Anche le funi da traino dei rimorchiatori alla fine si spezzano se, ogni tanto, non allenti la cima
Questo è il messaggio che, da bambini, ascoltavamo dai Vecchi Saggi e del quale, però, non abbiamo tenuto conto, negli anni, nella valutazione dei nostri impegni quotidiani…
In occasione di una giornata che celebra il principio della Libertà, riflettiamo sul fatto che, entrambi, siamo potenzialmente in grado di modulare gli impegni in un’ottica meno incline al sacrificio “insensato”.
Perché, allora ci ostiniamo su una strada (apparentemente) senza uscita?
Potremmo parlare di senso di responsabilità nei confronti di impegni assunti (Famiglia, Lavoro, relazioni sociali), potremmo aggiungere l’esempio ricevuto dai genitori verso l’abnegazione e dei Maestri (fin dalle scuole elementari, per terminare) che ci hanno sempre incitato a rispettare e glorificare una parte specifica della bella poesia del poeta inglese Joseph Rudyard Kipling, “Se”
Se saprai serrare il tuo cuore, nervi e tendini
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c’è più nulla
Se non la Volontà che dice loro: “Tenete duro!”
Potremmo, inoltre, rifarci ai Valori che contribuiscono a iscrivere, nei libri di Storia, il lavoro delle persone per bene… e concludere che, gli anni di Pandemia da Coronavirus e di Guerre senza quartiere, hanno messo a dura prova la capacità di resistenza di fronte alla limitazione di Libertà e, soprattutto, hanno aumentato il disagio e le richieste di aiuto che, in modo o nell’altro, vanno soddisfatte.
“Aprile è il mese più crudele”, ha scritto in un verso famoso il poeta e scrittore britannico Thomas Stearns Eliot. Crudele perché, Aprile, è un mese che, all’uscita dell’inverno, è permeato da una folle e inattesa brama di vivere.
Proprio questa sensazione si avvertì nel nostro Paese nell’aprile del 1945 e toccò l’acme il giorno 25: la liberazione dal nazi-fascismo.
Ha scritto con efficace sinteticità Andrea Ricciardi: “Con la festa della Liberazione si celebra una lotta plurale, che edificò una nuova idea di patria e che è alla base della Costituzione dell’Italia repubblicana; chi non si riconosce nell’antifascismo è libero di farlo, ma si richiama al neofascismo o è anti-antifascista; dunque non si riconosce nelle radici della democrazia conquistata con enormi sacrifici dai partigiani, con il determinante contributo degli Alleati e di tutti coloro che, anche senza le armi (come gli internati militari italiani e gli esiliati politici), lottarono contro il totalitarismo razzista di Benito Mussolini e Adolf Hitler “.
Per parecchi decenni, il 25 Aprile e la Costituzione (che ne è il naturale “portato”) sono stati il lievito della vita democratica del nostro Paese. I cittadini, liberamente votando, hanno, in larghissima maggioranza, favorito la formazione di governi che hanno rispettato la libertà.
Non bisogna dimenticare che la libertà è un bene inestimabile che, quando si possiede, però, si finisce con non apprezzarlo e difenderlo nel modo dovuto.
E infatti, da qualche tempo, sono nati non pochi problemi.
Non a caso, Paolo Pombeni osserva: “Oggi viviamo un momento di transizione fra due epoche. Sta cambiando tutto e le persone disorientate tendono a cercare il messia che le salvi. È quello che avvenne con il fascismo, quando l’Italia si affidò a Mussolini”.
A questo punto, ci sovviene una esortazione di Carl Gustav Jung (“Non credere mai completamente a tutto quello che, mentre te lo racconti, crea un fantasma di verità!”) e allora, almeno per un attimo, vogliamo provare a capire cosa significhi “essere Libero”. Scopriamo, quindi, che il termine Libertà trae la sua radice etimologica dal Latino ed equivale alla condizione di fare ciò che piace e che fa star bene.
Se queste sono le premesse, la condizione di individuo libero richiede molta maturità. Questo è alla base di ogni principio democratico, tra l’altro.
Ci tornano in mente due spunti di riflessione
L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino (Charles Bukowski).
L’uomo è nato libero ma, ovunque io volga lo sguardo, lo vedo in catene (Jean Jacques Rousseau).
Cari Lettori, ci viene naturale concludere che, dall’errato rapporto col concetto di libertà, nascano problematiche le quali, dal semplice osservare la vita con occhi meno “sorridenti”, possono sfociare in conflittualità gravi per sé stessi e per gli altri.
Come sostenuto da Albert Einstein (“Dio non gioca a dadi!”), pare che il Padreterno non ami l’azzardo; è ipotizzabile, quindi, che ci abbia trasmesso questa “avvedutezza” caratteriale attraverso il meccanismo della nascita della Vita: (come altre volte abbiamo accennato) sei tipi di quark in gruppi di tre (a formare protoni e neutroni) legati a elastici di gluoni che, afflitti dal bisogno di allontanarsi gli uni dagli altri (perché aventi, tutti, medesima carica positiva) oscillano fra l’illusione di evadere e la delusione di reincontrare i mal sopportati “gemelli”.
Da questa danza (un po’ sadica, se vogliamo e priva di qualunque apparente libertà decisionale), nascono i primi atti della vita attraverso primordiali frequenze elettromagnetiche che, trasmesse agli elettroni (attraverso i loro salti da un orbitale all’altro dell’atomo di appartenenza) creano tutto quello che esiste, in Natura.
Se riconduciamo tutto all’essere umano, ritroviamo una miriade di obblighi, non rispettando i quali, ci si ammala (nel corpo e nello spirito) o non si nasce affatto.
Lo spermatozoo, ad esempio, si sente costretto a risalire (alla stregua di un salmone) delle insidiose “cascate” per morire nell’ovulo e rinascere da Zigote…
Il bambino, in conclusione del periodo gestazionale, passa attraverso il travaglio e si trasforma da “feto a termine” in neonato…
L‘infante aggredisce idealmente la madre con la quale avverte la fusione psicologica, per riscoprirla nella giusta distanza dell’abbraccio…
L’adolescente contesta il Padre per rivederne, da grande, alcuni dei valori fondamentali…
L’adulto si scopre pieno di dubbi che cerca di diluire attraverso il proprio agire, nel quotidiano
A ben guardare, sembra che ogni nostro pensiero cui fa seguito l’azione, sia determinato da un paradosso: una spinta energetica (che dagli antichi Romani abbiamo imparato a chiamare “Aggressività”) che si scontra con i limiti imposti dalle regole della Natura.
Da qui nasce il primo, vero, senso di frustrazione esistenziale: avvertire enormi potenziali (frutto della stessa costituzione atomica della più grande delle Stelle) e poterli sfruttare in maniera proporzionale alle piccole dimensioni dell’Umano.
A questo punto della storia, in base a come si è evoluta (soprattutto negli anni dell’adolescenza) la costruzione della propria Personalità (in termini di “Organizzazione” e “Funzionamento”) avremo delle differenze sostanziali per ciò che riguarda l’energia a disposizione, le motivazioni ad agire, i bisogni da appagare, il rispetto di sé e del prossimo… in sintesi: la necessità di realizzarsi in qualcosa prima che l’energia atomica insita in noi, trasformi il nostro “sole” interiore in una “nana bianca” (Stella morente).
Cammineremo, in buona sostanza, su una fune tesa sull’abisso e senza rete di protezione. In base alla capacità di affrontare la paura di ciò, svilupperemo disturbi della personalità, chiusure depressive, stati d’ansia sempre più ingravescenti o proveremo a darci da fare in base a come qualcuno, col proprio esempio, ci avrà mostrato il cammino.
Per cui, per un periodo transitorio (di durata indefinita) per non avvertire il senso di vuoto o la noia dell’inerzia, vestiremo i panni dei Cavalieri di antico lignaggio e faremo dell’impegno “sine die” il nostro Credo.
Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
(Joseph Rudyard Kipling)
È chiaro che l’obiettivo dovrà portarci ad individuare le nostre aspirazioni ma, questo, verrà raggiunto solo se la vera vocazione sarà quella di conoscere sé stessi. Forse perché, come sosteneva Jung, “il privilegio della vita è diventare chi si è veramente”.
Non è tanto restare vivi quanto restare umani che è importante (George Orwell – 1984)
Riflettiamo su alcuni passaggi letti da un’opera del Poeta Franco Arminio e ci troviamo concordi con lui sul fatto che, mai come adesso, per assaporare una Libertà ritrovata o mai posseduta, ci vorrebbe un periodo dell’attenzione: attenzione a chi cade, al sole che nasce e che muore, ai ragazzi che crescono…
Perché, effettivamente, la vera rivoluzione di questa (auspicata) era di una Pandemia mentale mai conclusa e, semmai, in piena espansione, “consiste nel togliere più che nell’aggiungere, nel rallentare più che nell’accelerare, nel dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza.”
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!
(Joseph Rudyard Kipling)
Forse, allora, la vera Libertà consiste nello scegliere se appiattirsi alle aspettative degli altri o assecondare la spinta prevista dal magma di quell’inconscio che ribolle all’interno dei nostri codici genetici e, quindi, evolvere, correndo il rischio di non poter più condividere le base della nostra solitudine con qualcuno in grado di capirci.
Cari Lettori, vorremmo salutarvi con monologo dal forte impatto emotivo che vi abbiamo già proposto durante il periodo della clausura da Coronavirus e che, con la Pasqua alle spalle, rinforza ancora di più l’importanza della “Parola” e della “Presenza” del Padre contro ogni tipo di “Virus” (infettivo, mentale, etc.)
Noi confidiamo su quello che ci ha consentito milioni di anni di evoluzione proteggendoci dall’estinzione e che abbiamo ritrovato in un bellissimo passaggio di Louis Sepulveda nel suo “Storia della gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” da cui, la bella immagine di copertina:
Sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante… che vola solo chi osa farlo
IL “VIRUS” NON MI AMMAZZERA’

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“Sono uno qualunque… sono sempre stato uno qualunque. Che, però, si è sempre dato da fare tanto e non ha mai chiesto niente. Due cose sono sempre state certe nella mia vita: il lavoro e la morte.
E ne ho fatti un sacco, di lavori! Tutti onesti. Tutti in nero.
Il primo è stato il muratore: lì, pensavo di costruire la mia Dignità!
Poi, il calzolaio: e, lì, l’ho calpestata…
Poi, l’aiutante pizzaiolo: e, allora, l’ho condita con un po’ di insoddisfazione…
E siccome c’ero, ho fatto anche il cameriere; per servirla sul piatto al migliore offerente;
E, infine, ho fatto l’idraulico: per scaricarla, definitivamente, nel ce…ntro commerciale…
E lì che, una volta alla settimana, andavo con la mia famiglia: moglie e figlia. E, mentre loro si andavano a fare la fila dalla mascotte, io ero al supermercato. In fila per i biscotti. Ovviamente quelli in offerta. I biscotti economici…
Questi sono più buoni… ‘a papà!
La pasta economica…
Questa è più buona… ‘ a papà!
La Nutella economica…
Questa è più…
No! Non è vero! Ma la prendo lo stesso: una cioccolata qualunque alla nocciola. Per uno qualunque
Conosco tutti gli sconti a memoria: avrei potuto lavorare anche là dentro che, forse sarebbe stato meglio!
Qualche settimana fa, il mio capo mi ha detto che saremmo andati in quarantena per qualche giorno…
Io ho pensato che, ad occhio e croce, un paio di settimane sarei riuscito a tirare avanti
Poi, le due settimane sono passate… e a me è rimasta solo la croce
Due cose erano certe nella mia vita: il lavoro e la morte
E, adesso, c’è solo la morte. Una morte qualunque. Va bene lo stesso.
Sto per uscire… arriva mia moglie col pacco alimentare… mi sorride… mi vergogno: meritava di più!
Ma sono uno qualunque
Mia figlia prende un pacco di pasta… mi guarda e dice: questa è più buona, papà!
Trattengo a stento le lacrime sforzando un sorriso con gli occhi
No!, Non sono uno qualunque. Sono un papà!
Il suo!
Stringo i denti: il Virus non mi ammazzerà!”
“Forse non sa volare con ali d’uccello ma, ad ascoltarlo, ho sempre pensato che voli con le parole” (Luis Sepulveda)

Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Umanista, Politologo

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”
Un ringraziamento ad Amedeo Occhiuto per l’affettuosa collaborazione
