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Lampi, nel buio del Mezzogiorno più arretrato d’Europa


 

Ogni volta che si pensa al Pianeta Salute, non si può fare a meno di soffermarsi su quanto, questo stato di benessere fisico e psichico dell’organismo umano derivante dal buon funzionamento di tutti gli organi, derivi dall’applicazione della seguente massima di Socrate: “Chi vuol muovere il mondo prima muova se stesso”.


E’ proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva. (R. W.)

Quante menti al lavoro per confezionare modelli di “piani Sanità” adeguati alle esigenze dell’utenza!

Ma chi ne usufruirà?

Una pletora di “sventurati”, colpiti dai disturbi più disparati: ma è solo colpa della sfortuna? Le autorità preposte, hanno fatto tutto quanto era in loro potere per consentire un livello di vita caratterizzato da uno sviluppo veramente “sostenibile” e “compatibile” con le regole del buon senso civico e logico? Uno Stato che lucra sulla vendita dei tabacchi e di altri “beni” di pubblica inutilità, dannosi e costosi (in termini di aggravio erariale per spese mediche) può definirsi veramente autorevole e legittimamente accreditato stilare linee guida cui uniformarsi per il “nostro bene”? Una Società burocratizzata in cui i professionisti della salute (personale medico e paramedico) si trovano costretti ad operare con strumentazioni e strutture, molte volte al limite della “decenza” e con protocolli d’azione improntati alla ricerca dei presupposti comportamentali finalizzati alla salvaguardia ed alla tutela del proprio posto di lavoro e delle proprie “terga” (per non dire altro!), può costituire un modello cui ispirarsi quando si parla di tutela del cittadino?

Dove sono gli educatori?

Chi dovrebbe ricoprire l’incarico di trasmettere i dettami di una medicina “veramente preventiva”, in grado di consentire risparmi ed evitare l’accumulo di deficit di bilancio che, nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia, (come si espresse Ronald Reagan a proposito del debito pubblico americano) sono così grandi da potere badare oramai a se stessi?


Il presidente dell’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Cosenza, Eugenio Corcioni, ha così commentato l’allestimento del nuovo piano sanitario della Regione Calabria: “Oggi è stato finalmente proposto un Piano, certamente discutibile, insufficiente ma che, comunque, è da considerare una base di discussione. In Calabria il sistema reagisce alle richieste dei cittadini con una risposta che trova, nella maggioranza di casi, il ricovero come soddisfazione delle richieste. Si tratta, prevalentemente, di ricoveri a bassa complessità, mentre, i pazienti con patologie più significative emigrano fuori regione. Ci si trova nel paradosso di dover pagare circa 350 miliardi delle vecchie lire, mentre da noi si ha un’utilizzazione di posti letto, in alcuni bacini, molto più alta della media nazionale. In pratica, il sistema risponde con molti ricoveri per patologie che dovrebbero essere trattate in maniera diversa, non essendo altrettanto tempestivo di fronte a patologie che richiederebbero ricoveri e trattamenti qualificati. Di fronte a tale situazione, il Piano propone riconversione di ospedali per liberare risorse verso una politica di sanità nel territorio che, oggi, è molto carente; dice poco, invero, sull’ubicazione delle strutture di alta qualificazione (che pure sono insufficienti) e non traccia il percorso da seguire per raggiungere il risultato di attrezzare il territorio, dismettendo l’esistente, giudicato in eccesso. Altre insufficienze del piano sono: gli scarsi riferimenti al capitolo riguardante la formazione e l’aggiornamento del personale e l’eccessivo potere delegato alle Regioni (dalla riforma del capitolo 5 della Costituzione)…a queste condizioni, rischieremo il fallimento del sistema sanitario se non saremo noi a saperci gestire!”

“Il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna”.

Ed in effetti, a fronte delle oggettive difficoltà di gestione di esigue risorse umane ed economiche, la classe politica calabrese, evidenzia edonismi di reaganiana memoria e si propone di realizzare una “cittadella del potere” dai costi esorbitanti: sarà… ma un certo Saddam Hussein non ha insegnato nulla! Speriamo almeno che smentiscano l’aforisma di Giorgio Mazzoldi, secondo cui “La dittatura non accetta le critiche, ma le ascolta; la democrazia le accetta, ma non le ascolta”. Mah! Un certo Abramo Lincoln (che non era certo uno sprovveduto!) soleva dire: Meglio tacere e passare per idiota che parlare e dissipare ogni dubbio… A buon intenditor…

E – health: la nuova frontiera


Nicola Pangher (del Gruppo Ital TBS) ha presentato un’interessante innovazione. È costituita dal supporto che le tecnologie informatiche e di telecomunicazioni danno ai normali processi di cura: aumento dell’efficienza del servizio sanitario, attraverso l’utilizzo di Software ed Hardware…

In pratica, un ICT (Information e Communication Technology) che consentirà di permettere la pianificazione del percorso del paziente con le strutture mediche attraverso la cartella elettronica (strumento informatico, mediante cui l’intera storia clinica del paziente è disponibile in formato elettronico anche attraverso Internet, nel rispetto, ovviamente, della legislazione sulla privacy) e, al tempo stesso, darà l’opportunità al medico, di dialogare con i centri scientifici più avanzati, per calibrare il protocollo più idoneo alle necessità del singolo paziente.

Speriamo soltanto che i dati raccolti in siffatti “format” non vengano utilizzati per schedature da regime: Echelon insegna!

Rapporto Eurispes 2002 – Le lacune della Sanità nel Mezzogiorno d’Italia

In un dossier di circa 200 pagine pubblicato nel mese di dicembre, sono state elencate tutte le lacune del settore. L’utenza ha espresso “pollice verso” riguardo a:

  • accessibilità dei servizi sanitari;
  • informazione e tutela dell’utente;
  • ricettività elle strutture ospedaliere;
  • priorità degli interventi.

Pur esistendo l’ufficio URP (di relazioni col pubblico) ed i relativi capitoli di spesa (vedi stipendi, etc.), sei cittadini su dieci ne ignora l’esistenza e non immagina neppure di potersi valere della Carta dei Servizi Sanitari (che garantisce uno standard certificato): come dire… “carrozzoni” ben funzionanti!

E la dimensione qualità?

Dal momento che i nuovi piani Sanitari prevedono (ed oltre il 70% del campione intervistato da Eurispes richiede) l’istituzione di centri di Alta qualità, perché non puntare su centri di eccellenza “reali”? ambienti di alta efficienza e ricerca scientifica dove non prevalga il criterio dell’accomodamento in nome di una tacita spartizione di ruoli e di poteri per evitare fenomeni di “addomesticamento dei dati statistici elaborati” per carenza di professionalità e fondi economici così come, a volte, alcuni centri di ricerca nazionale ed internazionale (in questo siamo in buona compagnia!) insegnano…purtroppo.

Se, “a monte”, si crea un team nostrano di “volenterosi” caratterizzati da forte motivazione, competenza e attaccamento al lavoro, i risultati saranno superiori di quelli realizzati da qualunque altra azienda certificata ISO 9000. Meglio evitare, infatti, il ricorso selvaggio all’importazione di esperti che sembrano computer… pieni di dati ma senza intelligenza propria e privi di flessibilità operativa.

Una diversa tipologia per uno strumento di prevenzione funzionale per tutti

Tenuto degli scenari a tinte fosche che si prospettano all’orizzonte della devolution, nell’immaginario collettivo di junghiana memoria si evidenzia un aumentato bisogno di quella protezione che lo Stato, gradualmente, inesorabilmente, tenderà ad eliminare.

Ognuno per sé e Dio per tutti?

A questo punto, forse, meglio un ricorso alle polizze sanitarie private con un accordo preventivo, però, orchestrato dalle organizzazioni di tutela dei consumatori, per evitare che, così come fanno le banche, al progredire dell’orologio biologico corrisponda una riduzione di servizi erogabili!

Ovviamente le compagnie assicuratrici saranno chiamate a costruire un programma valido che, oltre ad offrire loro un’enorme opportunità di business, consentirà di vedere riconosciuti rimborsi per adeguati livelli di cura ed assistenza: si dovrà modificare il paradigma speculativo in base al quale l’assicuratore è paragonato a colui che ti presta l’ombrello quando c’è il sole e lo rivuole indietro non appena comincia a piovere; il banchiere è disponibile a prestarti dei soldi solo se sei in grado di dimostrare che, in fondo, non ne avresti bisogno!


Come concludere?

Ai Soloni che reggono le fila, è utile ricordare un famoso proverbio pugliese: “siate gentili con le persone che incontrate salendo, saranno le prime che incontrerete scendendo!”



Al cittadino… un invito ad operare per un futuro migliore, infatti “se esprimi un desiderio è perchè vedi cadere una stella, se vedi cadere una stella e perchè stai guardando il cielo e se guardi il cielo è perchè credi ancora in qualcosa…e ti rifiuti di morire!”