Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.
Perché, conoscersi, comprendersi e (soprattutto) accettarsi per potere (infine) cambiare, aiuta senz’altro a vivere meglio.
Oh, Signore, dai una stella ferma alla rotta del mio cuore che vuole solo il tuo nome e si mangia continenti solo per offrirti un fiore (Alda Merini)
Questa “ode” di Alda Merini è più che sufficiente a tratteggiare il cuore e l’anima di chi chiamiamo con un nome che ci fa paura: Schizofrenico.
In questa ottantottesima puntata, faremo un po’ un consuntivo sintetico di tutto quello che abbiamo trattato, finora, a proposito di schizofrenia.
Tu sei il mio giorno, seme di luce che mi benedice, nome verde che mi segue sempre: mi tradisci anche tu? Credo proprio di sì! Se dai a fuoco la tua testa ne vien fuori un palcoscenico dove io, sirena senza mare e senza coste, ricamo la tua bellissima ombra con 1000 canti arroventati (Alda Merini)
Secondo quanto riportato dal DSM 5, “i disturbi dello spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici” comprendono Schizofrenia, Altri Disturbi Psicotici e Disturbo Schizotipico di Personalità e sono “definiti” e “inquadrati” da anomalie psicopatologiche in uno o più dei 5 seguenti ambiti;
- Deliri;
- Allucinazioni;
- Pensiero ed eloquio disorganizzati (con evidenti incoerenze e deragliamenti dai concetti che si stavano portando avanti)
- Comportamento motorio grossolanamente disorganizzato;
- Sintomi negativi (diminuzione dell’espressione delle emozioni o abulia)
- Per una significativa parte di tempo dall’esordio del disturbo, il livello del funzionamento nel lavoro, nelle relazioni interpersonali e nella cura di sé è al di sotto del livello raggiunto prima dell’esordio dei problemi schizofrenici
- I segni continuativi del disturbo persistono da almeno sei mesi
- Il disturbo schizoaffettivo, il disturbo depressivo o il disturbo bipolare con caratteristiche psicotiche, sono stati esclusi perché non si sono verificati episodi depressivi maggiori o maniacali in concomitanza con la fase attiva dei sintomi oppure, ove mai si fossero verificati questi episodi di alterazione dell’umore, sono durati poco rispetto al corollario degli altri disturbi tipici della schizofrenia (deliri, allucinazioni, comportamento disorganizzato, etc.)
- Il disturbo non è attribuibile agli effetti fisiologici di sostanze come droghe, alcol o farmaci psicotropi, o a condizioni cliniche che possono alterare significativamente lo stato dell’umore
- Nel caso di presenza di disturbo dello spettro dell’autismo, la diagnosi aggiuntiva di schizofrenia viene posta soltanto se sono presenti per almeno un mese allucinazioni o deliri preminenti in aggiunta agli altri sintomi classici della schizofrenia
Sviluppo e Decorso
Le manifestazioni psicotiche della schizofrenia emergono statisticamente fra la tarda adolescenza e fra i 40 – 45 anni di vita.
Negli uomini, il picco dell’età di esordio è intorno ai 30 – 35 anni mentre, per le donne è dai 35 ai 40 anni. La prevalenza di questo quadro clinico si ha, percentualmente, negli uomini.
l’esordio può essere improvviso ma, la maggioranza degli individui, manifesta un lento e graduale sviluppo della varietà di sintomi clinicamente significativi evidenziando, almeno nella fase iniziale, sintomi depressivi.
Il decorso sembra essere favorevole in circa il 20% degli individui con schizofrenia e, in un piccolo numero è stata addirittura riportata una completa guarigione.
Tuttavia, la maggior parte di chi è affetto da schizofrenia, richiede un supporto quotidiano cronico perché si mantiene uno stato di problematicità cronica con esacerbazioni e remissioni dei sintomi attivi e, nel tempo, si può avere un decorso di deterioramento progressivo.
Con molta probabilità, queste differenze sono in relazione (oltre che a trattamenti efficaci) al tipo di organizzazione e funzionamento della personalità, all’ambiente nel quale si è cresciuti e ad eventuali elementi predisponenti sul piano genetico.
Fattori di rischio
Come abbiamo già visto fra i fattori di rischio ci sono certamente quelli ambientali, valutando come un bambino cresce nel rapporto con la madre, nel confronto col padre e a come riesce a diventare autonomo mediante “modelli di attaccamento” idonei che lo aiutino ad aprirsi al mondo e a sviluppare l’empatia.
Ma, come abbiamo avuto modo di osservare nelle puntate precedenti, esistono anche fattori genetici da considerare pure quando non c’è storia familiare di psicosi perché, evidentemente, queste componenti genetiche appartengono a “fattori recessivi” che si manifestano ogni tanto e a determinate condizioni ambientali.
Rischio di suicidio
Il rischio del suicidio si ritrova nel 20% dei casi. Il comportamento suicidario, a volte, diventa una risposta ad allucinazioni che comandano di fare del male a sé stessi o ad altri.
Conseguenze funzionali della schizofrenia
Come abbiamo già visto, la schizofrenia è associata a un significativo malfunzionamento sociale e lavorativo. La progressione negli studi e la possibilità di mantenere un’occupazione, sono spesso compromessi dai sintomi negativi, dall’abbattimento emotivo e dall’abulia, anche se le capacità cognitive sarebbero sufficienti a raggiungere gli obiettivi.
La maggior parte degli individui finisce con l’avere (quando ci riesce) un’occupazione ad un livello inferiore rispetto a quella dei propri genitori e, la maggior parte (soprattutto gli uomini), non si sposano e mantengono, al di fuori della loro famiglia, contatti sociali limitati.
Il trattamento della Schizofrenia
Il trattamento della schizofrenia prevede un approccio multifattoriale attraverso l’uso di farmaci, psicoterapia (personale e familiare) e interventi psicosociali.
L’obiettivo principale è ridurre i sintomi, prevenire le ricadute e migliorare la qualità della vita.
Terapia farmacologica
I farmaci antipsicotici (con l’aggiunta di antidepressivi e ansiolitici, quando necessario) costituiscono il pilastro del trattamento per controllare i sintomi psicotici come deliri e allucinazioni.
Si suddividono in antipsicotici di prima generazione (tipici) e di seconda generazione (atipici). Gli antipsicotici atipici sono spesso preferiti per il loro minor rischio di effetti collaterali extrapiramidali (tremori, rigidità, spasmi, movimenti involontari e rallentamento dei movimenti)
I farmaci a lunga durata d’azione (LAI o DEPOT) sono utili per coloro che hanno difficoltà a mantenere l’aderenza alla terapia orale.
Per quanto concerne la Psicoterapia, in relazione alle necessità individuali, si prende in considerazione quella cognitivo-comportamentale (TCC – che aiuta i pazienti a gestire i sintomi, migliorare le capacità di coping e affrontare le sfide quotidiane) o, quando possibile, quella psicodinamica (che ha obiettivi di ricostituzione dell’autostima nel medio / lungo periodo)
La psicoeducazione, fornisce informazioni sulla schizofrenia e sulle strategie per gestirla, e può essere efficace soprattutto per i familiari.
Gli interventi psicosociali, come la riabilitazione cognitiva e le terapie di gruppo, puntano a migliorare le capacità sociali, la comunicazione e l’autonomia.
In conclusione, si può affermare che, quello di cui i pazienti schizofrenici hanno maggiormente bisogno, riguarda la possibilità di un confronto con persone capaci (indipendentemente dal loro ruolo di psichiatri, psicoterapeuti, psicologi, etc.) di offrire relazioni umane solidali come rifugio nei confronti di un mondo confuso e minaccioso.
Io lo vedo, che il cuore può diventare puro come un’intera vita, quando si perdona (Alda Merini)
Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile anche questa volta, per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale ci occuperemo del disturbo schizoaffettivo.
Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi
Buona “degustazione”

Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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