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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, fa vivere meglio.

In questa diciannovesima puntata, ci occuperemo del terzo dei meccanismi di difesa definiti di “Diniego”: “La Razionalizzazione”

Come precisato nelle altre puntate, questo lavoro riguardante i Meccanismi di difesa, si basa su una delle scale di valutazione più rigorose e affidabili (il cui acronimo è “DMRS “):  quella di John Christopher Perry, ripresa e approfondita dal prof. Vittorio Lingiardi, nelle sue pubblicazioni specifiche

“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.” (Luigi Pirandello)

La riflessione di Luigi Pirandello, ci riporta a quel principio etimologico che intende, con il termine “Maschera”, il concetto di “Personalità” e che ci introduce nell’argomento di quest’oggi, contenuto, se vogliamo, fra l’ipocrisia e la menzogna, come mezzo di difesa.

Definizione

Meccanismo di difesa attraverso cui proviamo ad affrontare i conflitti emotivi e le fonti interne o esterne di stress, a seguito di comportamenti propri o di altri, “inventando” spiegazioni rassicuranti (utili soprattutto a noi) ma non veritiere.

Funzione

Fornire una ragione “fittizia”, ma plausibile (accettabile e convincente), per una data azione o per determinato stato emotivo frustrante, anche se una motivazione difficile da ammettere (che poi è la più autentica), risulta evidente a un osservatore esterno.

Un esempio calzante è rappresentato dalla famosa favola dello scrittore dell’antica Grecia, Esopo: “la volpe e l’uva” (considerata una forma esemplare di razionalizzazione in Psicologia generale e di dissonanza cognitiva in Psicologia sociale)

“Una volpe affamata, vedendo dei grappoli d’uva che pendevano da una vite, cercò di afferrarli ma non ne fu in grado. Allontanandosi, mesta, a certo un certo punto disse, fra sé: Sono acerbi. Non li gradisco”.

Potremmo senz’altro trovarci d’accordo con quello che conclude Esopo: “Lo stesso discorso della volpe, vale anche per alcuni tra gli uomini i quali, quando per incapacità non riescono a superare le difficoltà, accusano le circostanze”

Di solito, chi mette in atto il meccanismo della razionalizzazione, è inconsapevole o minimamente consapevole della vera motivazione sottostante: percepisce (credendola, in fondo, vera) soltanto la motivazione fittizia che, in fondo, appare la più accettabile.

Si tende, di fatto, a proteggere la propria, instabile, autostima

Un altro esempio, può essere quello dello studente che viene bocciato ad un esame per quale non era preparato in maniera adeguata. Se la considerazione che ha di sé, non è improntata a criteri di realtà e risente del giudizio degli altri, allora non gli resterà che raccontare ad amici e colleghi e a sé stesso (tentando disperatamente di crederci), che il grado di difficoltà era talmente elevato che, nessuno, sarebbe stato in grado di superare la prova

Diagnosi differenziale

Menzogna

La menzogna è cugina della razionalizzazione difensiva e può essere difficile distinguere l’una dall’altra.  Possiamo ipotizzare che esista un continuum tra le loro.

Però, mentre mentire è un’azione, di solito, interamente consapevole (tranne che nella bugia patologica, o mitomania, nella quale si va a perdere il confine fra realtà fantasia), nella razionalizzazione si è (anche se temporaneamente) inconsapevoli del motivo reale dissimulato e del conflitto che c’è alla base.

La menzogna si usa, di solito, per imbrogliare gli altri. La razionalizzazione, invece, per mentire a sé stessi.

Intellettualizzazione.

Non distorce i fatti o le motivazioni di un’esperienza, ma li riconduce a una dimensione astratta e li priva della loro componente affettiva.

Esempi tipici li troviamo in molta cinematografia di Hollywood come, ad esempio,  nella situazione in cui un’astronave stia andando ad impattare contro un asteroide e,  il capitano, rivolto all’equipaggio, esclama, con estrema freddezza: “Signori, ci resta meno di un minuto da vivere”.

In concreto, l’intellettualizzazione si manifesta ogni volta che si mostra, per usare un termine comune, molto sangue freddo davanti anche ad esempi drammatici.

Volendo sintetizzare le differenze, potremmo concludere che, l’intellettualizzazione diminuisce la capacità dell’ascoltatore di empatizzare con l’esperienza del soggetto, mentre, la razionalizzazione, nasconde all’ascoltatore l’esperienza reale.

Proiezione.

Come abbiamo già visto nella puntata a lei dedicata, la Proiezione permette di allontanare dalla propria coscienza, la consapevolezza dei propri stati d’animo, attribuendoli agli altri che si finisce, spesso, per attaccare.

Se vogliamo, mentre la Proiezione attribuisce, scorrettamente, i propri stati d’animo agli altri (che diventano uno schermo su cui riversare le proprie emozioni sgradevoli), la razionalizzazione si occupa soltanto di fornire ragioni plausibili, ma inesatte, per disconoscere quelle autentiche.

In conclusione di questa puntata, potrei dire che, probabilmente, il miglior modo di affrontare gli eventi senza la necessità di distorcere la realtà, ce lo può fornire una risposta che lo Psichiatra Franco Basaglia, diede alla seguente domanda: “Che cosa farebbe se un black-out capitasse improvvisamente a casa sua?” Egli rispose: “Accetterei il buio e organizzerei la situazione. Mi metterei, cioè, a fare insieme con altri un’attività giusta per il buio”.


Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale parleremo del quarto e ultimo dei meccanismi di difesa definiti “di diniego”: “La Fantasia schizoide”

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

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