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Un pesce fuor d’acqua! Come ci si può sentire senza aria da respiro, senza luce per vedere, senza sogni da inventare.

Mi ritrovo all’improvviso proiettata nella realtà, come se tutto quello che ho vissuto fosse stato solo una parentesi nelle pieghe della vita, a ricordare che bisogna sempre stare all’erta. Pur vivendo del momento.

La luce abbonda distogliendo l’attenzione, accarezzando gli oggetti ed i visi della gente. Qualcuno teso ad ascoltare, qualcuno solo a curiosare, a portarsi in giro senza remore nel lasciarsi intravedere.

Sorpresa da me stessa. I malesseri virtuali mi abbandonano quest’oggi, mi lasciano libera di godere ad osservare. Si, più che ad ascoltare!

Le onde si propagano assumendo una forma tangibile e reale; mi ritrovo all’interno di un sorriso trattenuto. Ormai la mia strada è già imboccata, difficile tornare indietro e provare a modificare il percorso. Si può solo avanzare raccogliendo il nuovo che in se sempre porta la paura dell’ignoto.

Non è in grado di donare. Tutto preso a “preservarsi”. Poco gli resterà nelle mani alla fine della corsa, non vivrà e inaridirà.

Alcune cose terrorizzano, si investono di paura e impediscono il fluire naturale dei sentimenti.

Le passioni. Espressione massima concreta, filo conduttore teso fra i segreti dell’anima e il mondo esterno. Il contatto unisce e mantiene due diverse entità. L’una fatta di materia e struttura finemente organizzata, non rigida ma flessibile e adattabile alle necessità del momento; l’altra la si può solo immaginare con i sensi. Tutti insieme viene meglio.

Mi fermo ad aspettare. Sbircio attraverso una fessura stretta che non voglio allargare. Consente di infilarmi senza disturbare, a provare ad inviare il mio pensiero.

Non si vede ma c’è!

Si, ha preso origine tempo fa, quando i pomeriggi dell’estate erano avventure sempre nuove e da scoprire. Quando inventare un giro intorno al sole consentiva di ricevere il raggio suo più bello, dritto e senza impedimenti a riscaldare e ad incoraggiare.

È strano, eppure ha preso origine da lì.

Mi confondo. Non riesco a vedere bene oltre, cosa c’è dietro una mano che all’improvviso viene tesa ed immediatamente ritratta ad allontanare.

Provo a cercare la differenza fra “attendere” e “aspettare” e mi sembra sia infinita. Basta un cenno, solo uno e le cose assumeranno una maniera diversa più vivibile e reale.

Si fa strada il desiderio di provare a respirare fino in fondo. Un istante di nostalgia strugge, costringendomi a socchiudere le palpebre. Un dolore che non fa male su me stessa, trasportato dalla voce del passato, impressa e tracciata come una musica che si incide dentro l’animo.

Ascolto le parole. A me pervengono componendo un’armonia che insieme scrive una musica diversa, si incastra bene nel contesto dell’ambiente. Intonata alla luce calda che illumina quest’oggi il mio “sentire”.

I visi appaiono non più tesi, ma distesi. Si incontrano gli sguardi senza alcun tentativo di inibire, di frenare il piacere che si prova, solo ad essere.

Parte una scintilla carica, piena di energia da trasmettere senza aspettare in cambio nulla.

Una voce da lontano. Arriva indisturbata e indifferente, attraversa le barriere del consueto e cade senza fare alcun rumore.

È incredibile come il collegamento sia diretto ed immediato, a scatenare una serie di reazioni che determineranno uno stile di vita un po’ diverso. Un po’ fuori dal “normale”.

Fernanda (27 Marzo 2010)

“…Meraviglioso, ma come non ti accorgi, di quanto il mondo sia, meraviglioso. Meraviglioso, perfino il tuo dolore potrà guarire poi meraviglioso. Ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto: ti hanno inventato il mare eh! Tu dici non ho niente. Ti sembra niente il sole! La vita, l’amore…”

(Meraviglioso, Domenico Modugno)

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