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Sei stato tre volte campione del mondo, sei il pilota più veloce, cos’altro vuoi fare? Lascia tutto e andiamo a pescare…  (Sid Watkins, Neurologo, delegato alla sicurezza sulle piste di Formula 1)

Ci sono certe cose sulle quali noi non abbiamo controllo… Non posso lasciare, devo andare avanti… (Ayrton Senna da Silva)

Cari Lettori, per poter capire il senso di questo dialogo fra due grandi amici, sabato 30 aprile 1994, sulla pista di Imola, a meno di 24 ore dalla tragica scomparsa di “Magic” Ayrton Senna da Silva, uno dei più grandi piloti di Formula uno, bisogna domandarsi cosa possa mai rappresentare un agone automobilistico, dai tempi di Tazio Nuvolari… Nell’editoriale dedicato all’ultima vittoria della Ferrari in Formula uno, nel 2007,lo abbiamo immaginato come sfida temeraria alle leggi della Fisica ed evoluzione postmoderna delle giostre medievali.

Ciascun pilota ha un limite; il mio, è un poco sopra quello degli altri. (Ayrton Senna)

Sono le 14:17 di un giorno che avrebbe dovuto festeggiare il Lavoro come forma di rispetto e dignità dell’essere umano.  Alla curva del Tamburello dell’autodromo “Enzo e Dino Ferrari” di Imola, il mondo degli sportivi e della gente semplice resta col fiato sospeso.

La Williams di Ayrton Senna impatta violentemente contro le barriere a causa di un cedimento del piantone dello sterzo. Il pilota brasiliano, soccorso prontamente da una perfetta equipe sanitaria che tenta ogni forma di rianimazione, lascia questo mondo alle 18:40, nell’ospedale “Maggiore” di Bologna.

E, paradossalmente, questo “incidente sul lavoro” cancella l’uomo ma crea la Leggenda…

“Muore giovane chi è al ciel caro” scrisse il grande commediografo greco Menandro.

Una espressione molto bella, spesso citata e usata ogni volta che, un giovane, muore nel fiore della sua vitalità.

Quando ciò accade in giovani non noti, il dolore riguarda la famiglia e coloro con cui ebbero frequentazioni. Il loro ricordo finirà quando moriranno tutti coloro che li conobbero.

Diverso è il caso di atleti, cantanti e, in genere, “ragazzi” conosciuti dal grande pubblico.

In tali circostanze “scattano” meccanismi che favoriscono un duraturo ricordo.

Ayrton Senna da Silva nasce (secondogenito della sorella Viviane e fratello del più piccolo Leonardo) a San Paolo del Brasile, il 21 marzo 1960, dall’imprenditore Milton da Silva (brasiliano di madre spagnola) e Neide Johanna Senna brasiliana di origini italiane.

Siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo fare. (Vangelo secondo Luca, Capitolo 17)

Cari Lettori, l’esperienza ci insegna che la vita è più grande di noi (e anche delle nostre ambizioni) e, allora, nell’attesa di passeggiare sul “ponte dell’arcobaleno” cerchiamo di capire che senso dare a ognuno di quei giri di giostra che rappresentano i giorni a nostra disposizione.

Forse per le sue origini italiane (i nonni materni a partire da Luigi Sena erano emigrati dalla Sicilia, dalla Campania e dalla Toscana) “Magic” Ayrton manteneva in sé una caratteristica tipica del bambino: il “pensiero magico” attraverso cui si immagina di possedere la capacità di modificare l’andamento della realtà, anche attraverso intercessioni “divine”.

Di Senna, ricordo la gentilezza e la sua semplicità che sembrava quasi timidezza, in netto contrasto con il Senna pilota, un combattente sempre determinato ad ottenere il massimo (Luca Cordero di Montezemolo)

Cari Lettori, sulla nostra pelle abbiamo imparato che non dobbiamo mai dire di amare qualcuno se non abbiamo mai visto la sua rabbia, le sue cattive abitudini, le sue assurde convinzioni e le sue contraddizioni.

Perché, se ci riflettiamo bene, è facile apprezzare la bellezza di un tramonto o il calore della gioia. Molto più difficile è, invece, accettare con lo stesso spirito, il rovescio della medaglia.

Ma torniamo alla risposta di Ayrton Senna con cui abbiamo iniziato questo Editoriale:

Ci sono certe cose sulle quali noi non abbiamo controllo… Non posso lasciare, devo andare avanti…

Ayrton Senna era schivo e tendenzialmente incline ad una certa mestizia. Ma era un uomo che non nascondeva le proprie emozioni.

In fondo, come il bambino che sa di essere amato proprio per quello che è, nella sua interezza.

Purtroppo per lui, prima di percepire la consapevolezza di essere divenuto un “adulto” autonomo dai giudizi degli altri, sul suo collo è piombato il fiato di un certo “Michael Schumacher”, quello che ha vinto quasi più di tutti, quello che ha reso la Ferrari la più forte di tutti i tempi. Anche lui non sorrideva mai. Però per motivi diversi. Lui, le emozioni le bloccava sul nascere. Ayrton, no. Le viveva a pieno.

Lo scontro con questo giovane affamato che, probabilmente, si avvaleva di tecnologie non ammesse nel Circus della Formula Uno (come il controllo elettronico della trazione e le sospensioni “intelligenti”), ha generato quello che la psicoanalisi chiama “ferita narcisistica”: una sorta di violenta detronizzazione che aiuta a “crescere” ma che diventa insopportabile per chi “sente” la responsabilità di rappresentare un modello di riferimento.

Ayrton Senna da Silva con molta probabilità (secondo la cruda realtà) rappresentava il prototipo di un giovane con un non risolto conflitto Edipico (il padre lo avrebbe preferito alla guida delle aziende di famiglia), vittima di uno stile di attaccamento insicuro ambivalente, con un meccanismo di separazione – individuazione dalla figura materna non adeguatamente “compiuto” (da, qui, malinconia e sofferenza) e con un profondo disagio psicologico per l’agiatezza della sua famiglia.

Questa persona ha bisogno di passare attraverso una sofferenza per arrivare a un godimento. (Nuno Cobra fisioterapista personale di Ayrton Senna)

Ma, allora, perché è rimasto scolpito nei nostri cuori?

Quando, a trentaquattro anni, è venuto a mancare, la sua figura è diventata mitica e, come accade in questi casi, il tempo “lavora” a suo favore e ingigantisce il ricordo.

Ayrton Senna ha guadagnato moltissimo durante una carriera costellata da tante significative vittorie (con, tra l’altro, tre mondiali vinti) e, pur non privandosi dei meritati “Benefits” ha sentito il bisogno di vivere l’altruismo in maniera tangibile, attraverso ingenti donazioni a favore, soprattutto, dei tanti bambini poveri del suo “amato” Brasile, attraverso la Fondazione da lui creata e guidata, successivamente, dalla sorella Viviane.

I ricchi non possono vivere su un’isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare, a tutti, una possibilità. (Ayrton Senna)

L’altruismo, di base, è un “nobile” meccanismo psicologico grazie al quale, attraverso l’aiuto verso chi ha bisogno, si placa la sofferenza (e il senso di impotenza) dei ricordi di quando si aveva bisogno e nessuno è arrivato a portarci aiuto.

Tenuto conto dell’assenza di difficoltà economiche durante le fasi iniziali della sua vita, non è da escludere che, lui, abbia simbolicamente proiettato la propria paura (e il senso di impotenza) per un ambiente familiare un po’ troppo opprimente, sui tanti disperati sparsi per il mondo che, a loro, volta, hanno visto in lui un uomo carico di (effettiva) bontà

Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario anche se, nel sogno, va intravista la realtà (Ayrton Senna)

La poetica del fanciullino

Cari Lettori, le nostre reminiscenze scolastiche ci riportano a Giovanni Pascoli e a quel suo “fanciullino” coincidente con lo spirito dell’infanzia e la voce del nostro “Io” interiore, che gioca e si meraviglia di ogni esperienza.

Per come ognuno sperimenta, attraverso il percorso di crescita ci si discosta dal sentire del fanciullino.

Eppure, continuiamo a sentire sempre la sua voce come un campanello.

Per chi suona la campana?

Ogni essere Umano può tornare a riscoprire la sensibilità di un tempo: attraverso una adeguata introspezione e la capacità emotiva, tutti hanno l’opportunità di ascoltare e comprendere la “poesia” della Vita.

In questo modo, possiamo ritornare ad essere come l’Adamo descritto nella Genesi (2, 19–20) a cui, Dio lascia la facoltà di dare un nome a tutte le opere della creazione.

Questo, spiega il valore della poesia che, in quanto tale, sublima l’impossibilità di trasmettere l’Amore: non scopre nulla di nuovo, ma rivela ciò che è nascosto.

Ecco la chiave del Mistero

L’eterno fanciullo incarnato dal sofferente ma “buono” Ayrton Senna ricorda, a ciascuno di noi, che si può e si deve fare di più e meglio.

30 Aprile 1994 – Circuito Enzo e Dino Ferrari

Senna conquista la sua terza pole consecutiva in una giornata estremamente drammatica per la morte del collega Ratzenberger deceduto a seguito di un drammatico incidente, il primo mortale di quel funesto fine settimana caratterizzato da diversi problemi in pista. Il giorno precedente, infatti, aveva rischiato la vita anche Rubens Barrichello.

Primo maggio 1994 – ore 14.00

Senna è molto sofferente sul piano emotivo; avrebbe voluto che, per via dei gravi incidenti occorsi nelle prove dei due giorni precedenti, la gara venisse annullata. A incupirlo ulteriormente, la sera prima, il fratello  Leonardo che arriva dal Brasile per avvisarlo di un presunto tradimento da parte della sua fidanzata Adriane. Nonostante tutto, “Magic” parte subito in testa allo spegnimento del semaforo ma, un grave incidente nelle retrovie (con feriti sugli spalti) obbliga l’ingresso della safety car che resta in pista fino al quinto giro. Al settimo giro Senna, velocissimo, seguito come un ombra da  Michael Schumacher, arriva alla curva del Tamburello, un velocissimo curvone a sinistra che i piloti affrontano a gas spalancato ad oltre 300 km/h…

Primo maggio 1994 – ore 14.17

All’improvviso, la sua Williams, invece di continuare a seguire il raggio di curva che lui ha impostato, cambia traiettoria andando ad impattare violentemente le barriere.
Dalla telemetria (una sorta di “scatola nera”) ricostruita dal giornalista Alberto Sabatini si capisce che, Ayrton, a oltre 306 km/h, si accorge che lo sterzo non risponde più e tenta in tutti i modi di fermare la vettura. Circa 30 centesimi dopo il cedimento, c’è la prima reazione del pilota brasiliano che passa dal 100% di gas aperto a circa il 50% e, nei successivi 2 decimi, frena con tutte le sue forze, per diminuire quella che sarà poi la velocità finale di impatto con le barriere (poco più di 200 km/h).

Non saprete mai come si sente un pilota quando vince. Quel casco nasconde sentimenti incomprensibili. (Ayrton Senna)

Ironia della sorte, la struttura metallica della sospensione destra, sganciata dall’enorme energia cinetica sviluppatasi dall’impatto, si trasforma in micidiale lama che trapassa proprio “quel” casco, sfregiando irreparabilmente, il suo cervello. Sede, anche, di ogni piccolo scostamento del cuore.

Cari Lettori, a noi piace immaginarlo mentre, in quei decimi di secondo, rivede i passaggi fondamentali della sua vita, per capire quanto sia stato in grado di lasciare un segno tangibile di bontà per costruire una scala verso le stelle, salirne ogni gradino e restare, nella mente di tutti, un fanciullo. Per sempre.

E ci piace immaginarlo, a pochi millesimi dall’impatto, rivolgerci il suo dolce e malinconico sguardo, come a dirci: “Adesso vado. Perché, il mio Dio, mi aspetta. Da un pezzo”.

Ayrton

“Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota.

E corro veloce per la mia strada, anche se non è più la stessa strada, anche se non è più la stessa cosa; anche se qui non ci sono piloti, anche se qui non ci sono bandiere, anche se qui non ci sono sigarette e birra che pagano per continuare… per continuare, poi, che cosa?

 E, come uomo, io ci ho messo degli anni a capire che la colpa era anche mia, che era tutto finto… e che un vincitore vale quanto un vinto!

Ho capito che la gente amava me e che potevo fare qualcosa. Dovevo cambiare qualche cosa.

E ho deciso, una notte di maggio, in una terra di sognatori, ho deciso che toccava forse a me.

E ho capito che Dio mi aveva dato il potere di far tornare indietro il mondo, rimbalzando nella curva insieme a me. Mi ha detto… chiudi gli occhi e riposa! E io ho chiuso gli occhi…”

You can Fly very High

In un dato giorno, o in una data circostanza, pensi di avere un limite. Cerchi di raggiungerlo, lo tocchi e pensi. “OK, questo è il limite”. Però, subito dopo, qualcosa accade e, in qualche modo, riesci ad andare un po’ più in là. Con la tua forza mentale, la tua determinazione, il tuo istinto e, anche, la tua esperienza…. puoi volare molto in alto! (Ayrton Senna Da Silva)

Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Letterato, Umanista, Politologo

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”

Un ringraziamento ad Amedeo Occhiuto per l’affettuosa disponbilità

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