e viverle per quello che sono. Comunque ci si propone di agire però, è come se avessi la sensazione di lasciare cadere le cose, senza doverle abbracciare e sperare che il tutto si risolvi da sé, senza alcun confronto. È troppo facile in questo modo!

Forse non è delicato restare a guardare chi si ritrova a sbracciare nel tentativo di rimanere coi piedi per terra, senza, come dire, porgere una mano d’aiuto, un qualsiasi appiglio cui aggrapparsi per mantenere l’equilibrio. Ma, d’altro canto, è anche vero che ognuno deve farsi le ossa attraverso le proprie esperienze e soprattutto trovarsi pronto ad accogliere senza grossi perturbamenti le “scivolate” della vita.

Comunque sia si arriva lo stesso, forse con qualche ammaccatura…un po’ qui e un po’ là…nell’anima e nel cuore…, ovunque si faccia “sentire”. Purchè si senta.

Fernanda

Questa la voglio dedicare a chi non ha paura di cadere!